ROMA – E’ fresca la notizia che altri 130 milioni lo Stato centrale getta nella fornace dei debiti di Roma Capitale. Poca cosa rispetto ai quattro miliardi di soldi statali già inutilmente spesi per le amministrazioni comunali di Roma. Poca cosa gli ultimi 130 milioni, però indicano una circostanza drammatica: non cambia nulla, si continua come prima, come sempre. Come prima e come sempre a ripianare, per motivi di ordine pubblico, sociale, elettorale il debito irrefrenabile e, come si dice a Roma, la spesa “a buffi”, cioè, in vernacolo, a debiti che qualcuno pagherà, un qualcuno che mai e poi mai sarà chi fa e contrae il debito.
E’ calcolo fresco quello che conteggia dieci euro a testa, dieci euro per ogni cittadino italiano, dieci euro ciascuno ogni anno per ogni anno dal 2009. E’ questa la “tassa Roma” che ciascun italiano paga, che ciascun italiano versa. Versa non ai romani che per conto loro pagano le più alte tasse locali, le più alte addizionali regionali e comunali d’Italia (e la Regione di Zingaretti con tranquilla sfacciataggine ha deciso di aumentarle, vedi Irpef 2015). Ciascun italiano versa da anni una “tassa Roma” a…
A chi? Ai servizi pubblici della Capitale? Alla società del trasporto pubblico, l’Atac, quella che in dieci anni mai ha chiuso in bilancio in pareggio, quella che ha fatto passivi da un miliardo, quella che incassa dai biglietti un terzo di quanto incassano dai bus a Londra, Madrid o Parigi? Il trasporto pubblico a Roma: una tragica barzelletta. Lento come bradipo, raro come la tigre bianca, sporco come una ranocchia nel fango. Improbabile, irritante, prepotente.
Roma, città senza manutenzione: nelle strade colme di buche, nelle piante abbandonate a se stesse, nella raccolta, si fa per dire, episodica e insufficiente dei rifiuti. Roma, città in decomposizione da mancata manutenzione. Roma, dove i servizi pubblici sono pessimi, pessimi soprattutto quelli gestiti da Comune e Regione.
Dunque la “tassa Roma” che tutti gli italiani pagano non è esosa o ingiusta, è prima di tutto inutile. Non serve a pagare a piè di lista un Welfare troppo generoso o male organizzato, non è il sovra prezzo di uno Stato sociale, magari troppo sociale. Quei miliardi, quei milioni non servono a far vivere a Roma in maniera decente e civile i romani.
Il Comune che da decenni incassa i proventi della “tassa Roma” sotto forma di finanziamenti statali extra (e che extra) da decenni fabbrica solo deficit. In effetti sta lì fondamentalmente per questo: fare debito e spargere soldi. Spargere soldi che possano essere afferrati al volo sì dai ladri di Mafia-Capitale. Ma anche da manager, professionisti, cittadini, impiegati, operai etc etc che mafiosi non sono e neanche criminali e neanche disonesti. Però di denaro pubblico gettato dalla finestra campano.
Questo Comune è un fallimento da molti anni. E’ un Comune che va dunque fatto fallire. Fatto fallire e non aiutato con nuovi soldi di Stato. Il passaggio da Rutelli-Veltroni sindaci ad Alemanno sindaco e poi Marino mostra molte differenze. Differenze sia nella qualità dell’amministrazione che nella quantità della corruzione. Ma una cosa resta identica, tale e quale sotto ogni sindaco: l’idea e la pratica secondo le quali rima si spende (e si spande) e poi qualcuno (lo Stato, il contribuente) paga.
Questa idea e questa pratica sono l’inseminazione artificiale della corruzione e della mafia (ammesso e non concesso che corruzione e mafia non ce la facciano a nascere anche per vie naturali…). Questa idea e questa pratica dell’avere insieme miliardi e miliardi di deficit e di sussidi con cui fare miliardi e miliardi di deficit per poi avere miliardi di sussidi sono la fonte, la culla e il forno in cui lievita il peggio del peggio.
Il peggio del peggio: il peggior deficit, le peggiori tasse, i peggiori servizi e pure Mafia-Capitale. Quindi non è il caso di scioglierlo per mafia il Comune di Roma. Non ce ne sono le condizioni giuridiche e, soprattutto, non servirebbe a nulla. Anche sciolto per mafia il Comune andrebbe prima o poi ricomposto. E si ricomincerebbe come prima, come sempre. E così sarà fino a che qualcuno non avrà spezzato il meccanismo, la catena di soldi pubblici in mano a pubblici irresponsabili.
Il Comune di Roma va fatto fallire, solo così si spezza la catena. Comune fallito, precondizione necessaria per chiudere davvero le mille e mille società partecipate dove si studia e si fatica e si perfeziona la caccia alla sovvenzione. Comune fallito, precondizione perché si disperdano le tribù dell’assedio e dell’accattonaggio e del ricatto e della rapina con destrezza. Tutte le tribù sociali accampate, in gran comodità, intorno ai soldi del Campidoglio. Comune fallito, precondizione perché i trentamila e passa dipendenti non perdano il lavoro ma lavorino davvero. Comune fallito, precondizione perché i cittadini comincino a dirsi la verità e perché i partiti siano bloccati nel minuetto-valzer delle ipocrisie.
Comicamente ipocrita Berlusconi che chiede lo scioglimento dopo che il suo partito, la sua gente, il suo sindaco hanno fatto e fatto fare carne di porco. Ipocrita da far venire l’orticaria il Pd che ora si arrocca e si aggrappa a Marino sindaco. Marino, sindaco “marziano” e probabilmente onesto, comunque fuori dai circuiti classici delle “mafie” cittadine. Onesto ma incapace. Confusionario, presuntuoso, improbabile amministratore di una città che non amministra. Marino, sindaco probabilmente onesto che nulla fa o nulla sa fare per fermare almeno la decomposizione urbana e nulla ha fatto e nulla ha intenzione di fare per fermare la macchina mangia soldi che è il Comune e la vita pubblica di Roma.
Macchina mangia soldi il cui pieno funzionamento quasi chiama come naturale conseguenza la corruzione e le mafie. Un terribile e tremendo danno collaterale. ma collaterale appunto. Il danno da sterminio della convivenza sociale è quel sistema che garantisce come detto il peggior debito, le peggiori tasse, i peggiori servizi e tutto insieme. Che poi ci siano anche i peggio ladri…
Stavolta ha quasi ragione M5S, quasi perché insegue l’inutile e impraticabile scioglimento del Comune per mafia e quindi il vantaggio elettorale che ne potrebbe venire al MoVimento. Quasi perché non arriva a dire che il Comune di Roma dovrebbe fallire. Forse anche M5S pensa che far fallire il Comune non si può perché troppa gente prenderebbe paura e perderebbe vantaggi?
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