Chi decide chi vince le elezioni? Dieci “cose” prima degli elettori

ROMA – Ma chi decide chi vincerà le prossime elezioni, 2012 o 2013 che sia? Gli elettori ovviamente. Ma solo “dopo”. Prima, decisamente prima degli elettori a decidere, chi vincerà le prossime elezioni sono altre dieci “cose” cui gli elettori si adegueranno, che a loro piaccia oppure no.

Prima “cosa”: Umberto Bossi e Silvio Berlusconi, la Lega e il Pdl si presenteranno al voto insieme ed alleati? A seconda della risposta cambia tutta “l’offerta elettorale” e quindi di conseguenza il risultato. Gli elettori scelgono sulla base di quel che viene loro offerto e cosa ben diversa è la coalizione tra Lega e Pdl oppure no. La scelta di voto si modella e si adegua all’offerta. Chiedere oggi a un potenziale elettore della Lega o del Pdl cosa farà è abbastanza senza senso se l’elettore non sa se coalizione ci sarà oppure no.

Seconda “cosa”: Berlusconi sarà candidato premier oppure no? Vale l’argomento di prima: danno o vantaggio che si voglia considerare la ricandidatura a premier di Berlusconi, il sì o il no spostano il voto e il suo esito.

Terza “cosa”: nel caso Berlusconi non ci sia come candidato premier ci sarà un Pdl o quanti Pdl ci saranno? Senza Berlusconi il Pdl può frantumarsi oppure no, vai a sapere. E vai quindi a sapere quale forma elettorale assumerà la destra e le destre che oggi stanno nel Pdl.

Quarta “cosa”: Gianfranco Fini si presenterà da solo con una sua lista? Sembra domanda di impatto minore sui risultati elettorali. Ma poi mica tanto minore perché dalla risposta dipende quanto varrà in Parlamento il Terzo Polo. Altrimenti detto: il Terzo Polo va da solo al voto oppure si allea prima a destra o a sinistra?

Quinta “cosa”: con chi e chi può andare alle elezioni nel nome di Pierferdinando Casini candidato premier? Casini può attrarre e aggregare pezzi di Pdl eventualmente imploso e pezzi di Pd che si staccano?

Sesta “cosa”: se a sinistra l’offerta elettorale è l’alleanza Pd, Sel, Idv, insomma il “Nuovo Ulivo” Bersani, Vendola, Di Pietro, nel Pd restano tutti quelli che ora ci sono? Dirigenti, parlamentari e di conseguenza elettori?

Settima “cosa”: il referendum elettorale si fa oppure no? Il referendum per cui si stanno raccogliendo le firme, sembra in numero sufficiente, riporta in caso di successo ad una legge elettorale dove il 75 per cento dei seggi viene assegnato in collegi uninominali e il 25 per cento su base proporzionale. Insomma, cambierebbe tutto: non sarebbero più obbligatorie le coalizioni più larghe possibile, allargate anche all’impossibile, per ottenere il premio alla coalizione più forte. Un premio mica da poco, quello che c’è adesso: 55% dei seggi alla Camera anche se prendi meno del quaranta per cento dei voti. Con il referendum ammesso e votato cambia tutto, tutta la “offerta” e quindi anche la risposta elettorale dei cittadini.

Ottava “cosa”, collegata alla settima: con quale legge elettorale si vota, quella di adesso, quella da referendum o con una terza votata per evitare il referendum? Prima, molto prima che gli elettori decidano, la legge elettorale decide cosa gli elettori possono decidere.

Nona “cosa”: prima delle elezioni sarà necessaria un’altra manovra finanziaria? Non vi è chi non veda che questo sposta elettori, eccome se li sposta.

Decima “cosa”: e se Bersani e Casini andassero alleati, quanto e cosa resterebbe a sinistra? Abbastanza da far arrivare la destra prima oppure no?

Dieci “cose” che decidono eccome prima che l’elettore decida. E in fondo, anche se non lo sa, è come se l’elettore lo sapesse già. Oggi i sondaggi dicono: sinistra, tutte le sinistre o quasi, al 43/44 per cento. Bossi più Berlusconi con l’aggiunta di Storace al 38 per cento. Casini, Fini e Rutelli e Mpa al 12 per cento. Le cifre sono queste ma sono numeri scritti sull’acqua, non vogliono dire nulla di concreto perché senza quelle dieci “cose” le percentuali di intenzione di voto stanno sospese e appese nel vuoto. E l’elettore, se non lo sa, in qualche modo lo “sente”. Infatti tra indecisi e decisi all’astensione o scheda bianca o nulla fa quasi 50 per cento. L’ultima volta che era più o meno così, alle ultime amministrative, la destra ha perso. Non è stato un caso ma certamente non è una regola. Dipende, dipende da quelle dieci “cose”.

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