ROMA – Pierluigi Bersani, uno dei pochi seri su piazza, le primarie meriterebbe di perderle. Non perché i concorrenti siano migliori di lui in proposta e statura politica, ma perché ha sposato e resta anche fedele alla madre di tutti gli errori: l’alleanza con Vendola. Quanti sbagli ci sono in quel solo errore? Almeno una mezza dozzina.
1) Se ti allei con Vendola per forza di cose e logica sociale ti “disallei” da tutto quello che in Italia non chiama se stesso sinistra. Se ti allei con Vendola sei poi potenziale alleato della Federazione della Sinistra, di quel che resta di Rifondazione, dell’ecologismo iper politicizzato. Alleato potenziale, molto in teoria. Perché poi alla fine è dimostrato che questi voti, anche se relativamente pochi, da te al dunque non vengono e amano raggrupparsi attorno a lista alternativa oppure evaporare al fuoco della “delusione”. Peggio ancora con l’area dell’elettorato di Beppe Grillo: se ti allei con Vendola solo con questa area apri un teorico canale di comunicazione. Ma quelli di 5 Stelle con te non ci parlano e comunque mai ti votano. Insomma se ti allei con Vendola alle elezioni fai, se ti va bene, molto bene davvero: 35 per cento. E lì dentro resti chiuso. A meno che tu non voglia tirare dentro alla fine anche Di Pietro, ma in quel caso è “Unione”, quel simpatico e patetico circo di acrobati e giocolieri che ha già mostrato di non sapere mettere e tenere in piedi il tendone di un governo. Insomma il primo sbaglio insito nell’errore di Bersani è di aver ripetuto, con l’aggravante della recidiva, l’errore di Veltroni nel 2008 che tirò dentro Di Pietro e si è visto come è finita.
2) Se ti allei con Vendola dichiari di saper e voler essere solo e soltanto la sinistra, quella che c’è, quella conosciuta e guai a cambiare un particolare nell’immutabile ritratto ed identikit sociale. Ed è qui il secondo sbaglio: la destra politica italiana è letteralmente impresentabile, metà se non due terzi del suo elettorato non sa letteralmente per chi votare, alcuni di loro emigrano e approdano fino a Grillo e di fronte a questa prateria, a questo continente elettorale non presidiato tu che fai? Decidi, stabilisci e consigli di non metterci piede perché è pericoloso. Né piede e neanche ponte che ci passi sopra e qui si arriva al terzo sbaglio.
3) Se ti allei con Vendola non ti allei con Casini, Montezemolo e con il vecchio stantio e il nuovo di conio del centrismo, del liberalismo, del riformismo non di sinistra. Insomma per farla breve se ti allei con Vendola divorzi non da Monti oggi, ma divorzi sia per il domani che per il dopodomani da ciò che Monti ha rappresentato: la presa d’atto di un paese che vive, e non sopravvive, di debito e spesa pubblica. Se ti allei con Vendola il guaio non è che perdi Casini, Montezemolo e compagnia, la conseguenza è che nessuno ci crede non ricomincerai a mandare la gente in pensione prima dei 65 anni e compagnia…Se poi davvero ci credi di poter tenere insieme te stesso, Vendola, Casini, il “montismo” e il suo contrario, allora la situazione diventa più grave, sfiora il patologico. Bersani ci crede davvero?
4) Se ti allei con Vendola devi nascondere al paese la verità. Quale? Per esempio quella che ha detto Squinzi, leader di Confindustria: “Metterei la firma su una ripresa nel 2015”. Quella che hanno detto in tv Eugenio Scalfari e Paolo Mieli: “cinque anni di recessione” e siamo al secondo appena iniziato. Devi nascondere tutto questo e di conseguenza raccontare che non appena “i ricchi avranno pianto con la patrimoniale” non sarà certo necessario aumentare la produttività, tagliare la spesa pubblica, stanare le corporazioni dell’inefficienza, anche quando fossero quelle che ti votano in massa come accade nella scuola.
