Sindaco di Nocera, popolo tifoso a Sky, 70 mila ultrà… l’unica è arrendersi

Manlio Torquato
Manlio Torquato

ROMA – Ascolti Manlio Torquato, sindaco di Nocera Inferiore, mentre dice che si è trattato di “disobbedienza civile incruenta”, lo senti premettere che “Nocera ha grandi tradizioni, è stata città anche prima di Salerno”, lo segui con udito attento mentre ci tiene a precisare che lui non ha buoni rapporti con l’estremismo tifoso (figuriamoci se ce li aveva) e per un attimo pensi che è un sindaco strano, molto fuori dalle righe e alquanto fuori dal mondo. Lo pensi solo per un attimo, un attimo dopo ci ripensi e ti rendi conto che Manlio Torquato è il sindaco standard di ogni Comune e comunità italiani, che lui sta nelle righe e nei toni dello spartito nazionale e che lui è cittadino pieno e omogeneo del mondo che c’è.

Lo confermano i cittadini-popolo-gente-tifosi di Nocera intervistati da Sky. Di ogni età e professione e look (quasi tutti maschi, mancano dalla rassegna le donne ma qui è tradizione) sono tutti concordi. Dicono che c’è stato uno “Stato”, in questo caso la Lega Calcio e il Ministero degli Interni in associazione persecutoria che ha emesso ingiusta e soprattutto offensiva sentenza: quel divieto ad andare in trasferta sulle tribune e curve dello stadio Arechi di Salerno. Dicono che quel divieto, e soprattutto obbedire a quel divieto, era oltraggio all’onore. Dicono proprio “onore”. Non della tifoseria, della squadra. Intendono “onore” della città, onore dei 40 mila e passa abitanti.

Per “levarsi lo schiaffo dalla faccia”, come dicono da queste parti non c’era che respingere l’oltraggio inflitto dallo Stato. E quindi impedire che lo Stato che offende l’onore avesse soddisfazione. Imporre allo Stato il “rispetto” per Nocera. Questo obiettivo era da raggiungere e dicono è stato raggiunto nel consenso generale. Infatti qualcuno ha affittato e pagato un aereo con lo striscione del “rispetto”, qualcuno ha stampato e fatto indossare ai giocatori della Nocerina la maglia con la scritta “rispetto”, qualcuno ha convinto dirigenti, società e giocatori che quella soddisfazione allo Stato provocatore non andava data.

E infatti i giocatori hanno finto infortuni, l’allenatore ne aveva già cambiati i tre possibili in due minuti, un dirigente a cosa fatta alle tv diceva con aria sfottente e orgogliosa: “Sono scesi in campo senza riscaldamento, ecco perché si sono infortunati”. Tutta Nocera è orgogliosa di come ha restituito lo schiaffo allo Stato: Pino Alfano, assessore allo sport, faceva parte della missione mandata, andata a convincere società e giocatori e a domanda risponde: “Sì, lo rifarei”.

Calcio, cronaca nera, cronache criminali, cronache scandalistiche? No, né gioco del calcio e neanche cronache di criminalità e neanche cronache che “criminalizzano” come pure piace dire oggi a quelli di Nocera e ieri o domani a quelli di qualunque altro pezzo d’Italia fotografati nel loro orgoglio ribelle anti Stato, anti regole, anti qualsiasi cosa che non sia la propria identità di tribù. Né sport né nera, ma cronaca politica pura. Decenni di insegnamento e pratica secondo le quali ogni regola generale è una fregatura da aggirare, decenni di cultura secondo la quale è bravo e valente e valoroso e anche stimabile chi incarna e guida l’aggiramento, decenni di sputacchi e pernacchie allo Stato in tutte le sue incarnazioni, tranne quella in cui distribuisce soldi, hanno prodotto una, cento, mille Nocerina. Anzi cento, mille, diecimila comunità alla Nocera Inferiore.

Politica pura, pura cronaca politica. Con l’aggiunta di un classico problema di governo: gli ultrà censiti dal Ministero degli Interni, quelli che dovevano esser messi sotto controllo con la tessera del tifoso (utile solo a complicare la vita a un cittadino normale che vuole andare allo stadio), quelli che delle curve e dei dintorni degli stadi fanno terra “delegificata”, cioè dove non vale altra legge che l loro, quelli che allo stadio e dintorni hanno come nemico principale lo Stato in ogni sua forma, quelli che con metodo e mezzi talvolta mafiosi dicono la loro nel giornalismo sportivo e nelle società di calcio…sono 70 mila. Niente e nessuno può controllare davvero 70 mila persone e minacciare un simile esercito con Daspo (divieto temporaneo di accesso allo stadio) è come affrontare un rapinatore con una linguaccia.

Quindi, cultura politica e civile del paese alla mano, tenuto conto degli orgogli di comunità, del rapporto stretto e contiguo del ceto politico con il sentire popolare e della imponente quota organizzata di ultrà, non resta che arrendersi. Arrendersi a chi è più forte, culturalmente, numericamente, organizzativamente. Manlio Torquato è un poeta del mondo che c’è, arrendiamoci. Si arrenda lo Stato che ormai ha perso, non allo stadio e non a Nocera, ma nella politica e nella cultura. Magari, arrendendoci, non si potrebbe andare allo stadio senza previa esibizione di documenti, chek point burocratici e impedimenti per famiglie, bambini e benintenzionati? Andarci a nostro rischio e pericolo ovviamente, esonerando lo Stato da ogni responsabilità.

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