La repubblica inconsapevole, cioè la cosiddetta società civile e quella politica e quella istituzionale e quelle di categorie e lobby unite nel non sapere, non voler sapere e comunque, qualora si dovesse avere un contatto con la realtà, fregarsene e chiamarsene fuori. Con l’unica, attenuante o aggravante chissà, che così fan tutti da almeno trenta anni. E quindi chi si sottrae all’inconsapevolezza viene punito per popolare volontà. Punito, degradato con sdegno dal rappresentare e decidere, spogliato di ogni possibile divisa e incarico di res publica. Quindi nessuno si permette, si consente la consapevolezza della realtà.
Il vero assedio intorno a Meloni
Sarà Udine sindaco a sorpresa di sinistra il preannuncio, sia pur lontano? O sarà la baraonda intorno al 25 aprile la scivolata? O sarà l’impossibilità manifesta di non far sbarcare migranti la disillusione? Moscerini raccontati come elefanti, corde profonde nella res publica che però non vibrano nella superficie della pubblica opinione, umore profondo anti immigrati che non cala e non cresce, sta lì, bello grosso, qualunque cosa accada. Ma un assedio intorno alla Meloni, o meglio intorno al suo governo, c’è. Farsi prestare denaro costa più di prima, vale per i mutui dei privati cittadini, vale per lo Stato che emette titoli di debito. Lo Stato italiano si avvia verso il traguardo dei 100 miliardi di interessi da pagare ogni anno sul debito. Fare debito costa di più. Fare debito è quel che chiedono al governo i partiti di maggioranza, quelli di opposizione, i sindacati, i Comuni, le Regioni, la Gente tutta comunque organizzata…
Ancora col debito?
La pubblica opinione da tempo reagisce con fastidio, incredulo fastidio, all’argomento. Ancora col debito, ancora con questa storia? Chi se ne frega del debito e comunque debito non vale e non conta di fronte a bisogni, diritti, aspettative e pure voglie. E comunque un debito non fa assedio. Ma il debito non è da solo. Pensioni: stando come stiamo, sono 50 miliardi in più di costo per lo Stato (Stato che ormai mette di suo, cioè dei contribuenti, circa il 40 per cento dei costi delle pensioni dovendo pagare il cento per cento delle crescenti pensioni e affini assistenziali, senza contributi. Pensioni che costavano il 15,2 per cento del Pil, vanno a costare il 16,2 per cento del Pil: 268 miliardi nel 2018, 317 miliardi nel 2023, tra i 350 e i 360 mld nel 2024.
Pubblica Amministrazione, stipendi degli statali: per tenere il passo dell’inflazione ci vorrebbero 32 mld solo per loro. Correzione dell’Irpef promessa, anzi garantita: costa almeno 5/7 mld. Sanità chiede almeno 3/5 mld per stare come stiamo. Eccolo l’assedio, chiuso e blindato dalla richiesta di massa per andare in pensione prima, comunque prima, dalla richiesta di massa di aumentare salari pubblici, dalla richiesta di massa, come sempre, più di sempre, più spesa pubblica. In cassa pubblica per coprire tutti questi infiniti più? Circa quattro miliardi di nuovo debito. La repubblica inconsapevole di quattro miliardi in più di spesa pubblica si sente… offesa di una simile miseria.