Epifani cioè tasse, Berlusconi fa sballo, Grillo dà miseria: stabilità Italia

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 4 Novembre 2013 - 16:13 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi-Epifani

Berlusconi e Epifani

ROMA – Chi è nato tondo non può morire quadrato, il 99% delle volte è proprio così. Il Pd invece dimostra che si può cambiare…in peggio, che chi è nato tondo può via via assumere la forma di un quadrilatero sghembo. Su La Stampa l’ultima intervista di Guglielmo Epifani, che del Pd è segretario sia pure pro tempore, mostra in maniera cristallina come un partito nato e vissuto a difesa e a tutela di una classe sociale (operaia) o comunque di una condizione sociale (il lavoro salariato) sia via via cambiato. Fino a diventare il partito della spesa pubblica ad ogni costo, delle copertura a piè di lista del costo delle inefficienze e corporazioni, dell’assistenza in denaro all’immobilismo travestito da “Stato sociale” cioè da Welfare. Da partito del salario come quota del plusvalore da sottrarre al capitale a partito delle tasse perché l’unico prodotto, il culmine stesso della produzione, è la spesa di denaro pubblico. Come passaggio da tondo a quadrato non c’è davvero male.

Ad Epifani e un po’ a tutto il Pd la legge di stabilità disegnata da Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni piace poco quasi niente. E dio solo sa quanto in quella legge ci sia di contemporaneamente acido ed evanescente. Ma come la correggerebbe la legge Epifani, cosa farebbe al contrario di quel che la legge di stabilità fa e cioè aumentare sia la spesa pubblica che le tasse nel 2014? Eccolo Epifani: “Lo sblocco delle rivalutazioni delle pensioni più basse è troppo timido…Manca del tutto l’attenzione alla produttività del pubblico impiego…Restringere la platea dei beneficiari di detrazioni per il lavoro dipendente a 23 mila euro…”.

Cioè secondo Epifani: un po’ di soldi in più ai pensionati a condizione che non superino, dio ne scampi, i 1500/1800 netti al mese, anche meno magari. Un po’ di soldi in più ai lavoratori dipendenti dal reddito annuo fino a 23 mila euro lordi, cioè 1.500 netti e anche meno. Niente, non un euro di rivalutazione o sgravio fiscale per pensionati “ricchi”, da 1.500/1.800 al mese e per i salariati e stipendiati “agiati” sopra i 1.500 al mese. In compenso soldi per la “produttività” niente meno della Pubblica Amministrazione, quella cosa che viene da tutti indicata come l’handicap, il sovra costo, la zavorra a tutta l’economia del paese. A questa zavorra il Pd destinerebbe se potesse qualche miliardo in più, mai e poi mai riqualificazione, controllo di qualità, standard di efficienza…No, premi di “produttività” al maggior ostacolo conosciuto per la produttività italiana.

Non è mica finita qui, secondo Epifani “se superassimo la rigidità della legge Fornero e introducessimo maggiore flessibilità sull’età del pensionamento si eviterebbero migliaia di nuovi esodati”. Nuovi esodati? Ma gli esodati non erano quelli che nel 2011 e poi nel 2012 si trovarono nella terra di nessuno avendo fatto accordi con l’azienda, collettivi o individuali, per andare in pensione e poi d’un tratto non avevano più l’età della pensione e quindi non avevano né pensione né stipendio? Nella versione, autentica, di Epifani gli esodati sono tutti quelli, anche a venire, che vorrebbero andare in pensione a 58/59 anni, massimo 60 come era prima. Quindi una barca di soldi per mandarceli senza essere “rigidi” su questa storia del 66 anni. La linea Epifani-Damiano-Camusso sulle pensioni, la si potrebbe definire con qualche sobbalzo il “Siamo tutti militari”.

Già i militari che si fanno confezionare una legge secondo la quale potrebbero a 50 anni mettersi lì ad aspettare la pensione che arriva a 60 prendendone in anticipo e per dieci anni a fine di ogni mese l’85 per cento della pensione. Insomma, “esodai in divisa”, una volta, tanto tempo fa non c’erano forse i “compagni in divisa”? La logica, il metodo sono sempre gli stessi: massimo sforzo di elargizione per chi sta “dentro”, ha già lavoro e status. Fino anche a tenerlo di fatto pensionato per magari tre decenni della sua vita. E il costo degli incentivi di produttività all’impiego pubblico, delle pensioni a 60 anni e anche meno che rientrano dalla finestra? Tasse, tasse e ancora tasse.

