Le preferenze compagne, ultima invenzione del gauchismo ipocrita

Le preferenze compagne, ultima invenzione del gauchismo ipocrita
Le preferenze compagne, ultima invenzione del gauchismo ipocrita

ROMA – Stupirsi ormai è un po’ da…stupidi. Tali e tante sono state nel corso degli anni e degli anni… le prove e le contro prove dell’esistenza rigogliosa e forte di un gauchismo ipocrita e un po’ baro nel maneggiare il mazzo dei “valori”, di un gauchismo di fatto conservatore quando non impegnato in forme di petting spinto con la cultura reazionaria della natura primigenia e incorrotta, che stupirsi non è solo ingenuo, ormai è proprio stupido.

Eppure mi sono stupito. Per un po’, un lungo po’, ho stropicciato gli occhi, sgranato l’attenzione, pensato che no, così no, non poteva essere. Vedevo, stavo vedendo, vedo che Stefano Rodotà e onorabile consesso di costituzionalisti, tutti rigorosamente democratici per carità, e la sinistra del Pd, sinistra insomma quella che viene per linea diretta dai Ds, dal Pds, dal Pci e da lì è orgogliosa di venire, e Sel, quelli che vengono da Rifondazione e anche loro dal Pci, insomma i “rossi”, la “gauche” più “gauche” che c’è (o dice di esserci) ha scoperto che le preferenze sono “compagne”.

Compagne preferenze è l’incipit, l’asse e la conclusione di ogni mobilitazione, azione e dichiarazione della gauche à la gauche in materia di nuova legge elettorale. Ovviamente per “consentire al cittadino elettore di scegliersi il proprio rappresentante” o/e per “ottemperare al dettato della Corte Costituzionale” e comunque per non avere altro orrore di “Parlamento dei nominati”. Sublime sublimazione dell’ipocrisia.

Gli illustri costituzionalisti, i presentatori di emendamenti, i firmatari di appelli, i turbati nella coscienza e nella militanza a favore delle preferenze sanno perfettamente, non fosse altro che per averlo detto, documentato e dimostrato per buona parte della loro vita politica e professionale e pure professorale, che le preferenze elettorali sono l’anticamera, la culla, l’incubatrice, il talamo e spesso anche la palestra, la scuola e l’università dello schifo elettorale. Non il luogo e il mezzo dove il cittadino elettore sceglie il suo rappresentante ma il luogo e il mezzo dove si realizza alla perfezione il voto di scambio. Che potrà anche non essere reato (discretamente folle è dichiararlo tale, totalmente pazzesco è statuirlo come reato in una legge e poi promuoverlo come democrazia istituendo le preferenze in un’altra legge) ma certamente è la prima pietra della politica collusa, erosa, costosa, dannosa.

Tutta la gauche à la gauche sa perfettamente per averlo combattuto che il voto di preferenza nel migliore dei casi in Italia è voto di clientela e strumento di controllo del voto e per nulla strumento di libera determinazione della scelta elettorale. Tutta la gauche à la gauche sa che non a caso le preferenze non le ha nessuno o quasi in Europa. Domandati perché e avrai già la risposta.

Tutta la gauche à la gauche sa, e lo avesse dimenticato glielo ricorda l’articolo di Sebastiano Messina su La Repubblica, che l’alternativa alle liste bloccate, al “parlamento dei nominati” non è il “suk delle preferenze”. L’alternativa c’è e si chiama collegio. Collegio uninominale o collegio proporzionale, insomma il meccanismo elettorale che obbliga i partiti a presentare in ciascun collegio, sono istituiti apposta, se non i migliori candidati possibili almeno non i peggiori. Altrimenti si perdono voti. Tutta la sinistra che oggi penosamente celebra le preferenze come “compagne” lo sa.

Come sa che le preferenze, le compagne democratiche e progressiste preferenze, sono quel meccanismo di scelta popolare che ha prodotto ancora ieri, ancora dove sono in vigore e cioè nelle elezioni amministrative, i plebisciti di consensi  a tutti i Fiorito-Batman d’Italia.

Si può capire perché Grillo, M5S e il sentimento “grillino” applichino una memoria selettiva della volontà popolare e una lettura selettiva della storia politica d’Italia. Sono nati ieri, letteralmente non sanno. E non vogliono sapere. Per cui M5S ci spiega ogni giorno che un referendum cancellò il finanziamento pubblico ai partiti e che la Casta tradì e tradisce ancora quel referendum. Vero. E il referendum che cancellò a grandissima, plebiscitaria maggioranza le preferenze non era volontà popolare quella? Successe più o meno negli stessi anni, perché cari Grillo e M5S un referendum è sacro e l’altro chi se ne frega? Perché M5S  riguardo alle preferenze non sta al No referendario, anzi flirta con il Sì nonostante il referendum? Si può domandare, ma non ci si può stupire di M5S.

Stupisco invece della gauchè à la gauche , del suo affastellare argomenti ipocriti. Del suo farlo in maniera penosa, penosamente diligente. Del suo mobilitarsi per una causa pessima. Del suo travestire da sinistra una bandiera che della sinistra non è mai stata. Del suo ormai incontenibile riflesso del tornare, tornare, tornare sempre all’indietro. In politica, in economia, nei laboratori, nella scienza, nelle discipline umane. Stupisco perché sono stupido, non capisco. Qualcuno, commiserevole, mi compatisce e spiega: le preferenze non le vuole Berlusconi, quindi le vogliamo noi e così prendiamo due piccioni con una fava, il dispetto a Berlusconi e lo sgambetto a Renzi. Ah, che stupido, adesso ho capito.

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