Teatranti d’Italia uniti e attenti: l’uomo nero è quello serio

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 14 Novembre 2011 - 14:54 OLTRE 6 MESI FA

Giuliano Ferrara al Teatro Manzoni (Lapresse)

ROMA – Teatranti di tutta Italia unitevi…e state attenti: qualcosa di subdolo e maligno minaccia l’industria e l’arte dello spettacolo di arte varia. Qualcosa che era stato espulso, sepolto, bandito. Niente meno che la serietà, il nemico mortale dello show. Show di arte varia con i suoi Teatri Stabili in Parlamento e in televisione, su tutte le reti. Show dal cartellone eterno e replicato ogni giorno da anni sui quotidiani.

Teatro puro, roba da Zelig-Off, Giuliano Ferrara nell’imitazione del cittadino cinese che ferma i carri armati diretti a Tien-An-Men. I “carri armati” cui Ferrara frappone il petto sono gli “Spread”. Teatro e sketch di derivazione tardo dannunziana. Teatro puro era stato appena l’altro ieri il Silvio Berlusconi dei “ristoranti tutti pieni”. Teatro il Maurizio Gasparri dei “Teppisti che assediano il Quirinale”. E teatro, commedia dell’arte, dell’arte ignorante più che ingenua, l’equiparare il 12 novembre delle dimissioni di Berlusconi al 25 aprile della sconfitta e fuga della dittatura fascista. Teatro, anzi fescennino, equiparare nelle cronache piazza del Quirinale che fischia Berlusconi a piazza Tahrir che caccia Mubarak.

Teatro ogni sera in televisione di ugole rauche e gote gonfie. Teatro il complotto demo-pluto-bancario. Teatro la festa della liberazione dal Pdl nel giorno in cui si inneggia a un governo che, se non lo vota il Pdl, neanche c’è. Teatro di pupi e marionette nei talk-show, teatro in Parlamento con le ministre vestite di nero che insieme fa prefica dolente e anche sfina. Teatro di piazza con i coristi che gridano: “A San Vittore”. Teatro di cortile con i figuranti che davanti al cortile di Palazzo Grazioli contro gridano: “Silvio ti amiamo”. Teatro, anzi sceneggiata a parti fisse: “u malamente”, “i traditori”, “gli uomini neri”, i “popoli colorati”. Teatro di Palazzo e teatro di costume: non c’è deputato che non partecipi e non c’è mamma che non gridi al futuro ucciso dei figli “pezzi di cuore” ogni volta che si minaccia, niente meno, che di aprire un cantiere.

Teatro in cui son tutti pubblico e insieme attori. Teatro recitato e raccontato. L’altro giorno Mario Monti è uscito a fare una passeggiata. I giornalisti raccontatori gli chiedevano, lui ha detto: “Bella giornata”. Due parole per dire che non c’era ovviamente nulla da dire. Due parole che sono state trasformate nel primo titolo di giornata per molte ore. Avesse detto, sotto la pioggia, “piove”, avremmo titolato “Governo con l’acqua alla gola”. Una volta, neanche tanto tempo fa, era una barzelletta autoironica del giornalismo politico: facciamo dire a uno che conta “fa caldo” e titoliamo “governo sulla graticola”. E’ diventata realtà, recensione permanente del teatro permanente.

Poi arriva uno normale, niente di che. Uno che normalmente alla domanda su quando i ministri, quali i ministri…risponde: “Per far presto e bene appunto vado a lavorare”. Per reagire a tale oltraggio serioso, per digerire niente meno che una normale serietà, la Grande Compagnia Teatrale si affretta a inventare il Mito, il Personaggio dell’Uomo Eccezionale. Incredibile: ha viaggiato in treno e con un trolley per bagaglio. Insolentemente incredibile l’esser seri inquina e minaccia il Teatro e i teatranti. Confusa ma fiduciosa l’intera Grande Compagnia con i suoi Teatri Stabili e i suoi palcoscenici di studio e di strada si augura che sia “una moda passeggera”. Altrimenti toccherà esser seri, no, questo proprio no: la serietà farebbe in Italia più disoccupati dei sub-prime.