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Navalny, la sua morte unisce i palazzi romani e oltre: lunedì 19 tutti in Campidoglio contro Putin

Lunedi 19 febbraio 2024, ore 18,30. Una data che potrebbe diventare storica. Finalmente in Italia tutte le forze politiche, di sinistra, di destra, di centro manifesteranno nella meravigliosa piazza del Campidoglio a Roma per unirsi in coro contro Putin e l’assassinio di Alexei Navalny, il dissidente russo morto (forse meglio dire ucciso) mentre si trovava in carcere in Siberia per scontare una pena infinita:19 anni.
Perché? Combatteva la dittatura di Putin e per questo, in primis, avevano tentato di avvelenarlo.
Un grande raduno a cui parteciperanno – pensate un po’- anche i rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil. C’è stato qualche tentennamento quando Carlo Calenda ha lanciato la proposta (“Perché no in Italia”?).
Poi per fortuna, hanno aderito tutti, pure la Lega, che all’inizio voleva sapere bene come erano andati i fatti. Interrogativo facile a cui rispondere se si pensa che la mamma di Alexei, corsa in Siberia, non ha avuto il permesso di vedere la salma del figlio e riportarlo a casa per un ultimo saluto.
Chi non è d’accordo con la manifestazione alzi la mano. Nessuno, per fortuna. Ed è questo il motivo che dovrebbe riempire di gioia tutta la nostra gente.
In piazza ci saranno tutti: vi immaginate che altra Italia sarebbe se questo esempio fosse seguito nel caso di gravi problemi che potrebbero avere disastrose conseguenze per il nostro Paese?
Invece di litigare, di andare alla ricerca del pelo nell’uovo per dimostrare “che noi abbiamo ragione e gli altri no”, si potrebbe cercare un accordo che accontenti tutti.
Ciò non vuol significare che si vogliono abolire maggioranza e opposizione. E’ il sale della democrazia, nessuno si augura un fatto del genere.
Però, è indubbio che in determinate circostanze un patto sarebbe di buon auspicio. In specie nei contrasti in cui destra e sinistra non riescono a trovare mai un denominatore comune.
Possiamo proporre un paio di esempi: sui migranti che dividono sempre il mondo politico e rischiano di spaccare il Paese; sul salario minimo perché è indegno che in una nazione civile com’è l’Italia un operaio debba guadagnare meno di nove euro l’euro l’ora.
O è ancora più scandaloso che si debba lavorare in nero, solo perché chi dirige l’orchestra vuol intascare più di quanto dovrebbe per legge. La recente strage di Firenze docet.
Però in Campidoglio si parlerà di altro: di come la voce di un dissenziente possa essere spenta da governi che è poco considerare autoritari.
Certo, se andiamo indietro nel tempo non si può dimenticare come l’Urss fosse considerata in alcuni ambienti politici. E ancora oggi si possano avere titubanze quando si organizza una manifestazione che punta il dito contro chi voglia abusare del potere e non tolleri nessuna contraddizione.
Ecco la ragione per la quale tutti gli italiani, anche se lontani dal Campidoglio, dovranno stringersi attorno alle forze politiche che finalmente antepongono la civiltà alla competizione elettorale.
Navalny è morto purtroppo, tutte le circostanze indicano chi può averlo ucciso.
Però ricordiamo le sue parole: “dobbiamo pensare che ci temono perché non arretriamo di un passo. In futuro, se dovessi essere assassinato vuol dire che gli avversari hanno paura di noi e dobbiamo continuare ad andare avanti, senza paura”.
Un pensiero che dovremmo imparare a memoria, soprattutto non dovrebbero scordarlo chi in Parlamento è andato per guidare il Paese.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Marco Benedetto

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