Morti dopo il vaccino...Scoop! Vaccino anti Covid non dà immortalità Morti dopo il vaccino...Scoop! Vaccino anti Covid non dà immortalità

Morti dopo il vaccino…Scoop! Vaccino anti Covid non dà immortalità

Morta dopo il vaccino…e via a pubblicare, postare, cliccare, ruminare un più o meno esplicito: hai visto? Prima di ogni altro siamo qui in grado di attestare sconvolgente previsione: entro un anno dall’esser stati vaccinati, dei 40 e passa milioni che avranno ricevuto il vaccino una mezza milionata sarà morta. Morta rigorosamente dopo il vaccino. Uno scoop azzardato e funereo, catastroficamente funereo? No, solo la logica, conseguente applicazione dell’uso distorto e ignorante (volutamente o naturalmente ignorante?) del termine dopo.

Dopo: rapporto temporale o nesso causale, la differenza ignorata

Mi sono rotto la gamba dopo aver pranzato. Nessun in questo caso attribuisce al pranzo, all’aver pranzato la ragione della gamba rotta. La gamba si è rotta dopo il pranzo, c’è un rapporto temporale tra i due fatti ma nessuno si azzarda a dire o suggerire che l’uno sia causa dell’altro. 

Mi sono rotto la gamba dopo esser caduto per le scale. Qui invece il dopo è con tutta evidenza un nesso causale, stabilisce un rapporto di causa-effetto tra la rottura e la frattura. La differenza tra rapporto temporale e nesso causale non è ignota ai bambini, la consapevolezza della differenza non è estranea al manifestarsi e maturare dello stesso istinto di sopravvivenza. Comunque è una differenza la cui consapevolezza si manifesta ancor prima dell’età della ragione e con l’età della ragione si sviluppa appieno. Si sviluppava? Cosa è che contrabbanda alla frontiera della ragione un rapporto temporale come fosse un nesso causale tra vaccini e morti? Cosa spinge a quei titoli ammiccanti e falsari in cui la parola dopo tra vaccini e morti è immessa a indurre conseguenza e causa?

Mezzo milione di italiani morirà dopo…

Dopo aver preso un caffè, acceso il motore della macchina, mangiato mozzarella e prosciutto, salito le scale, preso un treno, fatta una doccia, fatto l’amore, cambiato partner, essere andati dal commercialista, rifatto il trucco, tagliati i capelli, messo a posto l’armadio…In un anno di tempo mezzo milione di italiani (è la media delle morti annuali) sarà morto dopo tutto questo. Vuol dire morti a causa e conseguenza del caffè, della chiavetta del motore, della mozzarella e prosciutto, dell’acqua calda, del sesso, del commercialista, del partner vecchio e nuovo, del parrucchiere e barbiere, della tintura del make- up, dei maglioni e cappotti? Nessuno ovviamente lo pensa, nessuno assegna a quel dopo una natura, neanche in sospetto di essere causa di un effetto morte.

Allo stesso titolo, puramente temporale, dopo il vaccino a 40/50 milioni di italiani, circa 500 mila italiani entro un anno saranno morti.  Qui invece una superficialità incosciente, unita ad una pigrizia dell’anima e della mente, moltiplicate entrambe da una depressione sia cognitiva che di responsabilità sociale portano tutte a comunicare, pubblicare, suggerire, mormorare, ruminare quel “dopo” come allusione manifesta al nesso vaccino-morte. E’ il giornalismo, è la comunicazione pop, parenti dei social più di quanto entrambi credano. 

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