ROMA – L’altra sera al telegiornale de La 7 Mara Carfagna: “Dovresti essere indignato, dovremmo essere tutti indignati”. Parlava, meglio ammoniva Pippo Civati. L’ammoniva ad “indignarsi” perché “la democrazia è minacciata, minacciata è la libertà”. Secondo la Carfagna è questa l’indignazione che dovrebbero provare anche quelli del Pd, anche quelli che non stanno con Berlusconi, insomma tutti. La Carfagna, fosse solo la Carfagna, anche a aggiungersi i Brunetta, i Cicchitto, i Verdini, i Bondi, gli Alfano, le Santanché e le Pascale, insomma tutto il Pdl, anzi tutta Forza Italia “che sono tantissimi”…Fossero solo il partito, gli amici, la corte…
No, in questo paese capovolto dove la testa sta al posti dei piedi e viceversa c’è scarsa traccia, non diciamo di indignazione che è cosa che fa sudare, ma anche solo di consapevolezza. Il paese tutto, compreso quello che vota Pdl, dovrebbe essere stupito, avvilito, diciamolo pure scosso dalla non lieve circostanza per cui un leader politico, uno che ha governato per anni e anni come primo ministro è lo stesso uomo che tre Corti in successione e una sentenza definitiva e inappellabile condannano e indicano come organizzatore e beneficiario truffa fiscale ai danni dello Stato. E’ questo e non altro il fatto, l’accaduto. E’ questo e non altro quel che dovrebbe colpire la gente, i singoli, l’informazione, la piazza, il salotto, il bar…,insomma l coscienza e l’opinione pubblica nazionali. Il più volte capo del governo che fregava lo Stato proprio mentre era al governo. Questo dovrebbe far sobbalzare, l’averlo acclarato. Per indignarsi è troppo tardi e anche per vergognarsi, però per farci un pensierino sopra magari si sarebbe ancora a tempo.
Se non fosse che la raccontano e in fondo accettiamo che ce la raccontino e ancora più in fondo ce la raccontiamo diversa da come è. Accettiamo venga raccontata come un problema “politico” e che quindi la questione sia “trovare una soluzione di agibilità politica per Berlusconi”. Accettiamo si discuta pubblicamente di grazia da concedere al condannato oppure di trasformazione della pena in una sanzione pecuniaria, oppure di altro “salvacondotto” da inventare. Accettiamo che la curiosità, l’impegno e l’ingegno pubblicamente lavorino e scrutino la “soluzione del caso”. Accettiamo soprattutto che ciò che non è più opinabile, non più opinione ma ormai fatto, venga demolito, oscurato, accantonato e alla fine rimosso e cancellato.
Silvio Berlusconi è a tutti gli effetti un condannato per truffa fiscale allo Stato. Che possa continuare a far politica dipende dalla volontà o meno di milioni di italiani di continuare a votare per lui. Continui quindi pure a far politica, questa libertà gli appartiene. Ma il fatto che sia un politico, che molti, pochi, tantissimi o pochissimi votino per lui non cancella e non rimuove la sua condizione di truffatore fiscale. Chi vuole votare per il pregiudicato e colpevole può farlo, nessuno vieta a nessuno di far partito con lui e per lui. Ma l’esser partito, lista elettorale non dà i nessun luogo del mondo e del diritto l’immunità e l’impunità. La grazia o la multa a Berlusconi sarebbero una violenza intollerabile per tutti i cittadini. E già il chiederle o suggerirle è prepotenza violenta.
E’ come uno che ti riga la macchina e poi ti aggiunge in faccia un sibilato: “Embè? E’ come cancellare con tanto di cerimonia e fanfara la scritta nei Tribunale della “legge uguale per tutti” e sostituirla con “io sono io e tu. voi, loro non siete un cazzo se non siete con me”. E’ la violenza ormai quasi fisica, forse perfino più intollerabile di quella fisica, di chi si proclama e fa la vittima per avere quello che tu non potrai mai avere. E’ la plastica applicazione del partito politico inteso neanche tanto come Casta che detiene privilegi ma come banda che la legge la fa e la detta, a muso duro e a schiaffoni. Per fortuna una legge impedisce che sia detenuto in carcere e per opportunità dovrebbero restare per lui aperte anche le porte del Senato. Ma nessuna grazia, nessun salvacondotto va concesso o inventato per il condannato Berlusconi, ne va della convivenza civile reale e possibile in questo paese.
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