ROMA – Altro mistero, potenzialmente esplosivo, nel mistero Orlandi. Anzi, i misteri sono due ed è bene che vengano chiariti. Andiamo per ordine e vediamo quali sono.
Primo mistero.
C’era una volta il programma televisivo Tandem, vissuto solo dal 1982 al 1985, e per 32 anni tutti si sono ben guardati dal far sapere che Emanuela Orlandi ne è stata ospite il 20 maggio 1983, vale a dire appena un mese prima della scomparsa, con tutti i suoi compagni di classe del liceo scientifico da lei frequentato. Seduta affianco alla conduttrice, è difficile che Emanuela sia rimasta muta per tutta la durata della puntata mentre invece le compagne e i compagni di classe dicevano la loro o rispondevano alle domande dei due conduttori, un uomo e una donna. Nei giorni scorsi il video di quella puntata è stato ripescato da Chi l’ha visto? per fare al suo pubblico una sorpresa suggestiva ed è stato mandato in onda alla presenza in studio di Pietro Orlandi, in piedi affianco alla conduttrice e ovviamente commosso fino a un accenno di lacrima sapientemente ripreso in primo piano. La conduttrice del programma, Federica Sciarelli, ci ha tenuto a precisare che aveva rintracciato quella registrazione per accontentare “Pietro che ha chiesto di vederla”, il che significa che Pietro ne era al corrente. L’iniziativa però è diventata un piccolo boomerang, fonte di imbarazzo non solo per gli Orlandi e la Rai, ma anche per gli inquirenti. Vediamo perché.
E’ noto che nella sua prima telefonata a casa Orlandi il cosiddetto “Americano”, auto definitosi portavoce dei “rapitori”, fa ascoltare una breve frase ripetuta più volte, affermando che la voce era di Emanuela. Frase, si badi bene, che potrebbe anche essere stata pronunciata da Emanuela durante la puntata di Tandem o nelle presentazioni prima o dopo l’entrata in studio. Così come potrebbe essere stata registrata da qualcuno che ha ascoltato la trasmissione, come i parenti o gli amici di famiglia degli studenti ospitati nella puntata del 20 maggio ’83. A rispondere alla telefonata dell’Americano era stato Mario Meneguzzi, zio della ragazza, il quale ha più volte affermato anche a nome degli Orlandi che la voce era della nipote. A nessuno è venuto in mente che per maggiore sicurezza si poteva appurare se Emanuela avesse parlato durante la puntata di Tandem e, se sì, confrontare la voce della telefonata con quella registrata nel corso del programma televisivo. Non è venuto in mente a nessuno perché nessuno aveva detto ai magistrati che esisteva quella puntata realizzata appena un mese prima che la ragazzina del Vaticano sparisse.
La telefonata è stata intercettata e registrata dagli inquirenti, e mai nessuno dei familiari in questi 32 anni, durante i quali è stata anche trasmessa più volte per televisione e via web, si è sognato di dichiarare che la voce non era quella della ragazza. Negli ultimi tempi però per tentare di far quadrare i conti delle cervellotica e fallimentare pista “banda della Magliana/boss De Pedis” qualcuno ha cominciato a dire che la voce non era affatto quella di Emanuela, bensì quella di Sabrina Minardi, la “supertestimone” che ha accusato Enrico De Pedis di avere se non rapito almeno gestito in qualche modo la prigionia della ragazza.
Promossa a furor di popolo televisivo al ruolo di “amante decennale di De Pedis”, benché dai verbali dei suoi interrogatori risulta che si sono frequentati al massimo per un paio d’anni, durante i quali lei stessa ha ammesso di avere esercitato la professione che oggi si definirebbe benevolmente di escort, la “supertestimone” è stata infine ritenuta dalla Procura della Repubblica inattendibile, anche perché delle sue affermazioni non è stata trovata neppure una prova né un indizio. Anzi, le sue affermazioni più “precise”, come quelle della prigionia di Emanuela in via Pignatelli nel quartiere romano Monteverde, sono state totalmente smentite dalle verifiche ordinate dai magistrati. Nella sua recente requisitoria, che chiede il proscioglimento di tutti coloro che hanno ricevuto un avviso di garanzia per la scomparsa di Emanuela, compresa la Minardi, il procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone rileva che si tratta di “testimone sicuramente difficile a causa della sua tossicodipendenza e delle pessime condizioni di salute, fisiche e mentali”.
