1. Silvio Berlusconi, per non finire condannato, ha deciso di alterare nettamente a favore dell’esecutivo l’equilibrio paritario e l’indipendenza reciproca dei tre poteri dello Stato, esecutivo, legislativo e giudiziario, svuotando così di fatto le basi della stessa Costituzione della Repubblica italiana.
Non solo. Con l’ultima – per ora – trovata, vale a dire con la proposta di modifica dell’articolo 1 della Costituzione presentata dal parlamentare del PdL Remigio Ceroni, Silvio Berlusconi non avrà più bisogno di diventare presidente della Repubblica perché assumerà poteri superiori anche a quelli del capo dello Stato restandosene tranquillamente dove si trova, cioè a palazzo Chigi.
Ceroni infatti spiega che la sua proposta di legge costituzionale vuole mettere sopra le altre istituzioni il parlamento in quanto “titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale”. Guarda caso, l’dea di Ceroni, che dice di volerla presentare “a titolo personale”, arriva dopo che Berlusconi si è dimostrato capace di convincere, diciamo così, un buon numero di parlamentari in modo da assicurarsene la maggioranza, per giunta una maggioranza prona ai suoi più incredibili voleri, sempre più centrati sui suoi interessi giudiziari anziché sugli interessi degli italiani tutti.
E’ chiaro che, con un Berlusconi dominservilmenteus del parlamento a suon di acquisti di “responsabili” e affini, il rendere il parlamento più elevato di tutte le altre istituzioni, compresa la presidenza della Repubblica e la Corte Costituzionale, di fatto significa far diventare Berlusconi dominus dell’Italia intera. Che c’entra tutto ciò con la democrazia, fosse pure una democrazia presidenziale come qualle francese o statunitense? Tutto ciò non somiglia invece almeno un po’ a un “attentato alla Costituzione”?
Come mai la sinistra che si accanì a suo tempo contro Cossiga, scagliandogli contro tali accuse per una questione tutto sommato di scarsa importanza, avere taciuto dell’esistenza di Gladio, ha un atteggiamento debole di fronte ai danni sempre più irreparabili che Berlusconi arreca e intende ancor più arrecare all’Italia? Anziché lasciare il campo alle sparate di Asor Rosa, la sinistra meglio farebbe a reagire con la decisione e durezza che la situazione richiede. Ovviamente, senza una linea politica credibile e praticabile, e senza una dirigenza che guardi avanti anziché combattersi nel solito modo, è difficile se non impossibile contrastare come dovuto le manovre di fatto eversive di Berlusconi.
2) Berlusconi aizza in modo sempre più irresponsabile gli italiani contro la magistratura che osa indagare su di lui e rinviarlo a processo. In Calabria finiscono in galera quattro delinquenti della ‘ndrangheta del clan Lo Giudice perché si scopre che sono stati loro a piazzare a Reggio le bombe alla procura e a due procuratori della Repubblica “per punire i magistrati che con le loro inchieste avevano messo in ginocchio il clan mafioso”. Ma nessuno fa notare che in definitiva non hanno fatto altro che prendere un po’ troppo in parola le farneticazioni berlusconiane, esattamente come ha fatto a Milano Roberto Lassini, candidato berlusconiano al Comune di Milano e autore berlusconiano dell’ignobile manifesto berlusconiano “Via le BR dalle procure”.
3) La signora Annamaria Franzoni di Cogne è stata di recente condannata per calunnia per avere accusato i suoi vicini di casa di averle ammazzato il figlio, per l’uccisione del quale è stata invece ritenuta colpevole e pertanto condannata proprio lei. Silvio Berlusconi invece continua da anni a calunniare, e a fare calunniare, la magistratura in blocco o in parte significativa accusandola e facendola accusare di ogni nefandezza – fino al brigatismo e alla “rapina a mano armata”! – però non viene neppure denunciato. E dire che ormai la sua campagna eversiva contro la magistratura è spesso a base di quelle che il codice penale definisce “notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico”. Eppure nessuno lo denuncia.
