Capitol Hill, a bocce ferme. “È il populismo, bellezza!” “E’ il populismo, bellezza!”. Così Humprey Bogart avrebbe risposto a chi gli avesse chiesto una spiegazione meno superficiale degli accadimenti di Washington. Rispetto a quegli accadimenti – rivolta, insurrezione, manifestazione folkloristica di disprezzo per il ‘tempio della democrazia’ – quel che emerge è infatti la relativa irrilevanza della figura di Donald Trump.
L’ormai ex-presidente degli Stati Uniti non può essere considerato la vera causa dell’assalto, di cui è stato solo un pretesto.
Occasione preziosa per una vera e propria dichiarazione di guerra. Da parte di chi si afferma ‘popolo’ nei confronti di un establishment , una élite che da tempo e in quasi ogni parte del mondo si trova oggi sotto scacco. Irritata, inebetita, innervosita, comunque incapace di capire. Disposta a forme insidiose di demokratura o post-democrazia.
Di quella folla, o mob, o marmaglia, che aggrediva e occupava il Campidoglio, Capitol Hill, facevano parte gruppi e soggetti di ogni tipo. Non necessariamente legati a Trump e ai suoi deliri di già ex. Chiuso ormai nell’angolo, abbandonato dal partito e dai suoi più stretti collaboratori.
Lo si è capito assistendo – inorriditi e affascinati allo stesso tempo – a quello che si denunciava come un film grottesco. Replica post-moderna, ma dal ’vero’ e in diretta, del vecchio ‘Hellzapoppin’, il film divenuto pietra miliare del cinema nonsense. Destinato a produrre infinite repliche, dai Monty Phyton al nostro ‘Alto Gradimento’, di Arbore e Boncompagni.
Lo sciamano cornuto a Capitol Hill
Lo ha dimostrato il susseguirsi di scene assurde e travestimenti improbabili a Capitol Hill. Lo sciamano cornuto e avvolto nella pelle di bufalo. Batman col mantello nero. La controfigura barbuta del Che. I travestiti da miliziani. I selfie con i poliziotti.
Così come il rovesciamento delle situazioni, con gli ‘invasori’ che si trasformano in insoliti visitatori del Palazzo che danno la caccia a istituzionali souvenir…
“È’roba da matti…in quindici anni che proietto film, uno come questo non mi era mai capitato…Questo è un film pazzo, è Hellzapoppin…” , esclama un personaggio del film.
Lo stesso si potrebbe dire dell’assalto a Capitol Hill. Popolo di comparse, di underdog, noi diremmo ‘sfigati’, improvvisamente elettisi a protagonisti. Non si vuole ridurre a grottesca buffonata l’invasione del Campidoglio: al contrario.
Non si è trattato solo di una folle pagliacciata imbastita in favore di un presidente che si vede scivolare di mano il potere. E grida a improbabile brogli elettorali. Con o senza Trump, il populismo più becero ha lanciato il suo grido di battaglia. E’ il populismo in azione.
Quello che si manifesta quasi in ogni parte del globo e contrappone ‘il popolo’ all’élite. Il primo come una forza intrinsecamente e moralmente buona’ e giusta. La seconda come corrotta, arrogante, autoreferenziale. Della folla che si arrampicava su per i contrafforti del Campidoglio. Blandamente ostacolata dagli agenti della sicurezza, più simili a difensori impegnati in una partita di football. Facevano parte i gruppi e i soggetti più disparati , tra loro diversi se non addirittura opposti.
Come nel film Hellzapopping
Chi sedeva trionfante sullo scranno del Presidente del Senato o stendeva le gambe sulla scrivania di Nancy Pelosi, non eseguiva un ordine più o meno esplicitamente impartito da Trump ai suoi amati ‘patrioti’. Si trattasse dei terrapiattisti di Quanon. Di chi crede a un complotto mondiale di pedofili. Dei ‘suprematisti bianchi’ o addirittura delle frange più estreme dei sostenitoridella sciagurata cancel culture. La loro è stata la manifestazione estrema, grottesca, a volte paradossalmente festosa. Di una insofferenza trasversale covata da lungo tempo da sempre più larghe fasce di diseredati. Orfani dell’American dream.
Questa insofferenza si manifesta ora, in forme sempre più violente e intimidatrici , non solo nei confronti delle istituzioni più solenni. Ma anche nei confronti della cultura elitaria di cui quelle istituzioni sono sentite come l’espressione.
Più che un nemico da combattere frontalmente, il nuovo populismo è un ordigno esplosivo. Che va disinnescato con cura e intelligenza, specie con riferimento ai diritti fondamentali che rischiano di esserne travolti. Da destra come da sinistra. A cominciare dalla libertà di esprimere il proprio pensiero, le cui difesa non può estendersi all’incitamento all’odio e all’organizzazione della violenza.