Berlusconi candidato si può, basta ammetta di esser ladro

Berlusconi candidato si può, basta ammetta di esser ladroROMA – Prima che Giorgio Napolitano ci faccia sapere, vediamo quel che c’è da sapere, a condizione di volerlo sapere. Primo: Silvio Berlusconi è stato condannato con sentenza definitiva, il reato di cui è colpevole, riconosciuto colpevole è truffa fiscale ai danni dello Stato.

Secondo: la pena inflitta è di quattro anni di cui tre assorbiti dall’indulto, ne resta quindi uno solo da scontare.

Terzo: questo residuo anno di pena può essere scontato nel regime di arresti domiciliari o in quello di affidamento in prova ai servizi sociali.

Quarto: la condanna comporta la non candidabilità alle prossime elezioni e la decadenza dall’attuale condizione di senatore e ciò in forza di altra legge vigente.

Quinto: da definire da un Tribunale di Milano resta la questione della pena accessoria, e cioè l’interdizione dai pubblici uffici per il condannato: quanti anni?

Sesto: il Pdl e ovviamente Berlusconi stesso dicono che tutto ciò impedisce a Berlusconi di far politica, la famosa “agibilità” e quindi chiedono, reclamano che qualcuno faccia qualcosa, a partire dal presidente della Repubblica per non espellere Berlusconi dalla politica.

Settimo: il Pd dice che non c’è salvacondotto possibile per Berlusconi, neanche dovesse andarci di mezzo il governo.

Ottavo: Vendola e Grillo vogliono Berlusconi fuori dal parlamento al più presto, il Pd si accontenta di averlo fuori dalla prossima campagna elettorale.

Nono: la propaganda del Pdl racconta di una cosa impossibile secondo legge e cioè Berlusconi in carcere.

Decimo: quasi tutto il sistema dell’informazione, non solo le televisioni Mediaset e i giornali di destra in qualche modo accolgono e accreditano la narrazione di un gigantesco “problema politico”.

Undecimo e ultimo: non è purtroppo solo la Santanché a pensare e sostenere che se prendi tanti voti alle elezioni allora se ti condannano devi essere graziato o comunque liberato da ogni pena da Tribunale inflitta, a prendere in esame questa tesi, fosse anche per respingerla, è di fatto la vita pubblica italiana.

Questi i fatti e quindi prima che Napolitano ci faccia sapere (ma visti i fatti in un paese non ignorante, consapevole e non complice della confusione ci sarebbe poco da dover ancora sapere) la situazione è che Berlusconi se volesse solo garanzia e certezza di continuare a fare politica, anzi di potersi ricandidare premier alle prossime elezioni potrebbe farlo, eccome se potrebbe farlo. Basterebbe chiedesse per se stesso l’affidamento in prova al servizio sociale che, in caso di esito positivo, “estingue la pena detentiva e ogni altro effetto penale” (così recita la legge) per lui e per ogni altro condannato nella sua condizione. Quindi dieci mesi e 15 giorni di affidamento ai servizi sociali e poi Berlusconi avrebbe “estinto la pena detentiva e ogni effetto penale”, compresi quelli di incandidabilità e decadenza. Dieci mesi durante i quali non ci sarebbero elezioni anticipate, non dicono tutti di volere Letta al governo almeno fino alla prossima estate? Dieci mesi durante i quali non sarebbe difficile tirarla in lungo in Parlamento sulla decadenza da senatore, soprattutto dopo che il condannato Silvio Berlusconi avesse, chiedendo l’affidamento in prova, accettato di fatto la condanna.

