Monti, l’elettorato che non c’è. Moderati, l’illusione ottica della Merkel

Mario Monti e Angela Merkel (Ap-LaPresse)

ROMA – Mario Monti guida, candidato e premier dei moderati italiani, ma ci sono, quanti sono e cosa sono quando vanno a votare i “moderati” italiani? Sono i moderati italiani da tanto tempo un elettorato che non c’è e oggi, anzi domani a febbraio 2013 men che mai ci sarà.

Un’illusione ottica della Merkel e dell’Europa moderata e conservatrice.
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Illusione che consiste nell’abbaglio di poter separare in Italia l’elettorato di destra e quello moderato e soprattutto che alla fine, fatta la separazione, quella moderata risulti la fetta più grande e comunque una fetta di maggioranza nel paese.

Così non è, così non è mai più stato da quando non c’è più la Democrazia Cristiana, elettorato di destra ed elettore moderato si sono e sono stati fusi insieme da un ventennio di Berlusconi, di Lega Nord, di Fini e anche di casini tutti insieme solo fino a pochi anni fa. I moderati in Italia vanno al governo dal 1994 portandosi dietro come fedele compagna la destra, sia quella anti Europa tipo Lega, sia quella francamente e orgogliosamente neo fascista alla Le Pen, Santanché, Storace. I moderati in Germania, Francia, Gran Bretagna quando vanno a governare fondano la loro identità sul rifiuto di collaborare con al destra. i moderati in Italia, i cosiddetti moderati hanno fuso da tempo la loro identità di governo con la destra.

Non solo di governo, anche di cultura, ideologia, interessi: anche qui è intervenuta “fusione” tra i “moderati” e la “destra”. Fusione elettorale, fusione di speranze, aspettative, timori, tabù. Perché mai, come mai potrebbe l’ideal tipo dell’elettore di Berlusconi, quella massaia poco scolarizzata, quell’artigiano terrorizzato dal fisco, quel giovane affascinato dal mito del tycoon e della “botta che ti fa svoltare” votare domani per Mario Monti candidato e premier.

Nell’anno che Monti è stato al governo ogni sondaggio ha progressivamente segnalato che l’ex elettorato Pdl diventava ex perché non capiva e non condivideva il fatto che il Pdl permettesse l’esistenza del governo Monti. I furiosamente contrari a Monti nell’elettorato del Pdl hanno raggiunto la percentuale del 75/80%. Come si può pensare si convertano domani sulla via del moderatismo?

E poi cosa è questo moderatismo, come si distingue il moderato? Non è mica una questione di tono della voce e in politica moderato non è l’antitesi di esaltato. Moderato in Europa vuol dire una destra riformista, favorevole alle riforme dell’esistente conservando però equilibri, e squilibri, di ceto e censo. In Italia questa è “roba” mai vista, minestra mai mangiata: il riformismo di destra non esiste e soprattutto non esiste un elettorato disposto a sostenerlo. Vai a proporre riforme delle professioni o del commercio o di qualunque altro settore presidiato dalla rispettiva corporazione e l’elettorato che fu ed è del Pdl, di An e dell’Udc scappa. Quindi, scapperebbe anche da Monti candidato e premier.

Scapperebbe restando rifugiato in parte nell’astensione, scivolando in parte su Grillo, un po’ al Nord sulla Lega e premiando comunque una “ridotta della Valtellina” di un Pdl alla Santanché. Fatte quindi le debite sottrazioni, cosa resterebbe a Monti candidato premier, cosa gli resterebbe in termini di voto “moderato”? Certo un elettorato per Monti, pro Monti c’è: ceto medio alto, né proprio medio né proprio alto, professionisti, intellettuali e anche padri e madri di famiglia che ragionano o tentano di farlo sulla base del “beneficio differito”, cioè pago l’Imu oggi perché se non  la pago oggi rischio che domani la casa valga la metà. E anche i prudenti che cercano riparo e anche gli affascinati dalla tecnocrazia e anche chi si sente soprattutto europeo. Quanti? Quindici per cento, diciotto, venti?

Non di più perché per Monti non voterà l’elettore di sinistra e di centro sinistra, non il pubblico impiego che si affida a Bersani e alla Cgil, non gli studenti che vivono Monti come il cattivo dei cattivi, non i pensionandi per cui Monti è solo il fratello maggiore della Fornero. E neanche gli elusori fiscali, le grandi corporazioni delle professioni, i lavoratori autonomi, gli anziani e i giovani, le massaie e gli operai poco scolarizzati. Monti candidato premier potrebbe essere l’ombrello sotto cui prova a rifugiarsi il ceto politico che fu del Pdl. Ma quell’elettorato non seguirà. Perché, semplicemente, l’elettorato moderato in Italia è un elettorato che non c’è. Che non lo sappia la Merkel passi, che lo dimentichino anche solo per un paio di giorni tutti i giornali e telegiornali italiani, meno.

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