Savana dei soldi: banche predatori pazzi e niente gazzelle innocenti

ROMA – Basta fermarsi davanti a un bancomat ed essere parte di una piccola fila per respirare l’astio verso le banche che galleggia nell’aria. Astio, niente di meno perché è più, molto di più di una protesta. Astio, niente di più perché è meno, molto meno di un rigetto. Astio che monta, come panna montata fatta crescere con il mestolo del gassoso luogo comune. Astio che poggia su una robusta rete di esperienze negative da cliente. Astio che è una delle forme correnti di quello che è ormai un comune sentire. E si risentono infatti alla fila di un bancomat frasi e concetti pronunciati ed esposti come fossero nuovi di zecca mentre invece, nella totale inconsapevolezza di chi li ripropone, hanno una lunga storia, spesso una pessima storia.

Contro il banchiere affamatore del popolo e sempre ritratto in tuba e marsina erano i manifesti dei comunisti di inizio secolo scorso. Era giusto e comprensibile sentimento di popolo additare il banchiere come “nemico di classe”, lui opulento e pingue, il popolo macilento e povero. Contro le banche erano e sono i comunisti, un secolo e passa fa per ragione e azione politica, i comunisti di adesso per pigra inerzia culturale e per istinto “ereditario”. Era un’interessante idea il comunismo che tra l’altro, molto tra l’altro, smontava il sistema finanziario capitalistico. Purtroppo si è visto come è andata a finire, dove si andava a finire smontando tra l’altro, molto tra l’altro, il sistema capitalistico del credito.

Ma nell’avversione alle banche i comunisti non arrivano primi e non sarebbero rimasti gli ultimi. Contro le banche per secoli c’era stata la Croce, quella cristiana, in particolare cattolica. La Chiesa cattolica per secoli aveva condannato e avversato. Poi si era adeguata, all’occorrenza fatta banca anch’essa. Ma il sospetto culturale cattolico verso l’attività bancaria non è mai svanito. Talvolta carsicamente riappare nella predicazione, molto meno nella pratica. Contro le banche da secoli c’era e c’è la mezzaluna, quella della fede islamica. Con non poche contorsioni e ambiguità anche l’Islam, anche quello più radicale, con il sistema della finanza è poi venuto a patti.

Molto nella sostanza, poco nella forma. E contro le banche erano e sono i movimenti anarchici. E contro le banche tuonavano il fascismo e il nazismo, salvo farsi finanziare dai banchieri per arrivare al potere e ricambiare poi le banche per il sostegno ricevuto. Comunque la propaganda nazista e fascista sempre fu anti- banche. La Tuba, la Croce, l’Islam, la Svastica e il Fascio: è vasto, variegato e pessimo l’album di famiglia della ostilità verso le banche. Nulla di particolarmente nuovo e poco di particolarmente buono c’è nell’astio verso le banche. Sentimento che ad secoli è spia infallibile di istituzioni e movimenti politici reazionari, autoritari e anche sensibilmente irrazionali.

L’astio anti banche dimentica e omette che senza il sistema della finanza, quel sistema per cui si raccoglie e si remunera il denaro di chi ce l’ha e lo si presta facendoselo pagare a chi il denaro non ce l’ha, tutti gli “astiosi” non avrebbero acquistato una casa per mezzo di un mutuo, aperto un’impresa o un negozio per via di un finanziamento, comprato una macchina a rate.

La mostruosa lievitazione delle attività finanziarie nel mondo, giunta a movimentare una “ricchezza” pari a otto volte il Pil mondiale, non è tutta nelle tasche dei banchieri e non muove solo i loro profitti. Mezzo e più mondo consuma e spende anche grazie a quella lievitazione: gli strumenti finanziari valgono otto volte di più di tutta la ricchezza materiale che il mondo produce. Di conseguenza, già proprio di conseguenza intere popolazioni soprattutto in Occidente da decenni consumano, spendono, vivono e si indebitano più di quanto non consentirebbe loro la ricchezza materiale prodotta: chiedere ai pensionati americani da dove arrivano i soldi delle loro pensioni.

Ma la “rana” delle banche si è gonfiata fino ad esplodere e da quattro anni i “cocci” sono nostri e questo ha prodotto una contemporanea versione dell’astio popolare. Perché ripianare e sostenere con i soldi pubblici, cioè dei contribuenti, la bulimia finanziaria del sistema del credito? Hanno fallito? Falliscano! Perché mai salvare le banche e con i soldi nostri? Il perché è drammaticamente evidente anche se nessuno lo vuol vedere: se dal 2008 in poi si lasciavano fallire le banche, a quel bancomat in fila non ci sarebbe stato l’astio ma la disperazione. Se i governi avessero lasciato fallire banche e finanziarie, a centinaia di milioni saremmo rimasti letteralmente e non figurativamente senza un euro, un dollaro o una sterlina in tasca. Le banche “dovevano” essere salvate dai governi. Per sopravvivenza, non tanto delle banche e dei governi, ma per sopravvivenza della gente.