Per precauzione però la stessa Procura ha ordinato una perizia fonica comparando la voce della Minardi con quella della registrazione della frase ripetuta alcune volte e attribuita per 32 anni a Emanuela. E pur sostenendo notevoli somiglianze nel modo di parlare della Minardi con quello della voce della vecchia telefonata, la perizia non ha potuto dire nulla di certo, motivo per cui la Procura ha concluso che nulla dimostra che la voce di quella vecchia telefonata sia con certezza quella della Minardi. E’ evidente che la perizia d’ufficio – fermo restando che vale poco o nulla finché non possono dire la loro anche i periti degli eventuali accusati – avrebbe potuto appurare con maggior certezza e credibilità come stanno le cose se la voce della telefonata registrata nell’83 avesse potuto essere confrontata con la voce di Emanuela registrata un mese prima di sparire, a meno che Emanuela nella puntata di Tandem abbia fatto sempre scena muta: cosa possibile, ma francamente difficile. Sta di fatto che nessuno in questi 32 anni ha mai fatto sapere ai magistrati o alla polizia o ai carabinieri dell’esistenza di quella puntata e relativa registrazione, cosa che ha fatto infuriare più d’uno a palazzo di giustizia, dove c’è chi si domanda il perché di tale silenzio.
La faccenda inoltre si complica perché nonostante a Chi l’ha visto? sia stato detto che il video della puntata era una novità assoluta, ignota a tutti, è facile reperire nel vasto Web una foto della madre di Emanuela che mostra a casa sua una grande foto di sua figlia, debitamente incorniciata, evidentemente ricavata da un fotogramma di quella puntata. Ricavata quindi molto probabilmente già nel maggio ’83 o pochissimo tempo dopo. E il fatto che a Chi l’ha visto? sia stato detto esplicitamente che il vecchio spezzone sia stato mandato in onda perché Pietro Orlandi voleva vederlo – cosa che peraltro poteva fare tranquillamente in modo più riservato a casa propria anziché coram populo televisivo – indica chiaramente che il fratello di Emanuela era bene al corrente della sua esistenza. E’ inoltre ovvio che la puntata sia stata vista da tutti i familiari di Emanuela, oltre che dai suoi compagni di classe e annessi genitori: in totale, compreso il personale della Rai impegnato nella realizzazione della puntata, almeno un centinaio di persone. Nessuna delle quali in questi 32 anni si è mai fatta viva per avvisare gli inquirenti che la voce di Emanuela probabilmente era disponibile negli archivi della Rai. Una strana reticenza, che ad alcuni magistrati fa pensare che si tratti di imbarazzo, come se ci fossero cose che è meglio non far sapere o con le quali comunque non si vuole avere nulla a che vedere.
Non si capisce inoltre perché Chi l’ha visto? abbia mandato in onda quegli spezzoni di Tandem privi del sonoro e senza le parti in cui è presumibile che anche la Orlandi, seduta affianco alla conduttrice ed evidentemente a proprio agio, abbia detto la sua durante l’intera puntata. In ogni caso, è evidente che sarebbe utile appurarlo.
In compenso, a Chi l’ha visto? si sono premurati di far ascoltare la vecchia registrazione telefonica a una asserita ex compagna di liceo di Emanuela per chiederle se secondo lei la voce fosse o no di Emanuela. Risposta negativa. Che guarda caso potrebbe portare acqua al mulino della pista “maglianese” perché a prescindere dalle intenzioni pare sottintendere di fatto che la voce possa essere invece proprio quella della Minardi. Confermando così la pista “banda della Magliana/boss De Pedis” lanciata come è noto da una telefonata anonima propria da Chi l’ha visto? nel settembre 2005. Pista gettata nel cestino della carta straccia dalla Procura della Repubblica, che peraltro non è riuscita a trovare le prove che quella telefonata anonima sia stata davvero una telefonata e non la disinvolta iniziativa di qualcuno in Rai o fuori Rai. Pista sulla quale però si insiste per fare pressione sul giudice delle indagini preliminari Giovanni Giorgianni, che nei primi due o tre giorni di ottobre dovrà decidere se accettare o no la richiesta di archiviazione firmata da Pignatone e da altri due magistrati della Procura.
Secondo mistero.
Riguardo la “telefonata” anonima che i magistrati non hanno trovato, nella puntata del 24 del corrente mese di giugno a Chi l’ha visto? se la sono cavata così: “Ma tanto quella telefonata era ininfluente, la Procura ha perso tempo a cercare la cassetta e a indagare su Chi l’ha Visto? invece di trovare Emanuela”. Le parole esatte della conduttrice si possono sentire a partire da un’ora, 56 minuti e 40 secondi dall’inizio del video. Strana ininfluenza, quella della telefonata in questione, visto che in Rai ci hanno costruito su un gran numero di puntate nell’arco dei ben dieci anni, e non sono ancora finite. Nella citata puntata del 24 giugno la conduttrice sembra quasi deridere la Procura della Repubblica affermando che cercava la cassetta con la registrazione delle telefonate arrivate al centralino Rai e non l’ha trovata, quando invece cercava sui tabulati telefonici la prova che la famosa telefonata anonima sia stata effettivamente fatta e da quale numero di telefono, in modo da tentare di risalire al chiamante. Inoltre se fosse vero che la Procura cercava la cassetta sarebbe bastato che la Rai la consegnasse. Il discorsino dal sapore derisorio del 24 giugno è stato ribadito sulla pagina Facebook di Chi l’ha visto?:
“Emanuela Orlandi: Nessun giallo su telefonata a #chilhavisto nel 2005, era sulla segreteria telefonica insieme alle altre: nessuno controllò”.
