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Grillo: ora il nemico viene da sinistra. M5S mini scissione? Meglio di no

di Mino Fuccillo |31 Maggio 2013 15:33

ROMA- Stremato dall’ira del giorno precedente, Beppe Grillo si è concesso un respiro, uno sbuffo di pacata chiarezza: ” Non posso assistere impassibile alla costruzione di un polo di sinistra che ha come obiettivo la divisione di M5S…Non posso…Noi siamo indifferenti alla destra e alla sinistra”. Parlasse sempre con altrettanta compostezza e politica lucidità, Grillo eviterebbe di confondere e talvolta spaventare e anche di eccitare i suoi ultras: sarebbero tre piccioni con una fava.

Dunque Grillo teme “l’intergruppo”, quella strana e un po’ mitologica creatura che alcuni credono di aver già avvistato in Parlamento, altri narrano si nasconda, altri ancora ne narrano senza averla mai vista. L’Intergruppo e cioè un gruppo parlamentare “inter” e anche “tra”. Inter e tra ma chi ci sta, chi lo fa questo gruppo se si fa? Dovrebbero farlo, formarlo tra Camera e Senato quelli, non molti, anzi pochini, del Pd che sono francamente, esplicitamente, totalmente e senza se e senza ma contro il governo Letta-Alfano. Corradino Mineo, Pippo Civati, Laura Puppato…Cui dovrebbero, potrebbero aggiungersi per fare numero, immagine e sostanza alcuni di Sel. E ultimi, ma non certo ultimi, anche alcuni eletti di M5S. Uno è poco e due anche, ce ne vogliono dai cinque ai dieci di eletti M5S perché l’Intergruppo sia gruppo e non pattuglia.

E non è solo questione di numeri. Fuori dal parlamento, in una piazza di Roma un paio di settimane fa, alla manifestazione della Fiom si è visto quello a cui si lavora. Una foto: c’era Maurizio Landini e c’era Gino Strada e c’era Sergio Cofferati e c’era Nichi Vendola e c’era in spirito Stefano Rodotà. Insomma si lavora ad una sinistra ovviamente rifondata che sia sinistra-sinistra e che, tra l’altro, attragga e conquisti eletti ed elettori di M5S. Questo Grillo non lo può sopportare e lo dice. Onore alla sincerità, dice che deve mollare Rodotà e tutti gli altri della sinistra perché il pericolo, il nemico oggi, qui e ora per il MoVimento viene da sinistra.

E Grillo spiega anche, anche per chi non lo vuol capire, perché il MoVimento non può, non deve “assistere impassibile alla costruzione di questo polo”. Perché M5S deve conservare la “indifferenza tra destra e sinistra”. Se non lo fa, nell’attimo stesso in cui smette di farlo, M5S perde almeno un terzo del suo elettorato, simmetricamente o quello che viene da destra o quello che viene da sinistra. E perde anche di più: la sua identità, la sua ragion d’essere, la sua natura.

Più che un “polo” quello di cui Grillo denuncia la minaccia è nel migliore dei casi un “poletto”. Qualcosa di molto sostanzioso a livello di personale politico, ma qualcosa che senza i voti che oggi sono di Grillo è elettoralmente irrilevante. Eppure, lo dice Grillo e lo dicono le cronache, questo mini polo può indurre una mini scissione di M5S. Che, se avvenisse, non sarebbe buona cosa. Per due motivi. Il primo: proprio non si vede l’utilità di una nuova “Unione” tutta di sinistra ma sempre “Unione”. Cioè una somma di anti (Berlusconi, banche, Merkel, Europa, globalizzazione, Tav, governo, qualunque governo…) uniti nel rifiuto e diversi nella testa. Come “l’Unione” appunto che divorò in auto cannibalismo i due governi Prodi. Già dato e stavolta tutto si riprodurrebbe su scala perfino quantitativamente ridotta. L’Intergruppo stazione di posta e porto spaziale della galassia dei partitini e movimenti. Non una grande utilità e questo è il primo motivo per cui una mini scissione di M5S non sarebbe buona cosa.

Il secondo motivo è che nessuna utilità viene da un M5S che si sfarina, si spacca e si smonta. Non serve far la conta e l’appello, entrambi risicati, dei “ragionevoli” negli eletti del MoVimento. Servirebbe un M5S intero, sano e ragionevole tutto e tutto assieme. La mini scissione, ha ragione Grillo, è un atto ostile esterno mascherato da moine di alleanza e comprensione. La mini scissione, ha ragione Grillo, è un tributo di sangue pagato ad una ipotesi politica vecchia, sconfitta più volte e sempre molto, molto minoritaria. Ci vorrebbe un M5S ragionevole, con il coraggio e la fatica della ragione. Un M5S che monitora e lavora sul salario dei lavoratori dipendenti e non sulla diaria dei parlamentari. Che capisce che togliere tutti i soldi ai politici può essere perfino un mezzo ma mai un fine. Che sappia decidere chi va tassato e come e che non si limiti a far pernacchie a Equitalia. Ci vorrebbe un M5S unito guidato con competenza, consapevolezza e, nessun si sgomenti, senso dello Stato. Ci vorrebbe quel che Grillo, Casaleggio e figurarsi i Crimi, i Fico, le Lombardi…non hanno.

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