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Manovra: tasse in polvere e galleggiare! Era meglio se la scriveva Bruxelles

di Mino Fuccillo |16 Ottobre 2013 13:24

Manovra: tasse in polvere e galleggiare! Era meglio se la scriveva Bruxelles (nella foto Enrico Letta)

ROMA – Due volte è sembrato ci fosse a un passo la crisi di governo e per due volte Enrico Letta ha avvertito il paese. La prima: “Se cade il governo l’Imu si paga”. La seconda: “Se cade il governo la legge di stabilità la scrivono a Bruxelles”. Il governo non è caduto, Letta ha scritto a Roma la legge di stabilità e, fatti serenamente i conti, era meglio pagare l’Imu ed era meglio che la legge la scrivessero a Bruxelles. Probabilmente era peggio anche la crisi di governo con quel che ne seguiva, ma questo non basta a trasformare in principe una legge-rospo.

Stiamo sempre ad Enrico Letta che le cronache raccontano soddisfatto di aver prescritto e impartito al paese una legge “ansiolitica”. Ansiolitica, il contrario di ansiogena. Insomma una cosa che seda e calma invece di una cosa che turba e sveglia. Per risultare ansiolitico e non ansiogeno Letta ha liofilizzato le nuove tasse, le ha somministrate in polvere. La legge di stabilità è infatti una polvere, un pulviscolo di tasse. Non vedi il sasso e il macigno perché non ci sono, sono polveri sottili ma tutte insieme, quando si posano tutte insieme, pesano come mattoni.

A proposito di mattone appunto. Per i proprietari di una sola casa nel 2014 la Trise, somma della tassa comunale su rifiuti e di quella comunale sui servizi, sarà per carta canta di governo “non superiore” all’Imu 2012 aumentata dell’uno per mille come aliquota di calcolo. Quindi sta al “buon cuore” e alle buone finanze dei Comuni quanto sarà la Trise. Quindi sarà quanto se non di più dell’Imu di prima sulla prima casa. Scrive il sito del Sole 24 Ore che se ne intende: “l’Imu non lascia, raddoppia, anzi triplica”. Perché sulla seconda casa l’Imu resta anche nel 2014 e si somma alla Trise che è la somma di Tari e Tarsi (rifiuti e servizi). Con l’impegno di governo a non superare in aliquota l’aggiuntina di un uno per mille. Quindi sulla seconda casa fino all’11 e passa per mille. A meno che i Comuni non vogliano intascare di meno…Vigileranno i Comuni, come Dracula vigila sui depositi del sangue.

Polvere fitta di tasse sulla casa, prima e seconda. Polvere di tasse anche sul risparmio: uno 0,5 per mille di più sulla tassa di bollo in banca. Polvere, tanta polvere di tasse sui redditi da pensione: indicizzati a pieno all’inflazione solo quelli fino a 1500 euro lordi (praticamente la pura sopravvivenza). Semi bloccati quelli da 1.500 euro lordi mensili a tremila lordi mensili (da 1.300 a 2.000 netti, considerati quindi una pacchia). Bloccate le pensioni d 3000 lordi in poi, quindi a quota 2.200 netti c’è la ricchezza. Rivalutazioni che non ci saranno negli anni a venire e che non torneranno mai nella vita retributiva dei pensionati. Polvere di tasse sul risparmio che negli anni diventa tempesta di sabbia sui loro redditi.

Polvere di tasse, anzi già ghibli che soffia su Roma. Qui, per i milioni che ci lavorano e vivono vige un’Irpef speciale con aliquote speciali. Alla aliquota Irpef che tocca in base al reddito ad ogni cittadino italiano la Regione Lazio aggiunge un 1,7 per cento e il Comune di Roma aggiungeva uno 0,9 per cento. Aggiungeva…ora aggiungerà un altro 0,3 r farà 1,2%. Somma Regione e Comune e avrai a Roma l’aliquota Irpef maggiorata del tre per cento. Tre per cento, tre euro ogni cento che guadagni, mica bruscolini. E Roma è proprio in questo la capitale d’Italia, il luogo che ci svela non solo che era meglio pagare l’Imu. Questo vale ovunque in Italia. Roma ci dimostra come e perché era meglio la legge di stabilità la scrivessero a Bruxelles.

Per i residenti e contribuenti a Roma la pressione fiscale è pesante, anzi enorme. E cresce senza interruzioni sotto i governi locali di centro destra e centro sinistra. Anche in Nord Europa la pressione fiscale è pesante, per certi versi anche in Francia e anche in Germania non ci scherzano. Ma per cosa si paga in pesanti tasse a Roma? Ci dicono in “servizi sociali”, per i “servizi sociali e ai cittadini”. Fosse così, pace. Ecco le mie tasse, ecco le nostre tasse anche se alte e crescenti. Ma a Roma il servizio sociale scuola è carente e chiede soldi ai genitori in ogni scuola. Il servizio sociale trasporti è pessimo, anzi vergognoso. La raccolta dei rifiuti è disorganizzata, saltuaria e la pulizia della città è miserabile. Le strade, i semafori, ogni infrastruttura grande e piccola non conosce manutenzione. Le società di servizio partecipate dalla mano pubblica sono inefficienti, ostili al cittadino e hanno con il cittadino cliente un rapporto che è quello dell’oste che annacqua il vino (vogliamo parlare delle bollette a Roma?).

