E’ Ratzinger che vuole spostare la tomba di De Pedis da S. Apollinare

di Pino Nicotri
Pubblicato il 13 Ottobre 2011 - 13:07 OLTRE 6 MESI FA

La basilica di S. Apollinare gode dell’extraterritorialità, perché fa parte del territorio non di Roma e dello Stato italiano, bensì del territorio del Vaticano, come è facile constatare dal fatto che sulla sua facciata esterna spiccano le chiavi di S.Pietro, particolare che indica appunto l’extraterritorialità. Perciò per trasferire la bara con il feretro dal cimitero romano, quindi italiano, del Verano alla basilica di S. Apollinare si è dovuto seguire la procedure del “trasferimento all’estero”. Bastavano pertanto i certificati che sono stati in effetti prodotti, in pratica solo il parere dell’Ufficiale Sanitario o dell’Ufficio Igiene, e il Comune di Roma non c’entrava – e non c’entra – assolutamente nulla. Oltre ai documenti citati, le bare che vanno all’estero con dentro un morto devono essere dotate di un oblò, per permettere con una semplice ispezione visiva di vedere se dentro c’è davvero un feretro anziché in ipotesi un missile o droga o l’oro della Banca d’Italia. Questa faccenda dell’oblò è ben nota allo stesso magistrato Capaldo, perché a suo tempo ha provveduto al trasferimento all’estero della bara e dei resti mortali di un suo parente. Quindi i casi sono due: o l’Antimafia ha preso un (altro) granchio oppure qualcuno s’è inventato la scoperta delle “irregolarità”.

Sentiamo cosa ci dice la vedova Carla De Pedis, che per la prima volta spiega cosa c’è esattamente nella cripta di S. Apollinare: “Il rettore della basilica, don Piero Vergari, aveva prospettato a me e ai due fratelli di Enrico la possibilità che con il nulla osta del cardinal vicario avremmo potuto trasferire la salma dal Verano in territorio estero, cioè in territorio del Vaticano. Facemmo tutto in modo di essere pronti per un eventuale trasferimento. Parlammo con l’impresa funebre e questa ci disse che avremmo dovuto seguire una certa trafila: la salma di mio marito doveva stare in una bara di rame dotata di un oblò all’altezza del viso e questa bara doveva stare dentro una cassa di legno. Una volta trasferito Enrico dal Verano, prima di calarlo nel sarcofago di pietra di S.Apollinare ricoprirono la cassa di legno con un’altra di zinco. Queste infatti erano le regole. Ma soffrii talmente tanto nel vedere questo grigio dello zinco che lo ricoprii con la mantiglia indossata per il mio matrimonio e che mio marito amava tanto. Poi chiusero la pietra sopra il sarcofago e tutto finì. Il can can che hanno scatenato dal 2005 è semplicemente pazzesco, oltre che indecente e niente affatto cristiano”. Più chiari di così….

Fino agli anni ’50 era uso comune seppellire in basilica defunti del quartiere: NON è vero che ci volevano o ci vogliono meriti speciali e NON è vero che ci sono sepolti solo membri del clero per giunta dell’alto clero. In S. Apollinare NON è sepolto neppure un cardinale e tanto meno un papa: l’elenco di bei nomi che figura sul pavimento della basilica riporta solo i nomi di chi s’era laureato in teologia nel palazzo di S.Apollinare quando ospitava una scuola di telogia.