La prova che Emanuela Orlandi non è stata sepolta nella tomba di Enrico De Pedis non ha chiuso, né lo avrebbe potuto, il vortice di ipotesi sulla fine fatta dalla ragazza, cittadina del Vaticano, scomparsa, all’età di 16 anni, una sera di giugno del 1983 a Roma e mai più ritrovata.
Una delle teorie cresciute come funghi più o meno velenosi attorno mistero della fine di Emanuela, era ed è ancora che la ragazza sia stata rapita da componenti della banda della Magliana e per questo poi sepolta nella cassa di De Pedis, soprannominato Renatino, che della banda è stato da più parti indicato e generalmente considerato uno dei capi (su di lui è stato modellato il personaggio del Dandy di Romanzo criminale), anche se è uscito assolto da tutte le accuse che alla banda lo legavano.
L’idea del rapimento è stata rilanciata, il giorno dopo l’apertura della tomba di De Pedis, da Antonio Mancini, pentito della banda e coautore, sotto forma di intervistato, di un libro con Federica Sciarelli, conduttrice di Chi l’ha visto? alla tv. Mancini ha anche affermato che De Pedis conduceva l’auto su cui fu fatta salire Emanuela Orlandi dopo il rapimento. Mancini al momento era in carcere da due anni.
Ci sono anche molti che, al contrario, sostengono che Emanuela Orlandi sia viva: chi dice che sia in Turchia, chi addirittura sostiene che viva con il fratello Pietro. Alla tesi dell’Oriente, Iraq compreso, si è iscritto anche Ferdinando Imposimato, ex magistrato e ora avvocato.
Secondo Imposimato, “Emanuela Orlandi è viva e si trova in Turchia o in un Paese del Medio Oriente”. Imposimato già una decina di anni fa aveva iniziato a sostenere di “avere trovato le prove” che la giovane Orlandi viveva o aveva vissuto a Parigi. Ora è il turno della Turchia. L’anno scorso su Emanuela viva in Turchia ha insistito un certo Maurizio Giorgetti, che per supportare le sue fantasiose affermazioni sui “rapitori della Orlandi” si inventò una aggressione in casa, a suo dire una rappresaglia per le sue “rivelazioni” a “Chi l’ha visto?”. Peccato che i carabinieri abbiano dimostrato che a pestarlo furono la figlia e il di lei fidanzato, che infatti furono arrestati . Ciononostante, Giorgetti l’estate scorsa è riuscito a farsi sponsorizzare una spedizione in Turchia alla ricerca ovviamente della ragazza. Ricerca altrettanto ovviamente finita nel nulla. Però è stata una bella vacanza: partenza in barca dal bel mare della Toscana, crociera di gruppo fino alle coste turche, giretti vari all’interno un po’ verso la Grecia e un po’ verso l’Anatolia.
Imposimato, in una trasmissione radiofonica della Rai, ha ripetuto ancora una volta un suo vecchio ritornello. Vecchio perché lanciato infatti già il 15 giugno del 2000 sul Corriere della Sera e rilanciato il 4 dicembre 2002 in una puntata del programma televisivo Novecento di Pippo Baudo, nonché ribadito in seguito nei suoi libri.
Imposimato nel suo intervento radiofonico ci ha tenuto a riassumere gli spostamenti che a suo dire la Orlandi avrebbe fatto perché innamoratasi di uno dei suoi sequestratori: “E’ stata rapita e portata prima in Germania, poi in Francia e poi, secondo le testimonianze, in Estremo Oriente”. Ci si è fermata? Nossignori. “Poi fu portata sicuramente in Turchia”. Da notare quel “sicuramente”. E ora, dove si trova? ”O in Turchia o in un altro Paese del Medio Oriente”, che come si sa è da sempre la terra dei misteri. Tant’è che delle “testimonianze” di cui si parla non esistono tracce negli atti giudiziari. Sono prove e testimonianze scovate da Imposimato. A quanto pare, però Imposimato non ne ha fornito adeguata notizia agli inquirenti oppure tali prove non sono state ritenute da questi degne di fede.
Imposimato è sempre stato molto convinto delle proprie affermazioni, sempre perentorie ma sempre smentite dai fatti, a partire dalla tesi del rapimento politico che voleva Emanuela rapita dai terroristi turchi Lupi Grigi turchi per essere scambiata con il loro compare Alì Agca, condannato in Italia all’ergastolo per avere sparato nel 1981 a papa Wojtyla. In occasione del Grande Giubileo del 2000 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 13 giugno concede la grazia ad Agca, che può così tornare in Turchia. E il giorno dopo Imposimato rilascia al Corriere della Sera una intervista pubblicata il 15 con un titolone che oggi, alla luce delle mille “riaperture delle indagini”, fa sorridere: “Emanuela è viva. Imposimato riapre il caso Orlandi”. Ecco cosa disse l’ex magistrato: “Emanuela è viva. Più di una volta, l’ultima nel 1997, ne ho avuto conferma da fonti attendibili e da dichiarazioni raccolte da esponenti dei Lupi Grigi. Ora che Alì Agca è tornato in Turchia,, è stato raggiunto lo scopo che i rapitori si prefiggevano e dunque potrebbe essere finalmente liberata anche la ragazza”. A scanso di equivoci l’autore dell’intervista aggiunge che il magistrato che si è occupato delle indagini, il giudice istruttore Adele Rando, seccato di tanta chiacchiera ha messo bene in chiaro che “dopo 7 anni di indagini è risultato privo di fondamento il movente politico-terroristico del rapimento”.
