ROMA – Facciamola semplice: la Bce ha messo, sta mettendo e metterà in circolo una quantità enorme di “liquidità”. Non è tanto semplice? E che sarà mai questa liquidità? Sono soldi, i soldi ci sono. Comprare il denaro non costa al istema del credito quasi nulla, il denaro è oggi merce praticamente gratis per chi deve poi a sua volta prestarlo. Non solo, tenerlo fermo il denaro, anche per una sola notte, costa alle banche un pedaggio. Ancora i debiti “buoni”, cioè quelli che saranno pagati ma pagati ancora non sono Bce se li compra in apposito “salamini” finanziari chiamati Abs che non è quello che non fa slittare la macchina ma insomma tiene in strada lo stesso. Insomma la Bce ha fatto il suo, ci ha messo i soldi.
Di più non può fare o forse qualcosa in più potrebbe fare: stampare direttamente euro. La politica che negli Usa è stata definita “buttare i soldi in strada dall’elicottero”. Negli Usa l’hanno fatto ma avevano e hanno una e una sola strada e un solo elicottero. Fuor di metafora in Europa chi decide quale strada (nazione) va innaffiata e quale no? E che si fa se in alcune strade raccolgono i soldi e li investono, li fanno fruttare e in altre se li mangiano e basta? Si dirotta l’elicottero e chi lo decide? Bce a stampare denaro e a buttarlo dall’elicottero tenterà di non arrivarci mai. Perché se laggiù in strada non si danno una mossa ora la “liquidità” è facile facile, allora forse vuol dire che non ce la fanno più a darsi da fare, allora la parola passerebbe dall’economia alla storia.
Per ora Bce si accontenterebbe che la parola passasse dalla politica monetaria alla politica e basta. Garantita la “liquidità”, la possibilità di finanziarsi se si vuole investire e fare impresa, tocca ai governi e…alla gente. Tocca che? Ai governi favorire, là dove necessario creare, le condizioni per investire e fare impresa. Tradotto in italiano: legislazione sul lavoro che consenta di assumere a tempo ma assumere. Cioè contratti veri e pieni. E contratti che possono finire. E quando finiscono la mano pubblica ti dà una mano. Non inchiodandoti a un posto di lavoro che non c’è più (casse integrazioni varie…), ma formandoti, insegnandoti un altro lavoro. Quale altro lavoro? Quello che c’è e anche qui la mano pubblica ti aiuta a trovarlo, anzi ti ci porta dal lavoro che c’è. Nel frattempo la mano pubblica ti sostiene con un assegno, nel frattempo che non lavori. Ma se non ti va di essere formato o accompagnato al lavoro che c’è, allora stop all’assegno.
Porta del lavoro girevole: si entra e anche si esce con discreta facilità. Questo serve oggi all’Italia, o meglio alla sua economia. Oggi il portone del lavoro è un cancello blindato presidiato da guardie arcigne e che si apre cigolando solo con parole magiche. Chi è al di là del cancello e fuori le mura può contare solo sulla lunghezza dell’attesa per entrare un giorno, o sui pacchi di viveri buttati ogni tanto al di là delle mura. Questo sistema non è solo ingiusto, è pessimo. Chi dovrebbe assumere non si fida a far entrare uno, un altro oltre le mura. Quindi non si assume.
Traduciamo ancora in italiano quel tocca ai governi: leggi sul lavoro che favoriscano assunzioni e licenziamenti e meno tasse su lavoro e impresa. Non si assume e non certo solo per la sostanziale illicenziabilità del contratto a tempo indeterminato. A parte i lavoratori pubblici, è pieno di lavoratori privati che perdono il posto, anche quelli che il posto lo avevano “fisso”. Non si assume perché prima ancora non si investe. E non si investe perché la tassazione sull’impresa e sul lavoro è troppo alta.