Allora per cosa si pagano un mare di tasse a Roma. Cosa è che apre buchi di bilancio di miliardi di euro nelle gestioni regionali e comunali di ogni governo locale? Dice la Sanità. Certo, la Sanità. Ma nel Lazio la Sanità non è certo quella siciliana, però non è neanche l’Emilia. La Sanità a Roma non è da fuggire ma certo non è neanche eccelsa. E allora per cosa si paga, cosa pagano la polvere e il ghibli di tasse? Pagano soprattutto stipendi. Pagano la insopprimibile e incontenibile spesa degli stipendi che in diretta o indiretta erogano la Regione e il Comune . Direttamente a decine di miglia di dipendenti e dirigenti. Direttamente anche se non sembra a migliaia e migliaia di dirigenti e dipendenti delle società pubbliche e semi pubbliche. Indirettamente facendo “circolare” il denaro pubblico in commesse, lavori, appalti, insomma stipendi anche a chi apparentemente vive di impresa e non di pubblico stipendio.

Questo “kombinat” della spesa pubblica, del pubblico denaro è intoccabile dalla politica perché la politica lo rispetta, lo teme, lo blandisce. Sono una famiglia, sono la stessa famiglia. E’ un kombinat (termine usato per indicare il gigantesco grumo di interessi e poterti creatosi intorno al sistema di produzione sovietico) che a Roma pulsa ma vive e lotta in tutto il paese. Nessun governo, nessun partito ha mai pensato di toccarlo. Non certo Berlusconi che per fare altrimenti avrebbe dovuto essere la Thatcher  in pantalone e invece sapeva essere solo un Mussolini con la gonna. Non Monti che somministrava “ansiogeni”, annunciava assalti al kombinat ma mai mosse un passo forse anche per paura di restare da solo il giorno che avesse davvero comandato l’attacco. Non i governi antichi di Berlusconi che al kombinat lisciavano il pelo, non i governi antichi del centro sinistra che in quel kombinat avevano la loro base elettorale.

E neanche Enrico Letta si azzarda. Anzi Letta si complimenta e complimenta cerca per non aver turbato e disturbato. Con questa scelta, con questa manovra per tre anni di “galleggiamento”, Letta più che un De Gasperi in miniatura assume i contorni di un Goria light. Pochi ricordano chi sia stato Goria e quindi pochi leggeranno l’impressionante somiglianza politica e di intenti. Ma Letta chi è stato Goria lo sa e può capire. Decidere, scegliere, volere, teorizzare e legiferare per altri tre anni almeno di un’economia e società italiane che rispettano il “kombinat” della spesa pubblica è la cifra della legge di stabilità. Quindi era meglio se la scrivevano a Bruxelles, lì se ne fregavano dei “tavoli di compensazione” e al “Kombinat” toglievano almeno il dessert, non certo il pane e il companatico.

Fingere che otto/dieci euro al mese in più in busta paga sia l’inizio della soluzione delle questione salariale e sociale e l’avvio della ripresa economica e produttiva, liofilizzare le tasse, quelle di prima e quelle di nuove a sostegno, per pagarsi il kombinat nazionale, galleggiare aggrappato ai milioni di persone che formano questo kombinat della spesa pubblica. Questo è oggi per Letta la formula “ansiolitica”, questo è il governo Letta. Il miglior governo possibile, il meno peggio governo possibile? Il “Kombinat” è qualcosa di molto più grosso e vasto della “Casta“. Questo purtroppo M5S non lo vede. M5S coglie d’istinto la stortura del sistema ma è clinicamente ossessionato dalla questione soldi e portatore solo e soltanto della “soluzione” di chiudere bottega. Il “Kombinat” è più forte di M5S perché ci sono molti, anzi moltissimi elettori di M5S che socialmente fanno parte del “Kombinat”. E il “Kombinat” aggrega e compone, mentre M5S sfascia.

E allora che resta? Resta l’ipotesi Matteo Renzi. Il Pd non è il “Kombinat” ma la politica del Pd è oggi difenderlo il “Kombinat”. Non a caso il Pd è elettoralmente primo solo tra dipendenti pubblici e pensionati. Matteo Renzi davvero potrà là dove non hanno voluto, saputo e potuto i Berlusconi, i Prodi, i D’Alema e ora Letta? Oppure l’Italia “é” il Kombinat, milioni e milioni di cittadini raggrumati intorno alla intoccabile e incomprimibile “circolazione” del denaro pubblico da finanziare con tasse, in fiale, compresse o in polvere a seconda delle stagioni? Era meglio se  la scrivevano a Bruxelles

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