ROMA – Nel mistero di Emanuela Orlandi è arrivata l’eredità di una zia. Per stabilirne la parte che andrebbe eventualmente alla nipote Emanuela, che quando è scomparsa era cittadina vaticana, qualche mese fa gli altri eredi si sono rivolti alla magistratura dello Stato Pontificio. Che potrebbe cogliere la palla al balzo e dichiarare la morte presunta di Emanuela Orlandi, visto che in 32 anni nessuno più ne ha saputo nulla, e chiudere così un capitolo sgadevole.
Nel discorso di apertura dell’anno giudiziario il Promotore di Giustizia Gian Piero Milano ha toccato in modo dettagliato vari punti, senza nascondere che all’ombra del cupolone di S. Pietro non manca neppure li traffico di droga. Nel riferirsi alla richiesta di chiarimento avanzata dagli Orlandi il Promotore di Giustizia ha definito la scomparsa della ragazza
“un caso delicato, dai tratti in larga parte irrisolti, che ha suscitato negli anni l’attenzione dei mass-media e dell’opinione pubblica per le sconcertanti modalità con cui è avvenuto, e le toccanti ripercussioni determinate nella comunità di affetti e legami della vittima”.
Dopodiché Milani ha annunciato che il tribunale vaticano ha nominato un Curatore per Emanuela, senza però spiegare che la nomina era dovuta solo a motivi di calcolo di un’eredità. L’averlo taciuto ha fatto pensare che il curatore fosse stato nominato per indagare sulla scomparsa di Emanuela e che per chissà quale motivo il Vaticano avesse preso tale decisione con un ritardo di ben 32 anni. E’ circolata fulmineamente la voce che Papa Francesco avesse deciso di rendere pubblico quanto noto agli archivi vaticani, visto anche che esiste sicuramente un dossier sul mistero Orlandi, preparato a suo tempo per Papa Ratzinger dal suo fido segretario particolare don Georg Gaenswein, dal 2002 anche prefetto della Casa Pontificia.
Notizia clamorosa, ma falsa. L’equivoco è stato favorito dal fatto che il direttore della sala stampa pontificia, don Federico Lombardi, impegnato altrove, aveva spento il telefono per l’intera giornata e quindi non era stato possibile chiedergli chiarimenti su quanto detto da Milani.
Il curatore potrebbe però non limitarsi a dire la sua per quanto riguarda l’eredità e, avvalendosi dei poteri conferitigli dalla legge, che su questi argomenti è eguale alla legge italiana, andare invece oltre chiedendo al tribunale del Vaticano di dichiarare la morte presunta della sua cittadina, scomparsa nel nulla fin dalla sera del 22 giugno 1983. Morte presunta che gli Orlandi non hanno mai voluto chiedere, preferendo invece continuare a pensare che Emanuela sia viva, anche se chissà dove. Il fatto che il Promotore di Giustizia abbia reso nota la notizia della nomina del Curatore senza neppure chiedere la loro autorizzazione può significare per gli Orlandi che si voglia concludere l’annosa vicenda con una dichiarazione di morte presunta. Timore accresciuto dalla possibilità che i magistrati italiani impegnati nell’interminabile inchiesta giudiziaria finiscano con l’archiviarla.
I commenti sono chiusi.