Governo Letta fino al 2015: stavolta Scalfari sbaglia, e se non sbaglia è peggio

Eugenio Scalfari
Eugenio Scalfari

ROMA – “Il dato di realtà è che il governo durerà fino alla primavera del 2015…”. Così Eugenio Scalfari su La Repubblica di domenica 18 agosto. Magari, magari la profezia-previsione di Scalfari si avverasse. Divenisse realtà, sarebbe probabilmente cosa utile al paese. Probabilmente, non sicuramente utile. Ma questo è già un altro discorso, un altro problema quesito che affronteremo per secondo. Dopo quello, primo e fondante, di quanto dura il governo Letta e di quanto è fondato il “dato di realtà” accreditato da Scalfari.

Scrive Scalfari: “Questo dato di realtà è sostenuto da molti elementi…”. E quindi così argomenta…Uno: per Berlusconi chiedere la grazia o qualunque altra forma di accettazione della sentenza è umiliazione personale e politica, quindi non la farà. Ha ragione Scalfari: Berlusconi non lo farà, non chiederà grazia né affidamento ai servizi sociali, non farà nulla che comporti il suo riconoscere la legittimità della sentenza. Perché Berlusconi non cerca il minimo danno vuole tutto la posta e soprattutto perché Berlusconi sa che il giorno in cui scendesse in campagna elettorale con la patente ufficiale di truffatore dello Stato, con la patente di ladro, quel giorno per lui sarebbe politicamente finita. Fin qui Scalfari, almeno a modesta opinione di chi scrive, non si sbaglia. Anzi è come spesso gli capita più lucido dei moltissimi ipnotizzati dall’ultima dichiarazione di agenzia di stampa o dall’ultimo tweet.

Poi Scalfari scrive: “Se Berlusconi chiede la grazia, si mette fuori dalla politica, se non la chiede…”. Segue elenco dei provvedimenti cui il condannato Berlusconi può andare incontro. E quindi la chiusa-conclusione di Scalfari: “Silvio Berlusconi è già definitivamente fuori dalla partita politica”. Perché umiliato dall’aver chinato il capo di fronte a sentenza oppure perché ai domiciliari, non candidabile, decaduto da senatore. E’ qui che Scalfari sorprendentemente sbaglia. Berlusconi ai domiciliari, non candidabile e decaduto, cacciato dal parlamento non è “definitivamente fuori dalla partita politica”. Anzi la condizione di espulso e cacciato dal Parlamento configura una nuova partita politica, degenerazione di quella giocata da anni, in cui Berlusconi raccoglie e mobilita consenso e fa eccome politica. Non vedere che Berlusconi non più candidabile è un formidabile trampolino per la demagogia populista, non tener conto che comunque sulla scheda elettorale ci sarà scritto Berlusconi, sia Berlusconi candidato oppure no, non prevedere che a milioni voteranno quella scritta come una sfida, una sfida al potere da condividere, è una sorprendente e gigantesca sottovalutazione. Berlusconi graziato è come dice Scalfari “l’uscita di scena” di Berlusconi. Berlusconi cui è vietato di candidarsi è la rinascita alla grande del peggior Berlusconi. Stavolta Scalfari e con lui gran parte del cuore, della mente e dell’istinto della sinistra si sbagliano.

E l’errore diventa catena di errori. Scalfari esclude che il Pdl faccia cadere il governo Letta. Scrive al riguardo “strada non solo chiusa ma sbarrata, il tema dei dirigenti del Pdl è altro, avviare la costruzione di un partito e la ricerca di un nuovo quadro dirigente. Casini già si muove in questa direzione ma anche dentro il Pdl…” Il Pdl in marcia verso quella che Scalfari chiama “la destra europea”? Quel Pdl, proprio lo stesso che già il mese prossimo ridiventa Forza Italia? No, tutt’altro: è nella natura profonda e nell’esperienza quotidiana del partito di Berlusconi fare esattamente il contrario di quanto Scalfari scrive. Di farlo cadere il governo Letta al Pdl-Forza Italia non vedono l’ora, non stanno nella pelle. Non lo fanno per ora solo perché aspettano il momento buono o meglio l’ordine definitivo e irrevocabile.

