Boss della Magliana? La vedova: “De Pedis non ha mai ucciso. La domenica a Messa”

di Pino Nicotri
Pubblicato il 4 Aprile 2011 - 00:35| Aggiornato il 18 Aprile 2020 OLTRE 6 MESI FA

“Adesso basta! Porto in tribunale anche questa e il suo libro”. A sbottare è la vedova di Enrico De Pedis, signora Carla. “Questa” è la giornalista Raffella Notariale e il suo libro è “Segreto criminale”, interamente basato sulle affabulazioni della “supertestimone” Sabrina Minardi, ex moglie del famoso cannoniere della Roma Bruno Giordano, donna distrutta da anni di droghe e da una vita carica di stress fatta di mestieri difficili.

Nonostante un fiume di rivelazioni incongrue, che hanno fatto la felicità del programma televisivo “Chi l’ha visto?” e dei cronisti giudiziari dall’accusa facile, nessuna delle “rivelazioni” della Minardi – emersa di colpo dal nulla tre anni fa – ha trovato riscontro. A dire basta la signora Carla non è sola, con lei hanno querelato Notariale e il suo libro anche Luciano e Marco De Pedis, fratelli di Enrico.

Numerosi rapporti di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza lo hanno indicato come dedito al giro delle macchinette mangiasoldi installate in bar e circoli vari e come attento investitore dei guadagni in attività legali. Qualcosa deve avere fatto a qualcuno perché arrivassero al punto di ammazzarlo. Nel corso di questa intervista, la prima mai rilasciata e in cui si toglie qualche sasso e sassolino dalla scarpa, la moglie Carla riconosce che De Pedis “non era uno stinco di santo” e che “forse si arrangiava”, anche se respinge secca la possibilità che fosse un assassino. Però resta il fatto che Enrico De Pedis, detto “Renatino”, è sempre stato assolto anche dall’accusa di essere stato un semplice membro della onnipresente “banda della Magliana”. Invece è diventato famoso proprio come boss della banda quando, molti anni dopo la sua uccisione, avvenuta il 2 febbraio 1990, alcuni malavitosi più o meno pentiti, compresi alcuni di quelli che lo hanno ucciso, trovano comodo scaricargli addosso accuse di ogni tipo. Tutte però fino ad oggi prive di riscontri.

Il perché e il per come “Renatino” dorma il suo sonno eterno in una cripta della basilica di S. Apollinare, né più e né meno come altri comuni mortali, è stato già chiarito nel lontano 1995 dal magistrato romando Andrea De Gasperis. Però nel settembre 2005, grazie a “Chi l’ha visto?”, quella sepoltura è diventata all’improvviso la prova di mille crimini, compreso il “rapimento” della ragazzina vaticana Emanuela Orlandi, e della ricompensa del Vaticano per averli compiuti in suo nome.

– Signora De Pedis, come mai solo adesso la querela contro la Notariale per il suo libro sulla banda della Magliana, pubblicato lo scorso novembre, vale a dire cinque mesi fa?

Perché scrivere una querela di 34 pagine non è molto semplice, specialmente quando ogni pagina del libro contiene  frasi che per me sono diffamatorie e calunniose e che provocano forte dolore. Al quale devo tener testa non solo perché devo badare ai miei genitori ultranovantenni, ma anche perché per campare devo lavorare, come impiegata. Nonostante le ricchezze attribuite a vanvera a mio marito, non ho altri soldi se non quelli del mio stipendio di impiegata. Ho preferito leggere altri libri. Poi mi sono decisa a leggere anche quello di Notariale e Minardi. Un libraccio, letto quasi vomitando ogni volta. Ne hanno fatto pubblicità perfino con volantini e libriccini di una ventina di pagine distribuiti capillarmente a Roma nei bar e nei ristoranti. Ho trovato la forza di rivolgermi agli avvocati solo di recente.

– Qual è a suo avviso la contraddizione più macroscopica della “supertestimone” Sabrina Minardi?

Troppe cose dette dalla Minardi e molti fatti che lei si attribuiscono sono in realtà ripetizioni di cose dette da me per fatti a me avvenuti.

– Per esempio?