Milioni (14) di voti homeless, sbandano nella stiva di nave Italia

ROMA – In Sicilia il Pd di Bersani ha raccolto il 13 per cento (Bersani ci aggiunge il 6 della lista Crocetta), nell’ultimo sondaggio reso noto da Mentana nello stesso giorno dei risultati siciliani il Pd è al 29,2%. Sono cifre che a Bersani bastano, evidentemente il calcolo del leader è molto “pragmatico” e si riassume nell’importante è vincere. Se si vince con il 13 in Sicilia e domani con il 29 (più 5 di Vendola e 1,5 dei socialisti) in Italia, il più è fatto e il resto si vedrà. Pragmatismo di buon timoniere che conosce le rotte e le regole del mare. E conosce porti e correnti e scogli e venti. Ma questo mare che c’è non c’è in nessun “portolano” di quelli che Bersani conosce, questo mare che c’è se ne frega del pragmatismo del timoniere e se lo mangia, se vuole, con un’onda. L’onda dei 14 milioni di voti senza casa e senza tetto, quella immensa massa che sbanda nella stiva di nave Italia e che può sfondarne parti e paratie, chiunque sia al timone.

Bersani pensa, conta di vincere, lavora a vincere le prossime elezioni con un’alleanza che vale circa il 36 per cento dei voti secondo sondaggio. Pd: 29,2, Sel 4,9, Psi 1,4. E’ la minoranza più forte. Ce ne sono altre di minoranze, quella Berlusconi/Bossi, anzi Maroni ma in termini di schieramento al differenza non si vede. Minoranza da 25%, Pdl 16, Lega 6, La Destra quasi 3. Minoranza che Berlusconi anti tasse e anti euro e anti Germania può anche allargare, magari dal 25 al 28% e fosse anche il 30 sempre minoranza più debole resterebbe. C’è poi la minoranza più piccola, quella di “centro”. Più o meno comunque la giri o la aggreghi al 15% mai riesce a fare il solletico. E poi c’è la robusta minoranza dei “contro”: fa 25%. 5Stelle un po’ sotto il 20 e molto sopra il 15, Idv più o meno al 4, comunisti tra il due e il tre. In questa geografia Bersani naviga e vince. La sua è la rotta giusta, peccato sia la mappa quella su cui ha tracciato la rotta, ad essere falsa.

Infatti tutte quelle percentuali valgono la metà, l’esatta metà: il Pd ha il 15% dei voti degli elettori italiani, Grillo forse il 9%, Berlusconi l’otto e così via. Perché il 33 per cento degli elettori dichiara oggi di volersi astenere, il 14,4 si dice indeciso, un altro due per cento minaccia scheda bianca. Insomma metà degli elettori non ci stanno ad essere elettori la prossima volta e che non siano solo chiacchiere e numeri da sondaggio lo hanno appena dimostrato le elezioni in Sicilia dove l’astensione è stata del 53 per cento.

Metà dell’elettorato vuol dire circa 22 milioni di voti. Ovviamente mai vota il 100 per cento degli elettori, diciamo che di quelli che oggi annunciano che non ci saranno poi al dunque ci saranno ai seggi uno su tre di chi lo minaccia. Restano circa 14 milioni di voti homeless, senza tetto e casa. In buona parte sono ex elettori di Berlusconi che non vogliono più votare Pdl. Ma non uno di loro è passato a votare Udc o Pd, Grillo magri sì. In misura minore sono ex elettori anche della sinistra. Hanno in comune un rimprovero alla politica, qualcosa che alla politica non perdonano: non aver più garantito tanta spesa pubblica e poche tasse private.

Certo, la “nausea” per un ceto politico zeppo di Fiorito. Certo la disperazione per una burocrazia politica e amministrativa che rende il lavorare difficile se non impossibile. Certo la “disillusione”, certo la fatica di vivere sopravvenuta all’indirizzo dei più colpiti dalla crisi. Ma quel che la gran parte dell’elettorato condanna non è l’insipienza o la corruzione di un governo o di un partito. Infatti nessun voto passa da uno schieramento all’altro come avviene quando l’opinione pubblica davvero percepisce malgoverno. La gran parte dell’elettorato ex di destra condanna il Pdl per aver consentito a Monti di tassare, buona parte dell’elettorato di sinistra rifiuta l’abolizione delle pensioni di anzianità, l’elettorato 5Stelle rimprovera alla politica di essere nel 2012 e in Europa. Non solo quelli a 5Stelle in verità, è più o meno un intero paese che si ribella alla sua realtà, che non ci sta. E non è vero sia questione risolvibile con volti nuovi o con “riforme”.

Quando questo accade nella solita di solito non si transita da un governo all’altro, accade altro. Accade che il paese in questione sbanda come il suo elettorato. Accade talvolta che deragli o che nella migliore delle ipotesi salti su altro binario. Impossibile che accade senza che nessuno si faccia del male, anzi di sicuro ci si fa male in parecchi, quasi tutti. Economicamente male, socialmente male. Qualcuno ha detto “meno male che Grillo c’è, in altri paesi sottoposti ad analoghe torsioni, mettiamo la Germania, ci sarebbe un partito neonazista del 18 per cento al posto di Grillo”. Lo ha detto Massimo Cacciari ed è una tesi cara allo stesso Grillo. Mettiamo sia vero, mettiamo Grillo sia “argine”. Nei 14 milioni di voti homeless però Grillo non è contato, sono voto che possono dar vita e morte politica a qualunque cosa. Ma il problema non è quello dei “neonazismi” incombenti. Il problema è quello del rifiuto immanente.

Rifiuto e rigetto del debito pubblico con la ridicola e in fondo urticante tesi del “non l’ho fatto io il debito”. Debito invece che è nelle tasche e nei patrimoni di tutti gli italiani e chi dice “io non lo pago” sottintende “paga tu anche per me”. Rifiuto della “nuova normalità”, quella per cui lavorare, studiare, spendere, risparmiare, investire non sarà più come prima. Rifiuto e rigetto di scegliere dove spendere con mano pubblica e dove no. Rifiuto e rigetto del dover abbandonare almeno un po’ l’abitudine all’economia in nero. Rifiuto e rigetto alla competizione, alla necessità di accumulare ricchezza prima di spartirsela (se di è di destra) e redistribuirla (se si è di sinistra). Rifiuto, rigetto e ribellione nei confronti della propria realtà. E’ più e peggio di una rivolta, è una rivolta immanente a un intero paese ma una rivolta senza rivoluzione. E il meglio o meno peggio che abbiamo in plancia di comando (Schettino ne è sceso più o meno un anno fa) è un timoniere da grandi traghetti che non cambiano mai rotta e un allegro pirata convinto che in cambusa il cibo nasca da solo.

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