Terzo ma non ultima frase della traduzione in italiano è non “i tagli” ma il basta con l’economia parassitaria. Quella semi pubblica appoggiata, cresciuta come rampicante e simbionte di Regioni, Comuni, Province. La spesa pubblica non tanto e non solo da “tagliare” ma da spegnere, esaurire, chiudere quando finanzia aziende, clientele, gruppi sociali e “territori” dalla politica adottati che la politica regolarmente ricattano.
La Bce ci ha messo il suo, ora tocca i governi, ad esempio di Italia e Francia, di cambiare qui e subito leggi sul lavoro, abbassare le tasse, distinguere tra spesa per il Welfare e “spesa sociale”. Salvando e aumentando la prima, annullando la seconda. Qui e subito, tanto per cominciare.
E tocca alla gente accompagnare questo processo non togliendo ai governi che iniziassero a praticarlo il consenso. Tocca alla gente dunque fare il contrario di ciò che le insegna la televisione dove tutti sono vittime, pensare il contrario di ciò che è luogo comune…Tocca alla gente, ai sindacati, alle corporazioni, ai costruttori di audience tv e di audience sociale, tocca a loro volere che la scuola sia competenza e selezione, che l’ingresso nel lavoro sia facile ma non acquisito a vita, che le tasse calino, ma quelle su lavoro e impresa e non quelle su proprietà e consumi, che la municipalizzata chiuda e che non tutti gli stipendi siano uguali nel doverli difendere. A occhio vasto e vastamente improbabile programma.
Tanto per fare un esempio, solo uno, il più di attualità. Lo sciopero minacciato, solo minacciato delle Forze dell’Ordine contro il prolungarsi del blocco dei loro stipendi. Una storia che svela e denuncia rilevanti e disperanti inadeguatezze. Prima quelle del governo e in particolare di Alfano ministro degli Interni. Blocco o non rinnovo dei contratti è una cosa. Blocco salariale è altra cosa. Se lo subiscono gli altri comparti della Pubblica Amministrazione non vi è nessuna “specificità” per cui non debbano subirlo gli uomini in divisa. Loro garantiscono la sicurezza, perché la salute o l’istruzione sono servizi di serie inferiore? Minacciare rivolta, rivolta e non protesta, perché non arriva un aumento quando comunque nessuno ti licenzia o ti toglie salario è arroganza.
Ma è ignoranza quella governativa che non distingue tra blocco dei contratto e blocco della busta paga. Gli uomini in divisa, se promossi, prendono lo stesso stipendio di prima. E se fanno straordinari, e non si vede come possano non farli, nessuno glieli paga. Questo è ingiusto, intollerabile. Inadeguato è il governo che non se ne accorge.
Come inadeguati sono le rappresentanze sindacali, i cosiddetti Cocer, hanno scritto che si devono dimettere tutti coloro che non sono stati capaci di “rappresentare” le loro istanze, ministri, generali…tutti. Rappresentare a chi? Questi sindacalisti sembrano il frutto di una selezione alla rovescia che investe ormai tutti i corpi intermedi, le cosiddette rappresentanze, i ceti, si fa per dire, dirigenti. Ragionano come esistesse un Grande e Capriccioso Avaro che comanda e dispone. Pensano che l’unica, la sola e la più furba sia essere nel paese la corporazione e/o lobby più tosta.
Solo un esempio, il paese reale è più o meno tutto così. E il governo è quello che rinuncia a chiudere le municipalizzate “non operative”, piange sulle cinque polizie cinque ma si era già prudentemente tenuto fuori dall’idea originaria di accorparle, che deve combattere con il Pd alla Fassina, D’Attore e Bersani che vogliono sì la liquidità della Bce ma anche l’addio all’articolo 81 della Costituzione (le spese con copertura finanziaria preventiva), l’addio al Fiscal Compact sul debito, l’addio al limite del tre per cento di deficit e soprattutto l’addio a Matteo Renzi e al Pd al 40,8 per cento. Solo con questi addii i vari Fassina avranno pace. Senza contare il Pd del rancore alla D’Alema.
Bce ha fatto il suo, ora tocca a governi e gente. Quindi, buonanotte!
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