ROMA – Josefa Idem proprio non capisce, non è che non voglia capire, è che a capire non ce la fa. Dichiara il ministro al Corriere della Sera: “C’è un clima di linciaggio”. E la “linciata” ovviamente sarebbe lei. Ora non c’è dubbio che qualcuno abbia tirato pietre e mostrato cappi con cui lapidare e impiccare, qualcuno appunto: i vari Borghezio della Lega e qualche “amazzone” di seconda fila del Pdl. Ma non c’è “linciaggio” in quel che la situazione richiede e l’opinione pubblica più pacata e riflessiva si aspetterebbe, ciò di cui in fondo abbiamo diritto. E cioè che la misura del comportamento di una persona pubblica sia altra e diversa, più esigente e stringente del metro con cui si giudica e valuta il comportamento di un qualsiasi privato cittadino.
Josefa Idem ha avuto e dichiarato per un periodo di tempo una residenza diversa da quella del marito. In questo modo risultavano due “prime case” e si pagava di meno di Ici. L’hanno fatto milioni e milioni di italiani, con l’Ici si poteva fare. Milioni e milioni e, sia detto per inciso, anche così in Italia “sparivano” per il fisco le seconde più onerose abitazioni. Non era reato e non era evasione fiscale. Era elusione fiscale, un modo come tanti di avvalersi della legge per aggirarla senza infrangerla. Comportamento che non merita né la galera e neanche la riprovazione, tanto meno la gogna o il linciaggio. E infatti la legge prevede per questi comportamenti fiscali, qualora smascherati come non corrispondenti al reale, una sanzione amministrativa, il famoso “ravvedimento operoso” che altro non è che una multa fiscale concordata, come quella che ti lasciano sul parabrezza della macchina.
Nessuno merita stigma se ha fatto figurare la seconda casa come prima casa (si detto ancora per inciso con l’Imu non si può più fare ed è anche per questo che l’Imu è molto più odiata dell’Ici). Paga la multa e pace, come prevede la legge fiscale. Però, c’è un però grosso come una casa, un però che è una “prima casa”. Se sei una persona pubblica allora hai un’immagine da difendere e tutelare. Se non lo fai, se alla tua immagine anteponi, preferisci le centinaia di euro che risparmi sull’Ici, allora sei una pessima persona pubblica. Se non pessima, almeno inadeguata al ruolo di persona pubblica. E questo vale anche quando sei ancora una campionessa olimpica. Vale ancor di più ovviamente quando diventi consigliere comunale e massimamente quando diventi ministro.
Ma questo Josefa Idem non lo capisce e questo suo non capire è il danno maggiore che arreca alla collettività. Non capisce che una persona pubblica ha doveri e responsabilità che vanno oltre la lettera della legge e la delega al commercialista. Non capisce che una persona pubblica è tenuta a sapere se il suo commercialista “sbaglia”. Non capisce che una persona pubblica deve sapere che se indica residenza in luogo diverso da quello del marito allora risparmiava sull’Ici. Deve saperlo, non può ignorare. Perché è persona pubblica. Altrimenti il suo “tante medaglie e una vita in canoa” assomiglia troppo allo “stiamo lavorando” di chi parcheggia su strisce pedonali e aree per disabili accampando il suo “lavoro” come diritto superiore a ogni altro e come liberatoria da ogni responsabilità.
Una persona pubblica, campionessa, consigliera o ministra vale ad ogni stadio della vita pubblica, deve sapere che farsi assumere nell’aziendina del marito e fare in modo che così i contributi previdenziali per quel posto di lavoro li paghi il Comune dove lei è consigliera è sì pratica legale e diffusa ma è anche pratica squalificante dal punto di vita dell’immagine e dell’affidabilità. Affidabilità quale persona pubblica. La legge infatti ha una sua logica e ragione: giustamente se vieni eletti conservi il posto di lavoro e giustamente il datore di lavoro non deve nel periodo del tuo mandato pagare lui il costo previdenziale del lavoratore che in quel momento non sta lavorando per lui. Si può fare, si deve fare così, è una legge comprensibile e corretta. Ma essere assunti dall’azienda del marito o della moglie? Una persona pubblica adeguata al ruolo non lo fa.
Quindi Josefa Idem è certamente in buona fede quando rivendica di non essere “una cittadina perfetta ma sono una persona onesta”. Onesto è certamente chi fa infrazione e paga multe e sanzioni. Ma si può essere onesti e inadeguati al ruolo pubblico al tempo stesso. Josefa Idem ne è la prova vivente di questa possibilità: onesta e inadeguata. Perché non capisce che una persona pubblica non risparmia sull’Ici e se il commercialista sull’Ici la sta facendo risparmiare, il commercialista lo ferma lei. Perché non capisce che una persona pubblica non si f assumere dal marito neanche se serve. Perché ci fa capire che non basta essere società civile e pure onesta di fondo per essere ceto dirigente. un non capire, quello della Idem, che basta per un addio dl suo incarico di ministro al governo.
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