Obama e gli 007 con licenza di uccidere. Le sentenze di morte di un premio Nobel

di Michele Marchesiello
Pubblicato il 31 Maggio 2012 - 10:16 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Si apprende, con non poco stupore, che agli occhi degli americani si può diventare terroristi ‘per contatto’. Il solo abitare vicino al rifugio di un terrorista (o supposto tale) espone ad essere raggiunti da un missile ‘intelligente’ lanciato da un drone . Qualsiasi maschio in età da servizio militare che si trovi nei pressi di un nemico dell’America è considerato automaticamente un combattente ostile. Sino a prova contraria, naturalmente: peccato che la prova contraria si potrà avere solo quando si farà parte del numero delle ‘vittime collaterali’.

La cosa curiosa è che questa nuova e inedita dimensione dello jus belli viene avallata – ogni martedì, il ‘terror Tuesday’ – da un premio Nobel per la pace: il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Ogni martedì che Dio manda in terra, infatti, Obama in persona controlla puntigliosamente , con i suoi consiglieri , la cosiddetta ‘kill list’: la lista dei terroristi da eliminare senza processo e dovunque si trovino, quasi sempre convalidandola senza alcuna obiezione.

Ancora più curioso è che a questo ignobile rito siano state date due giustificazioni: una etica e una giuridica.

Dal punto di vista etico, si legge su ‘Newsweek’ che ha dato la notizia, è stato Obama stesso che ha voluto assumere in prima persona la responsabilità di questa condanna a morte generalizzata. “Il presidente – si legge – non vuole lasciare ai suoi collaboratori la più grave delle scelte”. Come a dire che lo stesso Obama potrà essere trascinato – in un improbabile futuro– davanti a una corte internazionale chiamata a giudicare i responsabili di gravi crimini di guerra e contro l’umanità.

Dal punto di vista giuridico, poi, si vuole inaugurare una nuova concezione del’bellum justum’, della guerra giusta, che coinvolge civili innocenti, fondandola proprio sulla formazione giuridica del presidente e sulle sue letture di Sant’Agostino , San Tommaso e altri non meglio identificati ‘filosofi cristiani’ che giustificherebbero l’assassinio di vittime innocenti sacrificate sull’altare di una sempre più insensata guerra al terrorismo jihadista. Obama , inedito giurista cristiano, senbra costruire la nuova concezione della guerra ‘giusta’ modellandola sul rispetto ( relativo ) delle leggi e degli interessi strategici degli Stati Uniti. In base a questa concezione imperiale, non è morale né legale uccidere senza processo e torturare sul territorio degli Stati Uniti, mentre è lecito e morale farlo ( vedi le ‘extraordinary renditions’ che hanno interessato anche il nostro paese ) in ogni altra parte del mondo.

Sia Sant’Agostino che San Tommaso si rivolterebbero nella tomba se sapessero quale uso viene fatto della loro dottrina sulla guerra giusta, dottrina davvero cristiana, che non può mai prescindere dal rispetto della persona umana , in quanto voluta da Dio a propria immagine e somiglianza.

Non si tratta ormai di stabilire se la guerra al terrorismo sia una guerra giusta e se lo siano i mezzi che nel suo corso vengono usati. In gioco è ormai un principio che nell’occidente cristiano è sempre stato considerato inviolabile ( anche da parte di quanti lo violavano di fatto ) : quello del rispetto della persona umana, della sua dignità e dei suoi diritti alla vita, alla sicurezza, alla libertà personale.

Assuefatto ormai alle più clamorose violazioni dei diritti umani, il mondo civile non può però abituarsi al fatto che queste violazioni si traducano in macabra routine ammantata, per di più, da giustificazioni etiche e giuridiche.