Berlusconi-Bersani governo di sabbia. Quindi elezioni, meglio con Renzi

ROMA – Si sta perdendo tempo, si sta immotivatamente prendendo tempo. Non tanto e non solo per i quaranta e passa giorni passati dalla data del voto, soprattutto perché quel poco che c’è da fare, il possibile a farsi, quel che la politica “arte del possibile” può oggi fare in Italia è chiaro, lampante, evidente. E quindi avrebbero dovuto sbrigarsi a farlo. Invece Berlusconi, Bersani e Grillo, ognuno per la sua parte e a suo modo, si rifiutano di fare o si oppongono a che venga fatto quel che si può.

E che si può fare, qui e ora in Italia, a proposito di governo? Solo un governo che ci accompagni alle prossime, ravvicinate, elezioni. Solo questo e nulla di più e di diverso. Perché le elezioni di febbraio non le ha vinte nessuno, né Bersani né Berlusconi e neanche Grillo. Quindi nessuno ha i numeri in Parlamento e il “diritto” per via di consenso elettorale per fare, formare e guidare un suo governo. Non le ha vinte nessuno le elezioni di febbraio e non c’è nulla, proprio nulla, su cui possa essere fondata la pretesa di una delle tre minoranze (Pd-Pdl-M5S) di governare da sola. Potrebbero in teoria le tre minoranze allearsi tra loro e formare così una maggioranza e un governo. Ma allearsi non vogliono e non possono, almeno per quel che riguarda Grillo. Appena M5S dovesse non diciamo allearsi ma farsi carico di scelte di governo, allora il MoVimento diverrebbe da principe a rospo per buona parte dei suoi otto milioni di elettori e probabilmente anche per se stesso, il suo vertice, i suoi cittadini eletti.

Possono allora allearsi per fare un governo Bersani e Berlusconi, Pd e Pdl? In teoria sì, nulla osta, in teoria. Anzi teoria vorrebbe che questa fosse la strada maestra per garantire un governo a un paese in grave e crescente difficoltà. Ma la corretta teoria alla concreta Italia non si può applicare. Se il Pd fa un’alleanza di governo con il Pdl- qualcuno lo ha scritto con ruvida esattezza-fa una scelta chiara e definitiva sul suo futuro: lo azzera. Dopo un’alleanza di governo con Berlusconi, magari da questi interrotta quando non gli fa più giudiziario comodo, del Pd alle prossime elezioni, a qualunque data si tengano, resterebbero tracce minime e sparse. Fosse poi solo questo il problema , uno del futuro del Pd può anche fregarsene e può anche comprensibilmente ritenere, calcolare che il futuro di un partito sia minor cosa rispetto all’interesse generale, qui e adesso appunto.

Ma il problema dei problemi, evidente quanto tenuto nascosto, è che un governo figlio dell’alleanza Pd-Pdl sarebbe comunque un governicchio, un governo di sabbia. Sabbia che scivola via , sabbia che smotta. Sabbia neanche bagnata, di quelle che tengono almeno una giornata. Un governo immobilizzato dai reciproci veti, si può dire dalle opposte nature, su fisco, occupazione, spesa pubblica, produttività, Pubblica Amministrazione. Un governo di sabbia che non solo non dura ma di fatto non governa. E, visto che questo governo Pd-Pdl avrebbe come unica giustificazione e motivo alla sua esistenza quella di impedire il non governo del paese, timbrato poi che non sarebbe in grado di governare, allora a che serve? Cade, anzi nelle cose non c’è la ragione di fondo e l’argomento unico e principe invocati da che questo tipo di governo invoca.

Allora si può fare invece un governo di minoranza, guidato da uno della minoranza più grossa, mentre le altre due minoranze fanno opposizione sì ma non fino al punto di far cadere il governo? Si astengono dal farlo cadere quel governo Berlusconi e Grillo pur potendolo fare ogni giorno. E’ letteralmente incredibile che un partito e un leader, il Pd e Bersani, si aggrappino a questa idea credendo sia il chiodo cui arrampicarsi e legarsi per governare davvero il paese, niente meno che per “cambiarlo”.

Con elezioni vinte da nessuno, con una delle minoranze di blocco, M5S, che fa della sua missione e natura indurre gli altri a  sedersi al governo per poi demolirli “a bastonate”. Con l’inaffidabilità, di governo mica di etica, di Berlusconi. Con l’ovvia e documentata inabilità operativa di un governo Pdl-Pd. Con la medesima inabilità che affliggerebbe ogni governo nato se non da un’alleanza di sabbia almeno da un’intesa di cartone tra i due partiti (magari nascondendola sotto altro nome e formula e poi ci penserebbe Grillo a strappare il velo…). Con l’impraticabilità e anche al fondo l’inutilità di un governo di minoranza…Sono tutte formule, ipotesi, fatiche e fantasie riconducibili ad una caratteristica comune qualora mai si realizzassero nell’una o nell’altra forma: governo debole, insano, malaticcio, dalla vita e dal respiro corto. Quel che Berlusconi propone e propaganda, quel che Bersani cocciutamente tenta, quel che Grillo pretende sono tutti governi con queste caratteristiche: deboli, malaticci, insani, corti di respiro e di mesi.

