Emanuela Orlandi, 35 anni di mistero. Come spezzoni di film già visti e poi scartati, sempre nuovi dettagli emergono dalla memoria del cronista. [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] La scomparsa di Emanuela, quella sera di giugno del 1983, continua a tenere accesa l’attenzione di molti.
Ed ecco un particolare su cui merita soffermarsi. Sostenere che nell’83 era inesistente la stazione ferroviaria Roma-S. Pietro, mentre invece era in funzione da quasi un secolo, e che non funzionava più la stazione ferroviaria interna al Vaticano, che invece funzionava ancora, è un errore doppio e clamoroso. Compiuto il 5 luglio 2010, del quale è appena ricorso dunque l’ottavo anniversario. Eppure nonostante sia passato così tanto tempo la promessa di chiedere conferme alle Ferrovie dello Stato e comunicarne i risultati ai telespettatori non è stata mantenuta. Resta così tuttora inspiegabile come sia stato possibile che succedesse quello che è successo nella puntata di quel 5 luglio del programma televisivo “Chi l’ha visto?” dedicata alla scomparsa di Emanuela Orlandi (avvenuta nel giugno ’83).
Doppio errore particolarmente inspiegabile anche perché è molto probabile collaborasse già il sostituto commissario della Squadra Mobile Pasquale Viglione, che di quelle due stazioni sapeva tutto: stando a quanto da lui stesso scritto su Facebook, in una pagina che si occupa del mistero Orlandi, l’anno successivo andando in pensione ha firmato con “Chi l’ha visto?” un contratto di collaborazione per 20 puntate.
Il poliziotto già ai primi di marzo 2010, cioè quattro mesi PRIMA di quel 5 luglio, si era occupato dello stesso argomento della puntata in questione. E aveva stilato una meticolosa informativa inviata l’8 marzo alla magistratura dal capo della Squadra Mobile Vittorio Rizzi, che smentisce nettamente “Chi l’ha visto?” e gli ospiti in studio quella serata Natalina Orlandi, sorella di Emanuela, e suo marito Andrea Ferraris. Dopo avere fatto ascoltare la registrazione della telefonata del cosiddetto “Americano, portavoce dei rapitori”, arrivata a casa Orlandi il 5 luglio ’83, e dopo essersi soffermati in particolare sul fischio di treno che si ode distintamente in sottofondo, la conduttrice Federica Sciarelli e i suoi ospiti parlano di due stazioni ferroviarie distanti tra loro non più di 300 metri – quella di Roma-S. Pietro e quella interna al Vaticano – chiedendosi se il fischio può essere venuto da una delle due. E si rispondono subito negativamente affermando con sicurezza che nell’83 la stazione Roma-S. Pietro non esisteva ancora e che quella interna al Vaticano non funzionava più da tempo. Invece la prima esisteva già da quasi un secolo (!) e l’altra era ancora in funzione. Natalina ha abitato in Vaticano per più di 20 anni, anche dopo l’83: poteva davvero ignorare che la stazione interna quell’anno funzionava ancora?
Come che sia, ai telespettatori è stato così impedito di associare la telefonata a una delle due stazioni e di associare quindi “il portavoce dei rapitori” al Vaticano o ai suoi immediati paraggi.
Perché a “Chi l’ha visto?” ne hanno parlato solo nel 2010, cioè con ben 27 anni di ritardo? Guarda caso avevo scritto e reso noto anche alla magistratura che secondo una mia fonte vaticana Emanuela sarebbe morta la sera stessa della scomparsa in un edificio di Monte del Gallo, quartiere a forte presenza vaticana e del quale fa parte la stazione Roma-S. Pietro, dalla quale ancora oggi partono i binari per la stazione interna al Vaticano, e avevo fatto notare che questa nell’83 era ancora in funzione. Nel rapporto di Viglione e Rizzi si legge che fino alla fine degli anni ’90 esisteva presso la stazione Ostiense un registro che prendeva nota di tutti i treni merci diretti in Vaticano, e che ogni 10 anni tale registro veniva distrutto.
Le strade di Monte del Gallo che Viglione ha esaminato con particolare cura sono tre: via Clivo del Gallo, via delle Fornaci e via di Villa Alberici, con l’annotazione che si tratta di “traversa di viale Vaticano”. Il rapporto inviato alla magistratura specifica che i treni in transito per la stazione Roma-S. Pietro – sulla linea Roma-Pisa – entrano “nella galleria che passa sotto la residenza dell’Ambasciatore Russo”.
Chissà se l’accenno a quella residenza ha fatto inarcare le sopracciglia a qualcuno: il caso vuole infatti che un prelato dei ruggenti anni ’70-’80, don Simeone Duca, alla giornalista Anna Maria Turi abbia dichiarato quanto segue, come da lei riportato in un suo libro:
“D’abitudine si organizzavano dei festini, e ciò avveniva anche nella sede di un’Ambasciata straniera presso la Santa Sede. […] La Orlandi, dopo essere stata sfruttata, è stata fatta sparire e quindi uccisa”.
Dichiarazioni riprese inoltre in un proprio libro anche da don Gabriele Amorth, il famoso capo mondiale degli esorcisti della Chiesa.
Nell’83 l’ambasciata russa presso il Vaticano non esisteva ancora, ma esisteva quella dell’URSS presso lo Stato italiano: vale a dire, Villa Abamelek, con annesso grande parco di ben 27 ettari esteso dal Gianicolo proprio fino a Monte del Gallo. Un parco enorme, che gode dell’extraterritorialità. Impossibile quindi farvi ricerche.
Non credo ci siano collegamenti, probabilmente le rivelazioni di don Duca e padre Amorth non hanno trovato credito presso le successive tornate di indagini. Ma ritengono meriti rievocarle, per dare ancora una volta una idea del turbine di ipotesi, piste e chiacchiere che abbiamo sentito in questi 35 anni. Mistero insoluto che solo una piena confessione del colpevole potrebbe sciogliere…SE è o sono ancora vivo o vivi…