Ottobre, l’euro si impicca ad Atene. All’albero nano di 8 miliardi

ROMA – Era luglio e i paesi dell’Unione Europea decisero che da allora in poi ci sarebbe stato un fondo “Salva Stati”: 450 miliardi miliardi circa di euro per rispondere con prontezza e contanti a guai finanziari del tipo “greco”. Ed i primi a veder arrivare un bel po’ di questi miliardi sarebbero stati appunto i greci, quindi tutti più o meno tranquilli: l’euro è difeso, difeso dall’Europa. E’ settembre inoltrato ed alcuni Parlamenti nazionali, primo fra tutti quello tedesco ma anche l’austriaco e l’olandese, non hanno ancora votato e ratificato il versamento della loro quota di miliardi nel fondo “Salva-Stati”.  I 450 miliardi a difesa dell’euro ancora non si sono visti, sono ancora una buona intenzione. E la Grecia a metà ottobre avrà letteralmente finito i soldi in cassa, aspetta otto miliardi dall’Europa, altrimenti fallisce. La grande difesa dell’euro, il muro del fondo “Salva-Stati” crollerà perché manca il mattoncino di quegli otto miliardi? Forse l’euro si impicca ad ottobre, per otto miliardi ai greci.

Otto miliardi, pochissima cosa, appunto un mattoncino. Ma quel che manca o è di scarsa qualità è il “cemento” del muro. La Finlandia per mettere nel fondo “Salva-Stati” il suo mattoncino vuole garanzie in solido, come una banca che presta se chi deve ricevere accetta e subisce ipoteca. Gli olandesi e gli austriaci, ma non solo loro, dicono: se i finlandesi si fanno dare garanzie, ipoteche dai greci, allora le vogliamo anche noi. Peggio ancora, in Germania e non solo qualcuno dubita, fortemente dubita che sia un buon e utile affare mettere davvero in campo quei 450 miliardi. Un terzo della somma, più o meno, sarebbe per la Grecia. Ma la Grecia appare un pozzo senza fondo, un “paese con una economia con l’encefalogramma di un morto” secondo la definizione di uno degli economisti-ispettori inviati dall’Europa ad Atene per vedere se la Grecia può rianimarsi. Quindi qualcuno, più d’uno, calcola e pensa: sarebbero 150 miliardi buttati. E gli altri trecento che restano non basterebbero certo a “salvare” Italia o Spagna. Quindi il fondo “Salva-Stati” non salva, né la Grecia e neanche l’Italia o la Spagna. Meglio lasciar fallire la Grecia e tenersi i miliardi in cassa per salvare le banche dall’onda d’urto del default greco. Certo, si potrebbe, dovrebbe portare il fondo “Salva-Stati” da 450 miliardi ad una dotazione doppia, intorno ai mille miliardi. Allora sarebbe vero muro e muraglia. Ma gli elettorati dell’Europa del Nord non vogliono e i governi dell’Europa del Nord allontano da se stessi questo calice. Quegli otto miliardi alla Grecia sono solo l’ultimo anello di una catena che può strozzare Atene e alla quale può impiccarsi anche l’euro.

Americani e cinesi guardano gli europei che trascinano, avvolgono, svolgono la catena ma non la tagliano né la spezzano. Avvertono: con questa catena di sì, no, forse, domani…voi europei potete finire a impiccare la vostra stessa moneta unica. Avvertono non per altruismo o beneficenza, temono i danni per loro di un grande crollo dei mercati che seguirebbe al suicidio dell’euro. Che l’Europa possa “suicidare” l’euro ora lo temono tutti, a partire dalla Merkel che “conosce i suoi polli” in Germania. Lo temono i greci che però non sanno e non vogliono privatizzare davvero, non sanno e non vogliono davvero ridurre il numero enorme dei dipendenti pubblici. Lo temono i tedeschi che però sembrano temere di più di dover pagare la loro quota parte al fondo “Salva-Stati” oggi, per non dire agli eurobond domani. Lo temono gli italiani che però non sanno e non vogliono fermare la loro macchina della spesa pubblica e non sembrano in grado di far ripartire la loro macchina della produzione di ricchezza, tutti intenti a difendere quel che hanno. Lo temono tutti e quindi come azione concreta per evitarlo mettono finora in piedi scongiuri e preghiere tante, miliardi pochi. La formula perfetta per impiccarlo ad Atene questo euro, allbero nano di otto miliardi.

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