Ma le banche, è esperienza comune e consolidata, fanno di peggio e di intollerabile. Rifilano ai clienti la merce finanziaria avariata. Non a rischio, attenzione. A rischio sarebbe nelle regole del gioco. No, barano e vanno fuori delle regole del gioco: rifilano merce avariata e sanno purtroppo quello che fanno. Lo scandalo, l’intollerabile scandalo non è che trattino i clienti da muppets, da “pupazzi” come denuncia Greg Smith, il “pentito” di Goldman Sachs. Lo scandalo è quel che Vittorio Zucconi legge e racconta: il commento sul Washington Post di Whitney Wilson, amministratore a Wall Street di un fondo da due miliardi di dollari: “E’ come scoprire che ci sono le prostitute a Las Vegas”. Sì, ci sono le prostitute a Las Vegas ma non tutte diffondono malattie e soprattutto nessuna sarebbe legittimata a farlo.

E non tanto per buon cuore o correttezza etica ma perché altrimenti i clienti contagiati si ammalano e muoiono. E con loro si ammalano e muoiono gli affari. Nella savana dei soldi il problema non è che le banche abbiano il ruolo dei predatori, questa è “natura”. Il problema è che in natura leoni e leopardi abbattono zebre, gazzelle e bufali vecchi o imprudenti che comunque sopravviverebbero poco. Se abbattessero, se i predatori potessero abbattere gli esemplari sani, in forze e prolifici in breve tempo il gregge delle prede andrebbe in rovina demografica e il branco dei predatori lo seguirebbe nell’estinzione per fame. Oggi le banche e le istituzioni finanziarie troppo spesso sono “predatori” come devono essere ma predatori impazziti e incoscienti. In questo vanno fermati, per sopravvivenza comune e generale, proprio come per sopravvivenza comune e generale dovevano essere salvate dal fallimento e chiusura.

L’altro guaio, minore ma pur sempre grosso guaio è che nella savana dei soldi non esistono gazzelle innocenti. Chi investe in strumenti finanziari di fatto non accetta il rischio connesso e connaturato con l’investire. L’opinione pubblica, i clienti rivendicano l’invulnerabilità del proprio investimento e reclamano dalle banche e dagli Stati e dai governi un mondo di favola dove tutti gli investimenti sono sempre e comunque garantiti nel guadagno che portano. Esistesse in “natura” un simile mondo di favola l’umanità avrebbe scoperto un sistema in cui alla lunga tutti arricchiscono, sempre e comunque. Allora non ci sarebbero banche e finanza e i bancomat distribuirebbero ogni giorno a tutti adeguata e crescente razione di denaro. Neanche un sogno, un delirio onirico, eppure a milioni e milioni lo coltivano come fosse realtà.

E veniamo dal generale allo specifico, specifico dei nostri giorni, del nostro governo, Parlamento e banche. Se si obbligano tutti i pensionati ad avere l’assegno pagato non in contanti ma in moneta tracciabile, allora il conto corrente in banca deve essere gratuito. Ma solo il conto corrente e nessuna altra operazione deve essere gratis su quel conto se non l’accredito e il ritiro della pensione. E questo deve valere solo per il pensionato mono reddito, che ha appunto di reddito solo la pensione. Altrimenti si deve dare il conto corrente gratis a chi ha una pensione da 1.500 euro al mese, migliaia di euro al mese di reddito da altre attività e la proprietà di una casa che affitta? Con questi limiti e garanzie, se alla banche non piace, peggio per le banche.

Poi c’è l’altra questione: un fantasioso e in fondo sciocco voto parlamentare ha stabilito come “nulle” le commissioni bancarie ad esempio sui “fidi”. Cioè se la banca mi concede un “fido”, cioè di spendere soldi che non ho e se questo mi costa un tasso di interesse pattuito, se poi io non rispetto il patto e vado oltre i limiti del “fido” la banca deve continuare a lavorare con me gratis. Questa è pura follia. Lo sanno tutti. Ma nessuno lo dice con chiarezza, anzi nessuno può intestarsi questa frase. Perché c’è quell’astio alla fila del bancomat. Nella savana dei soldi i predatori sono impazziti e le gazzelle innocenti sparite: grossi guai a “Money Town”.

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