Mimmo Lucano, 13 anni e due mesi di condanna sembrano e sono davvero tanti. Lui, l’ex sindaco di Riace, si aspettava addirittura l’assoluzione. Come è possibile questo non divario, questo baratro tra la sentenza dei giudici e il sentire dell’imputato? Cosa c’è in mezzo tra quello zero colpa che era (ed è) nella testa del condannato e la pesantissima condanna emessa a regola di Codice? C’è da una parte l’idea che prendere in ogni modo, anche irregolari, soldi pubblici per poi farne aiuto ai migranti sia causa talmente buona e giusta da esentare chi lo fa dal rispetto di ogni norma di legge. E c’è dall’altra parte la legge appunto, quella che dice che truffare lo Stato pro migranti sempre truffa è.
Truffa aggravata allo Stato
Anche e soprattutto per questo reato Mimmo Lucano è stato condannato. In nome dell’accoglienza e per dare gambe e braccia all’accoglienza Mimmo Lucano convogliava verso la sua amministrazione fondi pubblici ricorrendo ad ogni espediente e trucco amministrativo-burocratico-contabile. E dirottava sulle spese per accoglienza fondi ad altro destinati. Accoglienza intesa in senso molto ampio, in sostanza Mimmo Lucano finanziava, pagava con i soldi dello Stato italiano e della Ue la sua idea e concezione dell’accoglienza: case da ristrutturare e da fare abitare dai migranti, laboratori da allestire e attività lavorative per i migranti da implementare e sostenere, anche cultura e concerti per i nuovi abitanti.
Mimmo Lucano agiva come fosse lui lo Stato, lui la Ue, lui la legge e come fossero suoi i soldi dello Stato e della Ue e dei contribuenti. Non intascava, non vi è traccia di questo. Non intascava per sé. Ma spendeva e disponeva come fossero soldi suoi, non di rado arrangiando carte per spillare quattrini allo Stato. Mimmo Lucano convinto e sicuro che rubare allo Stato per i migranti non fosse rubare, la legge che invece dice che, migranti o no, arraffare denaro pubblico e disporne fuori e contro la legge sempre rubare è.