Magari tasse immaginarie e/o dal gettito immaginario come la Google Tax, la Tobin Tax…Fanno sognare il Pd e non portano che briciole. O tasse vere come il mostro Trise a tre teste con cui gli italiani pagheranno non solo una giusta tassa sulla proprietà immobiliare ma anche e insieme il costo immaginario e fuori mercato di servizi essenziali che non ricevono a livello decente: la pulizia, i rifiuti, la mobilità, il decoro urbano… Tasse sempre e comunque a coprire i buchi della Sanità e del malgoverno della Sanità. A pagare lo spreco pubblico divenuto sistema e presidio del sistema stesso: il milione di persone che campano di politica e che di indotto della politica ne fanno campare chissà quanti altri milioni. Il Pd, il partito delle tasse e della spesa pubblica. Non certo quello del salario, della fabbrica, della produzione, del plusvalore da creare e redistribuire in maniera inversamente proporzionale alla scala sociale. Chi nasce tondo può morire quadrato, perfino credendo di essere ancora tondo.

Poi c’è, c’è sempre, Berlusconi e i suoi due partiti. Due, ma su questo sono uno e uno solo. Sono il partito dello sballo, hai presente quando uno a Natale gioca a sette e mezzo e chiede sempre “Carta!”, aggiuntiva a quelle che ha? Sogna di far punto alto. Chiama sogni questa sua incomprensione e inettitudine al gioco e regolarmente “sballa”. Il Pdl, i Pdl, le Forza Italia sono fatti così: loro non mettono, non vogliono, non concepiscono tasse. E neanche contemplano, immaginano una gestione del bilancio pubblico dove si spende quel che si ha o si incassa. Loro sono per la spesa libera, contro l’oppressione di quei disgustosi vincoli per cui se ti fai prestare i soldo poi li devi restituire. Chiedono con gioia sempre “”Carta!”. Poi sballano, quindi mettono una montagna di tasse e dicono che non è colpa loro ma è stata una congiura internazionale. Da noi più o meno funziona sempre, cominciò Mussolini negli anni ’30 del secolo scorso ad attribuire ogni miseria del paese alle “inique sanzioni”.

A proposito di miseria, qui da noi e adesso tra noi c’è una terza via, una terza scelta tra lo sballo certo ed estremo alla Berlusconi e l’amore eterno ed estremo per le tasse alla Epifani. La terza scelta è: Beppe Grillo con il suo M5S. Diamo l’economia a loro e…Uno è talmente provato dalle prove dei governi di Berlusconi e da quelli delle “Larghe Intese” che per disperazione, sfida e per il gusto di un cupio dissolvi, uno a Grillo gliela pure darebbe la baracca con tutti i burattini. Per vedere l’effetto che fa. Purtroppo manca l’elemento sorpresa, l’effetto che fa già si sa. Decidi e comunichi che non paghi in parte o in toto i debiti internazionali contratti, decidi e comunichi che sei pronto a ristampare la tua moneta e a fregartene dei mercati internazionali. Proclmai che il popolo ha sempre ragione, che esistono, sono lì pronte soluzioni semplici alla portata di tutti e che soltanto oscuri poterti le velano e nascondono e confondono e…

E ci sei, alla miseria. E’ una ricetta sicura e sperimentata in ogni epoca e latitudine. Con gli ingredienti alla Grillo confezioni la torta miseria. E allora ti passa, se mai l’hai avuta, la voglia di vedere l’effetto che fa. Costa troppo, un altro sovra costo oltre quello pagato al partito delle tasse e allo sballo alla Berlusconi sempre da ripianare di tasca pubblica. Non solo non conviene ma forse tre “maxi tasse” sociali e politiche nessun sistema sociale le può pagare contemporaneamente. Però…però: a ben guardare è questa la nuova stabilità all’italiana: avere insieme lo sballo dei conti alla Berlusconi, la tassa perenne alla Epifani e il culto inconscio ma intenso della miseria alla Cinque Stelle.