5) Se ti allei con Vendola lo fai come un cavallo che corre dietro la carruba o lo zuccherino che però è legato alla sua criniera e quindi il cavallo, per quanto corre, non li raggiunge mai. Carruba e zuccherino il premio di maggioranza, cioè i seggi in più assegnati alla coalizione o al partito più votato: con il 35% dei voti si può avere il 45% dei seggi e anche di più, con il Porcellum vigente il 55%. Quindi la carruba e il pungolo sono: si vince, si vince e poi si vede. Ma a parte il fatto che non è detto che si vinca, diciamo che è probabile ma non certo, il dopo non è da vedere, è già visto: è Vendola che propone al governo di cui fa parte di nazionalizzare di fatto l’Ilva e l’Alcoa, cosa che il governo con dentro Sel non può fare e quindi Vendola e Sel vanno in piazza contro il governo.
6) E infine se ti allei con Vendola perdi o almeno metti a grosso rischio la indiscussa e fino ad oggi indiscutibile primogenitura. Cosa resterebbe di Matteo Renzi candidato e antagonista se non ci fosse l’alleanza di Bersani con Vendola? Di Renzi resterebbe solo la semplicistica e un po’ petulante giaculatoria della “rottamazione”, insomma una versione dolce e del tutto depotenziata del grillismo. Con l’alleanza con Vendola invece Renzi assume i contorni di una scelta e di una ipotesi politica alternativa. Perfino al di là di ciò che Renzi è, con Bersani avvinto a Vendola Renzi diventa quello da votare per dire no a un Pd che ridiventa un Pds. Per i non cultori della materia: diventa quello da votare per dire no a un partito della spesa, delle tasse e del welfare che è sempre santo anche quando è palesemente storto, socialmente e non finanziariamente storto. Il Bersani alleato con Vendola offre, quasi regala a Renzi statura politica, mette sul mercato un motivo per scegliere Renzi alle primarie.
Chiunque abbia nella sua vita votato per le primarie del Pd o per quelle in cui si sceglieva il candidato premier del centro sinistra sa che al momento del voto ti veniva chiesto un documento e tu lo esibivi. Quindi il registro dei votanti c’era, c’è stato e c’è. Non potrebbe essere altrimenti e chi lamenta violazioni della privacy o non sa quel che dice o più probabilmente organizza e diffonde interessata confusione. Quindi i “renziani” su questo punto farebbero molto meglio a farla finita. E anche il doppio turno non è uno scandalo. Non sarebbe molto utile per la coalizione avere un candidato premier votato da meno del 40 per cento dell’elettorato di riferimento. Al secondo turno quelli che hanno votato Vendola voteranno Bersani? E’ la democrazia bellezza e non dovresti poterci far niente.
Però, però… Giunge notizia che il registro non sarà solo l’ovvio e doverosa registrazione dei votanti. Sarà, dovrebbe essere invece la registrazione degli intenzionati al voto. Non avete capito? Ecco la differenza: le altre volte vi svegliavate al mattino o dopo pranzo o prima di cena andavate al seggio e votavate. Stavolta invece ci dovreste pensare giorni prima e andare a registrarvi almeno un giorno prima o forse anche lo stesso giorno ma non nello stesso posto e momento in cui votate. Dicono che serve ad evitare che vadano a votare quelli di destra, gli infiltrati e i cammellati. In realtà serve a tener lontano un po’, almeno un po’ di voto di opinione e non solo di militanza e convocazione. Fare due file, trovare due tempi di impegno niente altro è che un dissuasore verso un elettorato che è certo quello che potrebbe votarti alle elezioni ma può soffrire, disperdersi un po’ nello slalom che gli imponi.
Infatti glielo imponi proprio per questo, per perdernete un po’. Supponendo che siano “renziani” in una equazione inconsciamente “berlusconiana” secondo la quale quelli a destra al secondo turno e alla seconda fila si stufano e non votano. Malinconico approdo organizzativo della retorica di direttisima democrazia secondo la quale il Pd fu il primo al mondo a teorizzare che alle sue primarie potevano votare tutti, anche quelli organicamente e non per caso degli altri partiti. Dissuasore ad personam che diventa perfino insolente nel momento in cui si consente di votare per il candidato premier ai minori e stranieri che alle elezioni politiche non voteranno.
Ma tutto purtroppo si tiene: se ti allei con Vendola è poi inevitabile che l’argomento anti Renzi diventi che “lui non è di sinistra”. Per chi ha un po’ di memoria lo stesso che fu usato contro Romano Prodi.
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