Appesi al tempo della Bce, l’Italia lo sta sprecando

ROMA – La Bce ci ha dato tempo, il tempo sta scadendo. Soprattutto l’Italia sta sprecando il tempo comprato dalla Bce al prezzo dell’annuncio della manovra da 45 miliardi. Dopo l’annuncio la Bce ha cominciato a comprare sui mercati Btp italiani che tutti vendevano e nessuno voleva più. Ma, dopo l’annuncio della manovra, l’Italia sta da settimane annunciando che la manovra non la sopporta, non la regge. A partire dal premier che fa sapere a tutti i suoi interlocutori che “è roba dell’Europa e di Tremonti” e che, fosse per lui, la manovra andrebbe smontata. Il premier smonta e non chiarisce come eventualmente “rimonta: così Berlusconi si mangia una fetta del tempo della Bce. Segue Umberto Bossi che sempre più spesso “pernacchia”. L’aumento dell’età pensionabile, la fine delle pensioni di anzianità, le donne non più in pensione a 60 anni: su tutto questo Bossi “pernacchia”. Tutto questo nella manovra non c’è e a Confindustria, Bankitalia, Bce e Pdl che qualcosa di tutto questo vorrebbero nella manovra ci fosse, Bossi “pernacchia”. Pernacchiando di valle in monte, così Bossi consuma il tempo della Bce.

E i sindaci della piccola e grande Italia mobilitano: non vogliono Comuni accorpati, inventano “principati”, organizzano proteste e marce. E non vogliono tagli alla spesa. Sotto il segno “tagliate qualcun altro” sono sicuri di vincere. Li appoggia la Lega, li sostengono il Pd e la Cgil. Tutti in coro erodono il tempo della Bce. Le Province resistono, coraggiosamente e orgogliosamente resistono. Le Regioni si ergono a baluardi. Bersani inventa una tassa sugli ex evasori, forse ancora non tanto ex, che ha il solo difetto di non poter essere riscossa. La Camusso organizza uno sciopero litigando con Bonanni e Angeletti. Bonanni e Angeletti litigano con la Camusso e Cisl e Uil finiscono qui. Angelino Alfano è contro la patrimoniale, gli fa “venire l’orticaria”. Però, forse, è per l’aumento dell’Iva. Ma Confcommercio non vuole e della sorte dell’Iva nessuno sa. Dei 45 miliardi annunciati sono in forse i 12 a carico dei governi locali, il governo fa sapere che “diminuiranno”. Sono in forse i quattro del contributo di solidarietà, cioè della nuova aliquota Irpef al 48 per cento sopra gli 80mila euro di reddito. Il governo fa sapere che sarà alleggerita dal “quoziente familiare”. Sono in forse i venti che devono venire dalla “delega sull’assistenza” o da nuove tasse, erano in forse anche prima. Un gigantesco “Forse” grande circa 35 miliardi su 45. Un forse che tritura il tempo della Bce.

Il Parlamento appare un formicaio di parole: chi corre a cambiare il contributo, chi propone l’Iva, chi scarica Regioni, Comuni e Province dal peso, chi annuncia di aver trovato il fantastico “taglio indolore”. Il tempo della Bce sta finendo, il tempo che la Bce ci ha dato lo stiamo sprecando.

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