Perché Napolitano no e Rodotà sì? Lotta dura all’inciucione… E alla realtà

ROMA – La parola d’ordine che correva nelle piazze, sui blog, in tv, al telefono, a voce, fin dentro le sedi del Pd occupate  o ovviamente sui cartelli del MoVimento era: “Perché Rodotà no?“. Bella domanda, cui nessuno finora se l’è sentita di fornire risposta esauriente. Esauriente non vuol dire convincente, quindi eccola, anzi eccole le risposte alla domanda: Perché Rodotà no?”.

1) La domanda ha angosciato, percorso, intrigato, smosso, indignato non “il” popolo ma un pezzo di popolo. Stefano Rodotà è stato il candidato presidente della Repubblica di M5S, movimento politico che ha raccolto alle elezioni il 25% dei voti. Successivamente anche di Sel che alle stesse elezioni ha raccolto tra il 3 e il 4 per cento. E anche di una parte non misurabile del Pd, non misurabile ma minoritaria. Diciamo a spanne, indebitamente applicando alla elezione del capo dello Stato quel che ancora non c’è e cioè l’elezione diretta, Rodotà è stato il candidato del 35% abbondante degli elettori. Non era, non è mai stato il candidato del restante 65%. La prima risposta al perché no è qui e chi la disconosce confessa, ammette, reclama, rivendica che il suo voto, la sua parte “vale” di più di quella degli altri. Vale di più perché…perché è la sua, perché l’unico popolo vero e che conta è il suo.

2) La domanda è stata rivolta, anzi sbattuta in faccia ai parlamentari del Pd: perché non votate Rodotà? Qui la risposta del perché no va data con argomenti e parole made niente meno che in Grillo. A sui tempo Grillo ha spiegato, detto e rivendicato: se qualcuno ha votato M5S pensando che avremmo votato un governo Bersani o di qualunque altro del Pd, allora “ha sbagliato voto, non doveva votare noi”. Ecco, come lucidamente spiega Grillo, non si vota un partito che poi si squaglia in un altro partito. Per quanto incredibile possa sembrare a quelli che domandano perché no Rodotà ci sono milioni di persone che hanno votato Pd non per fare un governo con Grillo, anzi l’hanno votato il Pd per non fare un governo con Grillo.

3) E si arriva alla terza riposta: Rodotà no perché Rodotà significava il governo con Grillo. E questo governo, l’Italia con Rodotà presidente della Repubblica, M5S al governo, il Pd festoso al rimorchio la si può legittimamente sognare e immaginare e volere come il paradiso e l’altro mondo finalmente possibile. Ma la si può altrettanto legittimamente temere, avversare, immaginare come un breve Purgatorio con rapido sbocco all’Inferno. Allo stato, alla conta, allo stato di tutte le conte democratiche  elettorali e parlamentari, quelli di questo secondo tipo sono di più, quelli del governo Grillo-Pd sono i meno. Saranno ciechi, sordi e anche infami, ma sono i più. I democraticissimi Grillo, Rodotà e altri farebbero cosa utile se ricordassero di essere, almeno per ora, i meno.

4) Intorno al nome di Rodotà è stato in fretta costruito un culto. Lo invocavano in piazza persone che fino a ieri neanche sapevano chi era. Veniva portato in ostensione come la “volontà del popolo”. Non sono, diciamo così, procedure democratiche. Rodotà, lui in persona c’entra poco, altra è la responsabilità di M5S. Una delle idee più nobile e affascinanti, quella dell’uomo nuovo socialista e comunista, ci ha messo alcuni decenni a diventare la negazione dell’umanità sotto forma di regimi oppressivi. Fascismo e soprattutto nazismo hanno fatto più in fretta a evolvere da movimento di massa a dittatura assassina, ma è pur sempre stata questione di anni. Venendo a cose di molta minor entità, il mitico ’68 ci ha messo un decennio per farsi costume al 99 per cento e terrore all’un per cento. Invece il “grillismo” è veloce, rapido, fulmineo: in 24 ore ha mostrato mutazioni cangianti e sveltissime: opposizione parlamentare, marcia su Roma eversiva sotto l’effigie di Rodotà, retromarcia di responsabilità, nuovo conato solo verbale di eversione, il la Repubblica “è morta”. Con questo partner è legittimo che molti, i più, non vogliano fare né un presidente della Repubblica e neanche un governo. Governo con Grillo, non a caso questione sulla quale lo stesso Rodotà glissa, eccome se glissa, nel nervoso, secco e rancoroso epistolario con Eugenio Scalfari.

Quattro perché del perché no a Rodotà. Ma non bastano. Oltre a non convincere un italiano su tre e forse qualcosa in più, i quattro perché no a Rodotà non risolvono il problema, la domanda simmetrica del perché sì a Napolitano. Anzi, dire no a Napolitano vuol dire oggi dire No niente meno che allo “Inciucione”, il mostro che ci sovrasta e divora: il governo Pd-Pdl, il governo con Berlusconi e pur con quello che resta di Monti. Quale cittadino di sani principi e robusta coscienza può volere questo? Non è dato saperlo, mettiamo siano tanti, mettiamo siano i più, la maggioranza. Se sono di sani principi e robusta coscienza hanno allora da chiedere una cosa sola: che si torni a votare. Se lo fanno sono credibili, più che credibili.

Se però non lo fanno, se non chiedono il ritorno al voto, allora legittimano il dubbio che l’avversione non sia di natura etica, che “Inciucione” sia un magnifico modo per occultare, dissimulare, nascondere anche a se stessi ciò che davvero si teme. E di che cosa si ha davvero paura, terrore? Contro che cosa strenuamente si lotta in Italia ormai da qualche anno? Contro la realtà. Un governo italiano, sia pure impastato di Spirito santo e votato dalla Rete, può andare in Europa e può presentarsi ai mercati. Che non saranno cattivi e crudeli, neanche se il presidente del Consiglio fosse Vito Crimi. Europa e mercati ci diranno: volete allungare, posticipare il pareggio di bilancio dal 2013 al 2014, al 2015? Beh, insomma, si può fare. Capiamo: con tutti quei disoccupati…Volete restare ancora qualche anno in deficit per poter spendere per l’occupazione e la tecnologia? Sediamoci, facciamo conti e patti… ma si può fare. Ad una sola condizione: che non ricominciate ad essere l’unico Paese senza una tassa sulla casa, che non vi inventate tante eccezioni alla pensione a 65 anni da ricominciare ad andarci tutti 5 anni prima, che non ricominciate a spendere e spandere come prima.

Ed è questo il grande terrore, il grande nemico contro cui lottare: il non poter ricominciare come prima. Contro questo nemico si batte Berlusconi. Contro questo nemico si batte Grillo. Contro questo nemico si batte Vendola. Contro questo nemico si batte Maroni. Contro questo nemico si battono i i vecchi della Cgil e della Cisl e i giovani Pd del perché Rodotà no… Tranquilli, se fanno un “inciucione” di governo sarà sempre poca cosa rispetto all’altro, enorme, condiviso e iperdifeso “inciucione” che ci governa davvero, anzi altro che ci governa, questo è “l’inciucione in cui siamo tutti in Rete”.

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