Scalfari esclude ancora crisi di governo ed elezioni anticipate perché Napolitano non consentirà di tornare a votare se non cambia la legge elettorale. Giusto, d’accordo. Ma Napolitano è una rete di contenimento, non una diga o peggio una gabbia di prigione. Se il Pdl molla Letta, che fa Napolitano? Dicono in molti: f un governo Letta-bis con un’altra maggioranza. Un’altra maggioranza con chi? Con un po’ di M5S è la risposta e magari con un po’ di senatori ex Pdl. Ammesso e non concesso che sia possibile, questo governo con un po’ di grillo nei voti e nel programma fa quello per cui Scalfari considera indispensabile che un governo Letta duri fino al 2015? Prende la testa della nuova politica economica europea con in pancia un po’ di quelli che vogliono rinegoziare il debito italiano? Attua le riforme tutt’altro che indolori con in casa Berlusconi che fa il martire dei giudici e di Equitalia e con a Bruxelles e a Berlino e anche a Parigi e Madrid che devono fidarsi dei No Tav-No-Muos e un po’ anche No-euro? A proposito della possibilità di una crisi di governo e di elezioni anticipate prima del 2015 Scalfari è lapidario: “Siamo seri, nulla di tutto questo accadrà”. Parole che possono essere stampigliate anche a margine e a fronte della nuova maggioranza a sostegno del Letta-bis: “Siamo seri, nulla di tutto questo accadrà”.

Infine Scalfari offre il suo consiglio da cittadino e osservatore politico al Pd. Consiglio che si riassume nel: fate segretario Guglielmo Epifani e/o Fabrizio Barca. Consiglio che ancor meglio si riassume nel: non fate vincere Renzi, non date a Renzi il partito. In effetti, se non c’è crisi e non si vota, non c’è bisogno di far vincere Renzi che magari vincerebbe anche le elezioni. Tolte le elezioni dal tavolo, due piccioni con una fava e si toglie dal tavole e dalle scatole anche Renzi. Segretario resta Epifani, l’uomo più in grigio che c’è, colui che in effetti da quando è segretario pro tempore su una sola cosa si è impegnato anche se non distinto: far slittare il Congresso, ritardare Renzi, sottrarre il Pd alla cattura. Oppure Fabrizio Barca la cui candidatura alla segreteria o forse anche alla leadership per il governo è caldamente sostenuta, appassionatamente sostenuta in un segmento sociale fatto di ottime letture, grandi professioni e microscopici, quasi impercettibili numeri demografici.

No, sia detto con il massimo rispetto, stavolta Scalfari si sbaglia e aiuta il Pd e il suo mondo a sbagliare. E dovesse Scalfari non sbagliarsi sulla più importante delle sue previsioni, quella di un governo Letta che dura a lungo, allora sarebbe perfino peggio. E il come e il perché di questo peggio li delinea Roberto D’Alimonte sul Sole 24 ore della stessa domenica d’agosto. D’Alimonte parte  un assunto, un postulato che tale non è : “Dal 15 ottobre 2013 al 15 ottobre 2014 Berlusconi non potrà fare campagna elettorale”. Sono i mesi, non 12, in realtà nove, della pena da scontare. A modesto giudizio di chi scrive Berlusconi dai domiciliari o affini la campagna elettorale la fa, eccome se la fa. Anche meglio che da “libero”. Ma ammettiamo, seguiamo il ragionamento di D’Alimonte: siccome non può fare campagna elettorale, non fa elezioni. Si tiene Letta e il suo governo, “gli serve un Letta che sopravviva, non è detto gli serva un Letta che governi. quello che sta accadendo sull’Imu potrebbe essere solo l’inizio. Letta deve sopravvivere senza governare. Possibilmente dovrebbe andare avanti offrendo alla destra ripetute occasioni per rimarcare l differenza tra noi e loro…”.

Se Scalfari non si sbaglia, se Letta resta fino al 2015 con Berlusconi tutt’altro che “definitivamente fuori dalla partita politica”, allora è peggio. Spiace constatarlo e un po’ anche dirlo. Vorremmo fosse possibile un governo che dura altri due anni quasi, un governo europeista e che fa le riforme, un governo sostenuto da un partito altrettanto riformista, un governo con alleanze sociali e parlamentari coerenti al programma. Vorremmo anche noi tutto questo ci fosse ma di tutto questo praticamente tutto non c’è: non il Berlusconi “uscito di scena”, non la maggioranza parlamentare, non il programma riformista e neanche il Pd riformatore e convinto e orgoglioso di esserlo.Ci sono alcuni “bravi figli” tipo Enrico Letta e alcuni canuti custodi dell’interesse generale, da Giorgio Napolitano ad Eugenio Scalfari appunto. Così non si arriva al 2015 tagliando nastri e traguardi e cambiandola la realtà, al massimo si resiste fino al 2015 restando immobili in fangosa trincea sotto il bombardamento della realtà che da pessima che è ancor più si peggiora.

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