Nazionale di calcio in crisi: troppi stranieri, troppo pochi giovani in Serie A, per i procuratori emglio la Corea

Nazionale di calcio in crisi in Italia. Due o tre cose bisogna pur dirle dopo la batosta che gli azzurri  hanno subito mercoledì sera a Wembley dall’Argentina di Messi.

Un 3-0 tutt’altro che imprevedibile. Per svariate ragioni, non ultime le tante assenze (Verratti, Chiesa, Berardi, Insigne, ecc..) ed una condizione fisica da post campionato. Detto ciò vediamo i punti essenziali.

1. LA RICOSTRUZIONE

Il c.t. Mancini ha detto che non sarà facile ricostruire una Nazionale che ha perso i suoi uomini di riferimento. D’accordo. Chiellini non ci sarà più, Bonucci è sul viale del tramonto, Jorginho si è involuto, Spinazzola necessita di un lungo tempo per ritrovare  la sua meravigliosa esuberanza.

E poi c’è il tridente d’attacco: l’attuale è acerbo. Impietoso il raffronto con quello di cui dispone il c.t. argentino Scaloni. Ovvero: Messi, Di Maria, Lautaro. E all’orizzonte non c’è molto di più di  un Scamacca, impalpabile a Londra. Il “Mancio” è atteso da una impresa titanica. C’è da ritrovare un gioco, lo spirito e l’allegria dell’Europeo. E il convento è povero.

2. NON È UNA SERIE A PER GIOVANI, NAZIONALE DEBOLE

Mancini ha detto che punterà sui giovani. Ma dove li trova? Dove sono? In serie A? No. Semplicemente perché la serie A non vuole schierare gli Under 21. Nel nostro campionato solo 3 Under 21 hanno collezionato mille minuti. Siamo ultimi in Europa.

Lo ha certificato uno studio del “Football Observatory” del Cies, una organizzazione indipendente Svizzera che si è presa la briga di monitorare 32 club europei. Nessuno è peggiore – in fatto di giovani – delle nostre società. Vale la pena di ricordare i tre giovani che hanno sbriciolato l’antico tabù: Viti (Empoli ), Rovella (Genoa), Dragusin (Sampdoria). Due difensori e un regista. Tutto qui.

Di attaccanti nemmeno l’ombra. Come farà Mancini a trovare gli eredi di Gigi Riva, Paolo Rossi, Boninsegna, Bettega? Nella top 10 dei marcatori dell’ultimo campionato di A ci sono tre italiani (Immobile, Scamacca, Berardi). Ci sarebbe anche Pinamonti con 13 gol, al decimo posto. Ma altrettanti gol ne hanno fatti Deulofeu, Dzeko, Joao Pedro, Passlic.

3. BOOM DI STRANIERI, NAZIONALE POVERA

La serie A? È un campionato che viene da fuori. Inutile girarci attorno. Solo il 38% dei giocattoli è italiano. Quasi tutte le rose sono sopra il 50% con gli stranieri. Tre solo sono sotto  il 50%: Empoli, Cagliari, Sampdoria. Ne abbiamo contati 341 su 545. Cioè gli stranieri in serie A rappresentano il 62.57% del totale. 

Andiamo a pescare ovunque, per la gioia dei procuratori. Persino in Nuova Zelanda, Mauritana, la Corea di Ciccio Kim, Eritrea, Armenia, Panama. E sono tutt’altro che fenomeni. Esempio emblematico dell’andazzo: l’Udinese. Ha appena 4 italiani in rosa e tre sono portieri. La conclusione è una sola: il nostro calcio – e la Nazionale che lo rappresenta- si è messo su una brutta strada. E non saranno certo i fondi americani a salvarci.

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