“No, guardi, non diciamo sciocchezze! Luis Sepùlveda, lo scrittore 70enne cileno che vive in Spagna, il virus Covir-19 non lo ha assolutamente preso qui in Portogallo, anzi, semmai ce l’ha portato lui. Sia ben chiaro! Quando con la moglie, la poetessa 66enne Carmen Carmen Yáñez Hidalgo, è venuto in auto qui a Póvoa De Vazim dalla Spagna per il festival letterario Correntes d’Escritas, che dura dal 19 al 23 febbraio, hanno alloggiato all’albergo Axis Vermar e lui era già costipato”.
A Póvoa De Varzim sono tutti perentori. E non hanno nessuna intenzione di veder danneggiato l’afflusso di turisti, fonte di molto lavoro e buon reddito. Comune della Costa Verde, a nord di Porto, del cui distretto fa parte, conta 64mila abitanti, che in buona parte vivono con le molte attività legate al fatto di essere, oltre a un porto di pesca antico, una località balneare apprezzata e frequentata, tanto da avere dato vita nei dintorni ad attrezzature turistiche, a un gran numero di alberghi e affini nonché a un casinò. Il festival Correntes d’Escritas, detto anche semplicemente Correntes, patrocinato dal municipio, esiste dal 2000 ed è fonte di ottima pubblicità, oltre che di afflusso non solo di scrittori e familiari. E in questo periodo dell’anno all’Axis alloggiano e affollano il ristorante tutti coloro che partecipando al festiva. Non solo gli oltre cento scrittori, ma anche editori, giornalisti, fotografi. Con non pochi familiari e amici.
Il personale dell’Axis Vermar ha le bocche cucite, non rilascia dichiarazioni, ma non è difficile comunque appurare che non è vero che Sepùlveda è partito da Gijòn, nelle Asturie, dove vive in Spagna, 14 giorni prima di arrivare in Portogallo, come sostiene invece chi vuole far credere che l’infezione da coronavirus l’ha contratta in Portogallo e non già prima in Spagna: “Lo scrittore e la poetessa sono partiti da Gijón il 18, si sono sistemati all’hotel Axis, hanno partecipato ai vari incontri letterari, tenuti tutti nel cinema teatro Garret, e il 25 il signor Sepùlveda è entrato in un ospedale privato in Spagna dove gli hanno diagnosticato l’infezione”.
Ma qui a Póvoa de Vazim starnutiva? Qualche volta ha tossito? “Lasciamo stare. Limitiamoci a dire che quando è arrivato era già costipato. O, se preferisce, raffreddato”.
Nelle decine di iniziative, dibattiti, pranzi e cene di gruppo, viaggi in autobus tra l’albergo Axis Vermar e il cinema-teatro Garrett, richieste e rilascio di autografi, contatti vari con i lettori e gli estimatori più le interviste, è inevitabile che Sepùlveda abbia avuto contatti fisici ravvicinati, certo a meno di un metro di distanza, con varie centinaia di persone, fors’anche più di mille. Certo non c’è stata solo l’iniziatva del 20, quando si sono incontrati per dibattito pubblico Sepùlveda e gli scrittori portoghesi José Luís Peixoto, José Gardeazabal e Paula Lobato Faria, la spagnola Marta Orriols e il traduttore tedesco Michael Kegler.
Secondo il giornalista Miguel Szymanski ad abbracciare e baciare Sepùlveda nel suo soggiorno a Póvoa de Vazim sono state centinaia di persone. Alcuni colleghi e scrittori sono poi stati anche qualche giorno a Lisbona. Fino ad oggi per tutti coloro che hanno incontrato da vicino o anche abbracciato e baciato Sepùlveda ci sono solo raccomandazioni di lavarsi spesso le mani, di restare a casa per qualche tempo e di stare ad almeno un metro di distanza da altra gente, ma nessun obbligo e a nessun loro figlio è stato inibito l’accesso a scuola.
Molto seccati per il can can suscitato in Italia anche sul caso Sepùlveda, un gruppetto di persone ci saluta così: “Se non vi rendete conto che questa paranoia, alimentata da voi italiani nel vostro Paese, è soprattutto un attacco guidato dagli USA alla Cina, e poi anche all’Italia, sono affari vostri. Se siete allarmisti e masochisti, affari vostri. Ma non mettete in mezzo noi, i portoghesi e il Portogallo! Finora abbiamo poche decine di casi sospetti, ma solo due contagiati certi: uno arrivato dall’Italia e l’altro dalla Spagna di Sepùlveda. Speriamo che lo scrittore non abbia provocato infezioni, visto che nella sua Spagna finora ci sono più di 70 casi. Poi c’è il terzo caso, quello di Adriano Maranhão, infettato però non in Portogallo, bensì dall’altra parte del mondo: in Giappone, a bordo di una nave attraccata a Yokohama. Risultato guarito, ieri è stato dimesso dall’ospedale”.
E’ stato infettato da vacanze in nord Italia un medico di 60 anni dell’ospedale Padre Americo e ora è ricoverato nel S. Antonio di Oporto. E’ stato invece infettato in Spagna un operaio di 33 anni impegnato nel settore delle costruzioni civli a Valencia, una delle regioni spagnole più colpite dal Covid-19.
Il primo ministro Antonio Costa raccomanda “prudenza, senza panico e isterismo”.
Per il presidente della Repubblica Marcelo Nuno Duarte Rebelo de Sousa “chiudere le frontiere è impossibile e non è la soluzione del problema”.