Corea del Nord, i deliri dei giornali italiani su un possibile bombardamento di Guam

Corea del Nord, i deliri dei giornali italiani su Guam
Corea del Nord, i deliri dei giornali italiani su Guam

ROMA – Ma perché i giornali e le tv italiane insistono ad affermare nei titoli che la Corea del Nord ha annunciato di voler bombardare con quattro missili l’isola degli Stati Uniti e la sua base aerea militare? La Corea del Nord tramite la sua agenzia ufficiale di KCNA ha chiarito molto bene, subito e ripetutamente che quei missili, se davvero li lancerà, sono destinati a cadere in mare ad almeno 30-40 chilometri dall’isola, vale a dire in acque internazionali.

Anche se gli Usa l’hanno firmata ma non ancora ratificata,  la convenzione internazionale approvata in Giamaica a Montego Bay il 10 dicembre 1982 prevede che le acque territoriali di uno Stato affacciato al mare arrivino infatti solo fino a 12 miglia e che per altre 12 lo Stato in questione possa esercitare la sorveglianza, ma non impedire il transito pacifico di navi altrui: i nordcoreani non intendono comunque inviarvi navi di nessun tipo.

La loro sarà anche una provocazione, molto simile a una molto rumorosa pernacchia, ma non ha nulla a che vedere neppure da lontano con un bombardamento ed è difficile sostenere che ci sia una violazione di acque territoriali. Dovremmo saperlo molto bene noi italiani visto che proprio invocando l’extraterritorialità del mare oltre le 12 miglia pretendiamo la liberazione dei due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre catturati dall’India. 

Al presidente nord coreano Kim sono state attribuite nei titoli di Repubblica e Huffington Post affermazioni assurde, da pazzo masochista e suicida, come per esempio “Cancelleremo gli Usa”.
Rainews e Vanity Fair per non essere da meno gli fanno dire “Usa, vi spazzeremo via senza pietà”.  Non tutti i giornali si prendono la briga di chiarire che quei vaneggiamenti si riferiscono non agli Stati Uniti, ma alle smargiassate di Trump e dei suoi consiglieri, che da tempo hanno inviato navi da guerra nelle acque prospicienti la Corea del Nord così come non di rado le navi da guerra Usa si esibiscono nel mare prospiciente l’Iran o dovunque la Casa Bianca ritenga opportuno.
Che il bombardamento nordcoreano sia esclusivamente mediatico e che per fortuna esista solo nella fantasia o nei desirata di molti cronisti ed “esperti” afflitti da una eccezionale caldana d’agosto,  lo dimostra anche e soprattutto il fatto che le autorità civili e militari dell’isola, grande 549 chilometri quadrati, cioè più o  meno come la nostra isola d’Elba, non solo non hanno evacuato i 164 mila abitanti, 12 dei quali italiani, ma un piano di evacuazione non lo hanno neppure abbozzato né hanno messo l’isola in stato di allarme o emergenza.
È infatti difficile credere che i nordcoreani siano cosi masochisti da attaccare davvero gli USA per restare così sicuramente vittime di una reazione catastrofica. Difficile anche credere che siano così cretini da avvertire con largo anticipo “il nemico” della propria intenzione di bombardarlo.
Guam è il territorio statunitense più a oriente, tanto che secondo un detto non solo locale “il giorno Usa comincia a Guam”. L’isola è un “territorio associato” agli Stati Uniti, ma non fa parte di nessuno dei suoi singoli Stati. Retta da un governatore, non ha diritto di voto politico, ma solo di quello amministrativo locale, il che le  permette un fisco meno drastico di quello a stelle e a strisce.
Scoperta da Ferdinando Magellano nel 1521, l’isola divenne una colonia spagnola nel 1521, per poi passare agli Stati Uniti assieme a Portorico e alle Filippine alla conclusione della guerra ispano americana del 1898. Da notare che la guerra venne iniziata dagli Usa con l’accusa alla Spagna di avere fatto saltare in aria, il 15 febbraio di quello stesso anno, la sua corazzata Uss Maine e buona parte dell’equipaggio. I giornali dell’editore all’epoca rampante Hearst, imbottiti di articoli sensazionalisti a base di false notizie per incrementare le vendite, senza la minima prova accusarono la Spagna inventandosi un attacco con un siluro. La Spagna, alle prese con la seconda guerra di indipendenza di Cuba,  non aveva certo interesse ad attaccare gli Usa, e la Uss Maine è con tutta probabilità affondata a causa di una mina o di un incidente alle caldaie. Ma grazie soprattutto ai giornali di Hearst l’opinione pubblica era ormai stata drogata dallo slogan “patriottico” ferocemente vendicativo
“Remember the Maine! To Hell with Spain!”
Sembra quasi un’anticipazione di quanto accade oggi…
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