Ma come abbiamo visto sembra un discorso privo di logica. Qualcuno potrebbe pensare che serva solo a fare pubblicità alla volontà esplicitamente dichiarata ancora una volta di Pietro Orlandi, nuovamente ospite affianco alla conduttrice, che il giudice per le indagini preliminari Giorgianni non accolga la richiesta di archiviazione depositata dalla Procura. Volontà fatta propria da Chi l’ha visto? con tanto di appello rilanciato quasi ogni settimana e ufficialmente condiviso anche sulla sua pagina Facebook.
Volere che l’inchiesta prosegua nonostante i termini di legge siano più che scaduti significa in concreto che si vuole che venga rinviato a giudizio qualcuno dei sei per i quali la Procura ha invece chiesto il proscioglimento! Siamo cioè a un mix persecutorio di stalinismo e Inquisizione. Oltretutto i sei rappresentano due piste totalmente diverse tra loro e inconciliabili: l’indagato Marco Fassoni Accetti rappresenta la pista del “rapimento ordinato da una fazione vaticana in lotta contro un’altra fazione”, gli altri cinque invece rimanda alla maniacale pista “Banda della Magliana/boss De Pedis”. Rinviare a processo chi? L’importante è che si processi qualcuno…. The show must go on!
Non è la prima volta che a Chi l’ha visto? ci sono “notizie clamorose” in fatto di riconoscimenti di voci telefoniche delle primissime persone che hanno telefonato a casa Orlandi per parlare del “rapimento”. Riferendosi alla puntata del 20 febbraio 2006, è la stessa Procura della Repubblica a dirlo nella requisitoria citata:
“Nell’intervista televisiva Mancini rilasciava delle dichiarazioni sul coinvolgimento della Banda della Magliana nel sequesto di Emanuela Orlandi e sulle sue motivazioni e, dopo avere ascoltato parte della registrazione della telefonata di “Mario” [tra i primissimi a telefonare a casa Orlandi per dire la sua sulla scomparsa, ndr], dichiarava: “C’è la Magliana dentro, Magliana, Magliana. Basta non li voglio vedè più, non li voglio sentì più. Me sta a venì ‘a cosa…. fatte carpisce la voce e mettela a confronto”. E poi a domanda del giornalista se avesse riconosciuto la voce risponde “questa è la voce della Magliana” e fa il nome di un certo “Rufetto”, killer di De Pedis”. Si identificava Rufetto per Libero Giulioli”.
Conclusione:
“In data 5 giugno 2006 veniva disposta Consulenza Tecnica fonica per la comparazione fra la voce di “Mario” e la voce di Libero Giuglioli (Rufetto). L’esito della consulenza era negativo”.
Dopo Mancini è il turno di una donna, tale Angela Struwe, che nel giugno 2011 ha telefonato a Chi l’ha visto? per dire che la voce del cosiddetto Americano era quella del gesuita polacco “padre Casimiro“, suo conoscente. E per non farsi mancare nulla è stato intervistato, a mo’ di perizia casereccia e autocertificata, anche lo stesso don Casimiro, che ovviamente ci ha riso su (dal minuto 3 e 32 secondi sempre di questo video ).
In quello che purtroppo è diventato l’Emanuela Orlandi Show non è mancato neppure il morto resuscitato. La sera del 10 aprile 2013 Chi l’ha visto? ha mandato in onda un’intervista a una asserita compagna di Emanuela non del liceo, ma del corso di flauto traverso frequentato nella Pontificia Scuola di Musica Ludovico Da Victoria. A dire dell’intervistata, nell’83 il maestro di flauto suo e di Emanuela Orlandi era Jures Lello Balboni, che – sempre a dire dell’intervistata, aveva fatto lezione a entrambe anche il giorno della scomparsa di Emanuela, 22 giugno. Peccato però che Jures Lello Balboni fosse morto, dopo lunga malattia, ben 7 mesi prima di quel 22 giugno: per l’esattezza, il 28 novembre dell’anno precedente, 1982.
Per carità, un errore può capitare a tutti, sembra strano però che a Chi l’ha visto? i propri errori, per quanto marchiani come quello su Balboni e Rufetto, non li ammettano mai, anche se involontari. Il pubblico non ne viene quindi a sapere mai nulla e continua fiducioso a bere di tutto. Il granchio preso da Mancini è stato seguito da altri, fino a resuscitare il morto da sette mesi Jures Balboni. Un morto che per il pubblico di Chi l’ha visto? era però vivo e vegeto a tutto il giugno 1983 e chissà per quanto tempo ancora…
Errare humanum, perseverare diabolicum…