Csm, Corte Costituzionale: Parlamento illegittimo si auto blinda

di Michele Marchesiello
Pubblicato il 16 Settembre 2014 - 15:50 OLTRE 6 MESI FA
I giudici della Corte Costituzionale (LaPresse)

I giudici della Corte Costituzionale (LaPresse)

ROMA – Era solo il dicembre dello scorso anno, ma sembra trascorso un secolo da quando la Corte Costituzionale azzerava il porcellum e decretava – implicitamente – l’illegittimità del Parlamento eletto in base a una legge incostituzionale.

Eppure oggi, a soli nove mesi da quella sentenza, non solo non è nata la nuova creatura elettorale, ma è proprio quel Parlamento, illegittimamente eletto e ampiamente screditato dagli interventi della magistratura ordinaria, che si accinge a varare la cosiddetta ‘riforma’ costituzionale e a votare ( non senza difficoltà, a quanto pare ) una nuova e addomesticata composizione sia del CSM che di quella stessa Corte che ne aveva sancito l’incostituzionalità.

Lunga vita al porcellum, dunque, anche nell’eventuale sua nuova e più furbesca versione ‘italica’.

Paradossalmente, sembra che la politica si sia accorta finalmente del valore decisivo della giurisdizione: di quella ordinaria ( di qua l’interesse spasmodico per la formazione del nuovo CSM, a partire dalla designazione in pectore alla vice- presidenza, di fatto presidenza dell’organismo di autogoverno, di un membro dell’esecutivo ) come, e soprattutto, di quella costituzionale.

Purtroppo , deve constatarsi che questa inedita consapevolezza si traduce nella scelta – da parte di una politica sempre più famelica – di impossessarsi anche di quel ‘terzo potere’ a lungo ritenuto il ramo meno importante nella tripartizione classica ‘esecutivo-legislativo-giudiziario’.

Con la cosiddetta riforma del Senato – in assenza di una nuova legge elettorale rispettosa della decisione della Consulta e soprattutto delle scelte degli elettori – si vuole trasformare il Parlamento in una mera, rumorosa ma inane, cassa di risonanza dei programmi dell’esecutivo.

Con la nuova e addomesticata composizione della Corte Costituzionale si pone riparo al rischio di nuove, imbarazzanti, pronunzie di illegittimità.

Con una egualmente addomesticata composizione del CSM, associata a una serie dimisure tanto fallaci quanto intimidatorie nei confronti della magistratura ordinaria, ci si assicura infine il controllo di un corpo dello Stato rivelatosi troppo indipendente , restituendolo a quel modello burocratico-funzionariale di cui i Padri Costituenti avevano sperato di decretare la fine.

Che non vi sia una intenzione precisa o un disegno dietro a questo ‘fascio’ di misure non serve a rassicurarci. Allo Stato dei diritti, della legalità, delle garanzie, sembra succedere un non-Stato delle promesse, della comunicazione ‘spot’, dell’affettuosa intimidazione.