Quindi si sarebbe già dovuta fare l’unica cosa possibile: un “governo di nessuno“, cioè votato in Parlamento più o meno da tutti ma senza il marchio di nessuno, che accompagni il paese ad elezioni, nuove elezioni. A giugno se si fosse fatta subito pace con la realtà. A luglio se, oltre che con la realtà, si litigherà anche con il calendario e l’estate. In autunno se vi fosse un minimo di razionalità e buon senso. A primavera 2014? Troppo tardi: stare un anno con il “governo di nessuno” è quasi come stare un anno senza governo.

Quindi, ancora una volta quindi l’unico governo possibile, quello che più di ogni altro da lontano può vagamente somigliare a un governo, è quello “di scopo” con l’unico scopo di riportarci a votare e vedere se l’elettorato è capace di indicare un vincitore invece di tre minoranze di blocco. Ogni altra forma e idea di governo, qui e ora in Italia, purtroppo non sfugge alla natura di governo di sabbia. E quindi non si vede perché.

O meglio, il perché eventualmente si vede ma è un perché che sta e si trova nella convenienza o strategia di Grillo e di M5S, negli interessi privati e pubblici di Berlusconi, nella natura fragile e nell’eterna crisi identitaria del Pd. Un governo di sabbia non serve al paese. Anche se aziende, sindacati, commercio…anche se tutti giustamente invocano un governo, non è un governo di sabbia l’invocato. Quindi non si confonda e non ci si mascheri dietro “il paese lo vuole”. Il paese lo vorrebbe, forse, un governo. Ma un governo che sapesse e potesse scegliere. Scegliere e non solo rappresentare.

Quindi ancora elezioni. E per il Pd, per la sinistra, già proprio per la sinistra, meglio andarci con Renzi. Ma non con Renzi candidato premier del Pd. In questo caso prenderebbe forse meno voti di quelli raccolti da Bersani, perderebbe voti a sinistra. Con Renzi candidato premier di una sorta di “Lista Civica nazionale” dentro la quale c’è, eccome se c’è, il Pd. Ma qualcosa che possa essere votato da chi ha votato Pd, da chi ha votato Grillo, da chi ha votato Monti e anche ad chi ha votato Berlusconi. Finendola con questa follia secondo la quale i voti di “quelli di là” sono “inquinanti”. Si va alle elezioni ciascuno proprio per prendere “i voti di quelli di là”. Una Lista Civica Nazionale con Renzi candidato premier (un Renzi da non mitizzare, non è né Garibaldi né Churchill, solo uno oggi più lucido di altri) può anche perderle le prossime elezioni. Ma se le vince, le vince con il 40 per cento dei voti che fanno maggioranza con qualsiasi legge elettorale sia sia andati a votare, anche il fetentissimo Porcellum. Altrimenti se sarà ancora M5S contro Pd contro Berlusconi, probabile che un calo minimo di Grillo poterà a Berlusconi il primo posto in classifica. Con quel che ne conseguirà nel mondo sulla affidabilità di governo a quel punto non tanto di Berlusconi quanto degli italiani.

Post scriptum ma mica tanto post: se sommi e integri gli otto punti di governo di Bersani con gli otto punti di Berlusconi e con i venti punti di M5S ottieni la lista esaustiva, completa e qua e là sovrapponibile e comunque quasi mai refrattaria appunto alla somma per incompatibilità, dei “risarcimenti” al paese. Risarcimenti ad un paese che si sente e si proclama in ampio e documentato diritto di esser risarcito. Risarcito degli anni della crisi, risarcito soprattutto del 2011/2012. Risarcito dell’Imu, del pareggio di bilancio, della pensione a 66 anni, dei blocchi di spesa pubblica. Risarcito e sia Berlusconi che Bersani che Grillo si candidano, gareggiano come miglior risarcitore sul campo. Ora che il paese, economico e sociale, abbia bisogno di cure e di anti dolorifici è fuor di dubbio. Ma nessuno, maledettamente nessuno si pone neanche alla lontana il problema che puoi risarcire quanto ti pare, ammesso che tu abbia le risorse per farlo, ma se lasci intatti tutti i meccanismi che hanno portato al danno, allora il risarcimento è solo una ferita che regolarmente si infetta e riapre dopo che l’hai chiusa e pulita.

L’Italia, politica e sociale, ha deciso, fortemente vuole collocare i meccanismi del danno in un altro e fuori da sé. In questo sono veramente tutti molto simili: Berlusconi, Bersani, Grillo, la tv, i giornali, la gente. Il danno viene da fuori, non c’è nulla da dentro che veramente lo produce e quindi non ci sono connotati da cambiare a se stessi come sistema, economia, società, valori. Dobbiamo solo essere risarciti dell’indubbio danno e ricominciare come prima perché non è certo il nostro modo di vivere, produrre, accumulare, spendere che ha prodotto e produce il danno. Un governo, un governo vero dovrebbe invece spezzare la macchina del danno che è soprattutto nazionale e casalinga e poi, solo poi, europea e continentale. ma un governo che spezzasse la macchina del danno spezzerebbe insieme la macchina del consenso. Ma questi banali ed evidenti problemi son troppo grossi e astratti per il nostro notoriamente pragmatico ceto politico e per la nostra astutissima e intuitiva pubblica opinione. Vasto, troppo vasto programma capire quel che ti succede. Figurarsi volerlo addirittura sapere e assumersi, ma siamo matti, la responsabilità di saperlo.

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