Insomma, è assodato che nella scomparsa di Emanuela i Lupi Grigi non c’entrano affatto. Ma nella puntata del 4 dicembre 2002 del programma Novecento, condotto da Pippo Baudo, Imposimato annuncia che Emanuela tornerà a casa: “Agca ha avuto la grazia ed è tornato in Turchia, proprio come volevano i rapitori di Emanuela. Perciò non ho dubbi che ora potrà tornare a casa”. S’è visto….
Ignorando bellamente quanto appurato e messo per iscritto dai magistrati, il loro ex collega Imposimato preferisce dar credito alle proprie non si sa come motivate convinzioni elevando al rango di “prove e testimonianze” quelle che purtroppo sono e restano solo voci ed affabulazioni varie. Sta di fatto che di Emanuela continua a non vedersi neppure l’ombra. Perché? Imposimato non si scoraggia per così poco e ha una risposta anche per questo non trascurabile particolare: non è stata liberata ”perché nel frattempo lei aveva iniziato una relazione con uno dei suoi rapitori, uno dei Lupi Grigi”. Prove?
Intanto, nel 2001 Imposimato si era fatto convincere da una signora, che mi presentò come “la principessa Luciana Pignatelli, ex segretaria particolare del capo del Sisde prefetto Vincenzo Parisi” e che ci rifilò tanto di memoriale, che Parisi aveva rintracciato Emanuela in quel di Mosul, Iraq, ma “lei non ne voleva sapere di tornare a vivere in quell’inferno del Vaticano”. Dopodiché Imposimato in una sua ricostruzione scritta del “rapimento di Emanuela avvenuto sulla via Appia” mi descrisse perfino il risveglio della ragazza in una baracca sulla spiaggia di Soci, sul Mar Nero. All’epoca stavo scrivendo il mio primo libro sul caso Orlandi, che poi uscì nel giugno 2002 e Imposimato mi offrì quel contributo. Lo rifiutai perché, approfondendo la cosa, Imposimato mi confessò candidamente di non avere nessuna prova di quanto affermava, pur insistendo a dire che “è sicuramente andata come ho scritto io perché ne sono sicuro”. E così Imposimato quei bei racconti li utilizzò per il suo successivo libro, edito da Koinè, che spaziava dall’attentato a Wojtyla all’universo mondo terroristico spionistico. Nell’entusiasmo, Soci dal Mar Nero finì dalle parti di Karlovy Vary.
L’ultima pista tirata in ballo, il 20 aprile scorso, con Imposimato ospite di Tele Roma Uno, punta il dito contro il principe Hans-Adam del Liechtenstein: “Nel 1983, qualche mese prima della scomparsa di Emanuela, il principe è andato in Vaticano per concordare con alcuni cardinali, compreso il segretario di Stato Agostino Casaroli, il trasferimento della ragazza nella reggia del principe”. Parole, anzi nuove “rivelazioni” di Agca.
A questo punto però è utile rilevare alcune cose:
– Imposimato è stato giudice istruttore presso il tribunale di Roma, dove ha istruito anche processi importanti, compreso uno dei vari processi per il sequestro e l’uccisione dell’onorevole Aldo Moro. A seguito dell’uccisione nel 1983 di suo fratello Franco per mano della camorra si è però dimesso dalla magistratura e non ha mai potuto occuparsi del caso Orlandi, non nella veste di magistrato. Non si capisce perciò per quale motivo continui a lasciarsi presentare da anni e anni come “magistrato che si è occupato del caso Orlandi”. L’ultima volta è successo lo scorso 20 aprile a Metropolis di Tele Roma Uno.
– Abbandonata la magistratura e dopo essere stato eletto due volte senatore e una volta deputato, Imposimato abbraccia la carriera di avvocato. Per alcuni mesi diventa il legale dell’ergastolano Alì Agca durante la sua detenzione nel carcere di Ancona. Imposimato nel 2002 viene nominato legale della signora Maria Pezzano, madre di quella Emanuela Orlandi che a dire dello stesso Imposimato sarebbe stata rapita per far liberare il suo ex cliente Agca. Piccolo conflitto di interessi nel Paese dove il conflitto d’interessi domina…
– Nel 2001-2002 Imposimato era interessato al progetto di una serie televisiva intitolato “Il ricatto – Il caso Emanuela Orlandi”. L’abbozzo di sceneggiatura di 34 pagine gli era stato preparato su carta intestata “Emotion // Raffaella Albanese&Maurizio Giannotti // via dei Frassini 25 // 00067 Formello (ROMA)”. Il personaggio centrale era il giudice istruttore Ferdinando Sammataro, che a pagina 5 si specificava interpretare il giudice istruttore Ferdinando Imposimato. Sotto il titolo la copertina delle 34 pagine recava scritto “Serie televisiva ideata da Ferdinando Imposimato, Maurizio Gianotti e Italo Felici. Soggetto di ferdinando Imposimato e Maurizio Giannotti”.
Finora però il progetto non è andato in porto.
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