Emanuela Orlandi. Don Vergari, intervista esclusiva: “Ossa vecchie di secoli”

Emanuela Orlandi, la cripta (Foto LaPresse)

ROMA – Quando parla, in tv o altrove, di don Piero Vergari, Pietro Orlandi afferma, con rammarico, che passeggia tranquillo in Vaticano e c’è chi dice che non ne esce mai per paura di essere arrestato.

Ma il diretto interessato, don Piero Vergari, da un anno iscritto nel registro degli indagati per la scomparsa avvenuta nel 1983 della sorella di Pietro, Emanuela Orlandi, smentisce tutto. L’iscrizione nel registro è avvenuta come atto necessario per potergli sequestrare il computer e qualche carta a seguito dell’insistenza della campagna, fatta propria dallo stesso Orlandi, che indicava nei sotterranei della basilica di S. Apollinare, retta da don Vergari negli anni ’80, la soluzione del mistero della scomparsa di Emanuela. E’ passato un anno, ma di sviluppi riguardanti don Vergari, a parte le chiacchiere e le insinuazioni, non ce ne sono stati. Almeno fino ad oggi.

– Don Piero, ha ricevuto avvisi di garanzia o mandati di cattura da parte della Procura della Repubblica di Roma riguardo il caso Orlandi?

“Non ho mai ricevuto né avviso di garanzia né mandato di cattura. Per quel caso si continua a parlare con tanta fantasia e a scadenze più che settimanali. Viene quasi da far pensare a una telenovela per l’inverno dopo la conclusione del ciclo dell’estate”.

– Ha notizia di qualche novità di rilievo riguardo l’inchiesta?

“Non ho notizia di nessuna novità. L’inchiesta credo abbia come unico svolgimento, nel massimo silenzio e riserbo, il controllo delle ossa dei defunti della parrocchia di S. Apollinare sepolti dal 1754 al 1870. Nel corso cioè di ben 116 anni”.

– Non teme che l’analisi di quei resti possa riservare sorprese, data anche l’assenza di un perito di fiducia suo e/o dei De Pedis?

“Le sorprese sono sempre possibili, ma cozzerebbero contro un muro restato tale fino ai lavori fatti intorno all’anno 2000, quando io non ero più rettore della basilica da vari anni. Sul cemento di quel muro c’era scritta una parola ben chiara: “OSSARIO”. Erano le ossa dai morti tumulati tra il 1754 al 1870. Assolutamente impossibile quindi che possano esserci state ossa recenti. Qualunque affermazione o insinuazione contraria non sarebbe credibile”.

– Teme davvero che possa essere firmato un mandato di cattura contro di lei?

“Per quale motivo? Per avvenimenti di persone mai viste, mai incontrate e mai conosciute? E delle quali non ho mai avuto occasione di parlare o di interessarmi. Oltre ai telegiornali rarissime volte vedo altro in tv, quindi dell’inchiesta non so nulla. Leggo molto, questo sì. E guardando i tanti miei libri ripenso a quello che diceva Alcuino, che possiamo definire il ministro della pubblica istruzione dell’imperatore Carlo Magno. Alcuino diceva che guardando i suoi molti libri gli sembrava di essere in un grande giardino ricco di tanti fiori di diversi colori”.

– Ma è vero che lei vive stabilmente in Vaticano e che evita di uscirne?

“In Vaticano ci vado per le cose necessarie, entro ed esco come tutti. Alla luce del sole. Ovviamente”.

– Come passa le giornate e quali sono le sue attività attuali?

“Le mie giornate quando sono a casa le passo nella preghiera e nello studio, come ho detto ho tanti libri, e nel rispondere a chi mi chiama. Non rilascio mai interviste a nessuno, l’unica eccezione è lei perché non scrive né bugie né calunnie. La mia missione è di sacerdote che sa ascoltare e aiutare le gente ad avere serenità e fiducia nonostante le grandi difficoltà che si devono affrontare nella vita di oggi”.

– Nostalgie e ricordi?

“Nelle mie preghiere non dimentico mai quei tanti genitori, mamme o spose che il sabato uscendo dal carcere di Regina Coeli mi volevano incontrare per avere anche solo una semplice notizia dei loro familiare detenuto. Di tutto conservo ancora ricordi incancellabili”.

 

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