Silvio Berlusconi e i suoi avvocati sono persone di grande valore, abili, astuti, intelligenti, ferratissimi ed è impossibile non sappiano che il “conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato”, sul quale strillano come aquile, è improponibile, una cosa che semplicemente non esiste.
Il conflitto di attribuzione NON è tra “poteri dello Stato”, ma – ammesso che se ne verifichi il caso – è tutto all’interno di unsolo e unico potere dello Stato: quello giudiziario.
Anche il tribunale dei ministri da loro preteso a squarciagola non è un altro potere dello Stato, distinto cioè dal potere della magistratura ordinaria che a Milano si prepara a processare il primo ministro, bensì parte di uno stesso potere dello Stato: vale a dire, parte del potere giudiziario. A meno che il potere invocato da Ghedini&C per giudicare il loro Berlusconi non sia il potere esecutivo, vale a dire il governo stesso, o quello legislativo, vale a dire il parlamento?
I poteri dello Stato sono notoriamente solo tre: esecutivo, legislativo, giudiziario e il tribunale dei ministri, che contrariamente a quanto può far pensare il suo nome non è composto da ministri, fa parte del potere giudiziario, non dell’esecutivo né del legislativo. Lo capirebbe anche qualunque studente di giurisprudenza. Infatti: previsto dall’articolo 96 della Costituzione per processare ministri e primi ministri accusati di reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, il tribunale dei ministri è istituito presso il tribunale del capoluogo del distretto di corte d’appello competente per territorio.
Da chi è composto? E’ composto da tre membri effettivi e tre supplenti, tutti estratti a sorte tra tutti i magistrati in servizio nei tribunali del distretto. Devono avere da almeno cinque anni la qualifica di magistrato di tribunale o una qualifica superiore. L’estrazione a sorte è a carico del presidente del tribunale, che almeno in teoria potrebbe sorteggiare anche il pubblico ministero. Il collegio è comunque presieduto dal magistrato con funzioni più elevate o dal più anziano in caso di parità.
Come si vede, sono tutti magistrati di carriera. Ma allora Berlusconi e i suoi bodyguards perché strillano a tutto spiano di “conflitto tra poteri dello Stato”? Che si siano bevuti il cervello? Certo che no! Sanno benissimo che la faccenda da loro sollevata è ridicola e che verrà cestinata strada facendo, al più tardi dalla Corte costituzionale. Perché insistono e fanno tutto questo baccano? Semplice e i motivi sono due, come i classici piccioni da prendere con una fava, anche se avariata come in questo caso:
– il motivo meno importante è – come ben noto – tendere un tranello al presidente della Camera, Gianfranco Fini, il quale potrebbe benissimo, per i motivi appena spiegati, cestinare come irricevibile la richiesta berluscona. Ma se lo facesse verrebbe accusato a gran voce di non essere superpartes e di essere invece “in combutta con i magistrati eversivi”;
– il motivo più importante è che, sapendo benissimo che il problema da loro posto finirà, giustamente, nel nulla, proprio per questo avranno la possibilità, barando per l’ennesima volta, di strillare alla “persecuzione contro Berlusconi”.
P. S. Da notare che gli avvocati del signor primo ministro sono parlamentari, vale a dire persone pagate, per un servizio a tempo quasi pieno, da tutti noi contribuenti. Ciononostante dedicano gran parte del loro tempo agli affari privati di Berlusconi. Per giunta, indebolendo così non di poco la solidità della nostra democrazia. Tutto ciò NON è accettabile.
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