4) L’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, durante la messa in Duomo se l’è presa con “gli ingiusti che non vogliono essere giudicati”. Bene. Ottima predica. Tutti hanno ovviamente pensato soprattutto a Berlusconi. Però Tettamanzi dovrebbe sapere bene che tra gli ingiusti che non vogliono essere giudicati c’è anche papa Ratzinger.
Nel corso dell’inchiesta per pedofilia contro i sacerdoti Juan Carlos Patino Arango e William Pickand, la corte distrettuale texana di Harris County nel gennaio 2005 fa lo ha accusato di ostruzione della giustizia. Il motivo? Avere diramato nel marzo 2001 – in qualità di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (ex tribunale dell’Inquisizione) – l’ordine ai vescovi di tutto il mondo di tacere alle autorità civili qualunque caso di pedofilia del clero e di adescamento di maggiorenni nel corso delle confessioni.
Ratzinger non è finito sotto processo, con inevitabile condanna, solo perché nel frattempo è diventato papa, quindi anche capo dello Stato vaticano, e l’allora presidente George Bush junior ha imposto al magistrato di concedergli l’immunità che gli Usa riconoscono ai capi di Stato. Ratzinger così è stato sottratto al giudizio, esattamente come vuole fare Berlusconi. A causa di quello sciagurato ordine del 2001 nei giorni scorsi è stata notificata in Vaticano la denuncia di un cattolico statunitense violentato da un sacerdote quando era bambino. Non si ha invece più nessuna notizia né delle denuncia fatta alla curia locale da una ventina di fedeli di Firenze, uomini e donne per anni violentati da bambini dal parroco don Lelio Cantini, né della lettera da loro inviata nel 2007 a Ratzinger per protestare contro il silenzio omertoso della curia. Inoltre, per evitare venisse condannato per avere protetto almeno un prete pedofilo, è stato trasferito da Boston a Roma, nominandolo al vertice della basilica di S. Maria Maggiore, il cardinale Bernard Law.
Insomma, gli ingiusti che non vogliono essere giudicati non abitano solo ad Arcore, palazzo Chigi e palazzo Grazioli, ma anche in altri posti insospettabili.
5) L’uccisione di Vittorio Arrigoni a Gaza ha dato la stura alle accuse ad Hamas di non saper controllare il territorio della Striscia di Gaza, un modo come un altro per delegittimarla ulteriormente e avere magari l’appoggio dell’opinione pubblica necessario per un’altra invasione con annessa mattanza. Però i più accaniti in questa accusa sono gli stessi che si sono ben guardati dall’accusare Israele di non saper controllare il proprio territorio quando un fanatico israeliano ha ammazzato un leader israeliano del calibro di Yitzak Shamir e il colono Baruch Goldstein ha compiuto il suo noto massacro nella moschea di Abramo a Hebron.
Da notare che Hamas è nata proprio come reazione al massacro compiuto da Goldstein. Ad accanirsi nell’accusare Hamas perché “non controlla il territorio” sono gli stessi che non hanno mai fiatato per l’incapacità della polizia e dei militari israeliani a saper controllare le manifestazioni dei palestinesi senza ucciderne in quantità tali che se succedesse a Roma o a Parigi o a Londra o a Berlino o a New York cascherebbero i governi e arriverebbero i caschi blu dell’Onu. Per non parlare del non saper – e non volere – controllare il territorio impedendo il dilagare di insediamenti coloniali abusivi, inizialmente a base di roulotte, su terreni palestinesi…
Cos’è più grave: non saper controllare il territorio di Israele, uno Stato organizzato in piena regola, o non saper controllare un ammasso di disperati qual è da tempo la Striscia di Gaza, che non è uno Stato e non ha nessuna organizzazione paragonabile a quelle israeliane?
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