E allora se è così semplice, se in fondo costa così poco a Berlusconi perché non lo fa? Perché siamo tutti qua ad aspettare Napolitano, ad aspettare la riflessione del capo dello Stato su una domanda che al capo dello Stato neanche andava posta? Dieci mesi in cui Berlusconi resta di fatto senatore, dieci mesi e poi può candidarsi alle elezioni e alla premiership, dieci mesi di abbondante “agibilità politica” e poi agibilità politica piena. Un affare, perché l’imprenditor Berlusconi non chiude l’affare? Perché l’affare ha un prezzo che Berlusconi non vuol pagare. Non vuole accettare, riconoscere la legittimità della sentenza che lo condanna. E non è una questione di principio o di orgoglio, è una questione di voti e di potere.

Giuliano Ferrara regala a La Stampa una sua visione onirica e alquanto onanistica del futuro possibile: “la vendetta del sangue” di Berlusconi che candida la figlia Marina, “il fenomeno che si prolunga di generazione in generazione…la storia è Berlusconi che si perpetua, lo vuoi capire sì o no…?”. Più modestamente e prosaicamente i può anche immaginare e volere e realizzare un’altra campagna elettorale, quella in cui a Berlusconi Silvio candidato ogni giornalista possa, avendo cuore e intelletto per farlo, domandare in ogni conferenza stampa o televisiva tribuna: “Certo, lei, Berlusconi, da truffatore fiscale, che ne pensa dell’Imu?”. Oppure. “Lei, Berlusconi, da truffatore fiscale, cosa propone sull’Irpef?”. Sarebbe una divertente campagna elettorale, altro che quella immaginata, sognata d Ferrara, quella con “Marina goccia di Silvio” e Berlusconi “che regala una figlia alla patria”.

Una campagna elettorale così sarebbe cosa fattibile se i giornali e l pubblica opinione anti Berlusconi non stessero lì a tifare ogni giorno, qualche giorno anche a sbavare, per la decadenza e l’incandidabilità, insomma per metterlo fuori Berlusconi da questo Parlamento e dalla prossima campagna elettorale. Avessero coscienza di se stessi e dell’interesse generale e anche di quello della propria parte le forze politiche e sociali, i giornali e gli intellettuali, i movimenti e i cittadini che non stanno con Berlusconi dovrebbero volerlo eccome nella prossima campagna elettorale. Dovrebbero volerlo lì e in parlamento, quello che oggi c’è. In entrambi i luoghi, in piena agibilità politica, con la patente di ladro. Quella che di fatto si rilascia a chi sconta anche una pena di fatto lieve come l’affidamento ai servizi sociali in prova.

E’ la patente di ladro di Stato che Silvio Berlusconi fugge e non vuole accettare. Per questo invoca e fa invocare grazie, salvacondotti, cancellazioni di sentenze e pene. Se volesse quello e solo quello potrebbe candidarsi alle prossime elezioni, basta ammetta di aver truffato lo Stato quando era presidente del Consiglio. Mandarlo con questa patente in campagna elettorale dovrebbe essere la stella polare di chi a lui politicamente si oppone. Ma Grillo non lo capisce e Vendola men che mai. E neanche La Repubblica o Il Fatto. Nel Pd sembra intuirlo solo Renzi. Candidato con la patente di ladro oppure  espulso per legge dalle elezioni libero di fare la vittima del sistema? Dieci mesi dietro la lavagna e poi di nuovo nei banchi  ma con il testa il cappello di asino o d subito nei corridoi a gridare all’insulto e a rivolgersi al preside? Berlusconi non ha dubbi, lo raccontano colpito e confuso, invece il suo agire è razionale. Gli altri…gli altri sembrano non capirci nulla, accecati dal miraggio di cancellarlo Berlusconi ne preparano l’ennesima resurrezione. Proprio quando si poteva farlo affogare nella piena “agibilità politica”. Senatore Berlusconi, lei che truffava lo Stato e il Fisco, che farà da futuro presidente del Consiglio? L’altra volta, tra le altre cose, organizzò anche la truffa di cui sopra…Si potrebbe fargliela una domanda così, in ogni occasione. Se non fosse per questo stupido tifare e sbavare per decadenza e incandidabilità.

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