ROMA – Lo “strano” governo è diventato da qualche settimana un governo normale e constatarlo non è un complimento. “Strano” si era autodefinito il governo e infatti era “strano” un governo che decideva e faceva ascoltando partiti, forze sociali, gruppi parlamentari ma senza farsi guidare, frenare o addirittura fermare. Era strano il governo, fino a qualche settimana fa, ma da qualche settimana appunto il governo “non lo fa più strano”. Ora si fa guidare, frenare, deviare, perfino parcheggiare e fermare.
La metamorfosi da governo strano a governo normale è cominciata sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Mario Monti aveva detto “Questione chiusa” ed era stata chiusa senza il reintegro al posto di lavoro del licenziato per motivi economici. Pier Luigi Bersani ha fatto riaprire a Monti la questione “chiusa”, il reintegro è tornato come ipotesi di soluzione di una controversia giudiziaria tra datore di lavoro e lavoratore. Ipotesi “remota”, dice bene Monti: non succederà quasi mai, azienda e licenziato si metteranno d’accordo per una indennità economica, il giudice deve dichiarare “insussistente” la ragione del licenziamento economico, bisogna superare la “conciliazione”, insomma puntare al reintegro alla fine non converrà neanche al licenziato. E in effetti è vero, non succederà quasi mai. Ma può succedere e soprattutto è successo che un segretario di partito abbia avuto la forza di far cambiare il testo originario di un legge scritta dal governo “strano”, proprio come fosse un normale governo normalmente governato e comandato dai partiti.
E’ successo una volta ed è bastato: se ci è riuscito Bersani per il Pd perché non può e non deve riuscirci Angelino Alfano per il Pdl? E infatti Alfano vuole che la mano di Monti riscriva per la Fornero gli articoli della legge che impongono alle aziende di usare meno il lavoro precario o di pagarlo di più. Se Bersani ha potuto portare al suo popolo e alla sua gente il trofeo del reintegro, perché Alfano non può e non deve recare al suo popolo e alla sua gente il trofeo di partite Iva che si possono far lavorare praticamente in esclusiva in azienda senza dover rischiare di doverle assumere? Ora non è che con un reintegro ipotetico e remoto le aziende siano condannate a non assumere più come finge di non sapere Emma Marcegaglia e per lei la Confindustria. E non è certo rendendo più difficile mascherare finte partite Iva che si abbatte il precariato. Non sono i singoli provvedimenti e aggiustamenti il cuore della questione. La questione è che tutti hanno annusato e capito che il governo da strano sta diventando normale.
Normale come è più o meno sempre accaduto che i partiti della coalizione di governo smontino e rimontino le leggi dopo averle annunciate e sottoscritte. Normale è che tra il dire e il fare ci sia abisso. Normale è che l’Imu, la bazzecola di undici miliardi di introiti, venga prima varata come elemento essenziale del “Salva Italia” e poi ridotta nelle intenzioni del Pdl ad “una tantum” solo per il 2012 e pure a rate. Normale è che si chieda che l’Imu non valga per gli agricoltori, oppure per chi ha un disabile in famiglia. Normale che i sindacati vogliano la maxi eccezione alla riforma delle pensioni per tutti gli “esodati” comunque esodati: mezzo milione di persone che dovrebbero andare in pensione con le vecchie regole. Un’eccezione da mezzo milione di persone non è eccezione, è regola. Normale è che la riforma del mercato del lavoro venga “lottizzata”: un emendamento a te, uno a me. Normale che il paese tutto si stia accorgendo che lo strano governo sta diventando normale.
Tanto più che ad ogni passo il governo si normalizza sempre più: il ministro Piero Giarda ha spiegato in apposita intervista a La Stampa che la spesa pubblica può essere tagliata poco o nulla. Normale, tutti i normali governi hanno scoperto che a toccare quegli 800 miliardi l’anno, più della metà del Pil, si sbatte contro un muro. Non vogliono toccare quegli 800 miliardi i partiti, i partiti non vogliono perché non vogliono gli interessi costituiti intorno a quella spesa. Non vogliono i partiti, non vuole la gente e quindi chi tocca quegli 800 miliardi tocca niente meno che il welfare italiano o ancora di più il modo di vivere italiano in collettività. Normale che i governi normali di fronte al taglio di spesa si fermino. Normale che alimentino la spesa con una pressione fiscale quasi senza pari al mondo. Normale che non si possano abbassare le tasse senza fare bancarotta perché quegli 800 miliardi vanno comunque distribuiti al paese. Normale in Italia che un servizio pubblico debba essere fornito in regime di monopolio inefficiente e costoso da una struttura pubblica. Normale che un governo normale possa mettere solo pezze fiscali ai buchi di spesa.
Ma se è normale che resti un po’ troppo di articolo 18 e che restino un po’ troppe finte partite Iva, se è normale che la spesa pubblica resta quella che è e che le tasse sono intoccabili e crescenti per natura, se è normale che la mano di partiti e delle forze sociali riscrive le leggi del governo su liberalizzazioni, mercato del lavoro e forse anche pensioni, allora il governo “strano” c’è ancora ma “strano” non è più. E quindi, se la situazione fosse normale, il che non è, dovrebbe far posto al più presto ad un normale governo dei partiti. Se invece la situazione è come è assai “strana”, allora un governo normalmente rallentato e contraddetto, un governo che normalmente rinuncia a tagliare la spesa e le tasse a che serve?