Emanuela Orlandi. Fassoni Accetti: “Peronaci (Corriere) non ha capito, travisa”

fassoni accetti
Marco Fassoni accetti il giorno della prima comunione

Mistero Emanuela Orlandi, puntata numero mille. Marco Fassoni Accetti dopo Chi l’ha visto? alza il tiro anche contro Fabrizio Peronaci, il giornalista che sul Corriere della Sera, in prevalenza sulla edizione di Roma, spara quasi tutti i giorni uno scoop di ultimissime sull’ultimissima svolta nel mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi, di cui tra quasi un mese, il 22 giugno, cade il trentennale.

Marco Fassoni Accetti è il “superteste”  lanciato da Chi l’ha Visto, asserito scopritore del flauto traverso che potrebbe essere stato quello di Emanuela Orlandi, autoaccusatosi di essere il telefonista principale, forse addirittura il cosiddetto Americano, nonché coautore del rapimento con Emanuela consenziente .

Proprio l’ultima puntata del feuileton di Fabrizio Peronaci, in cui Marco Fassoni Accetti è implicato direttamente nella organizzazione dell’attentato al Papa, ha fatto scattare la polemica:

“Mi dispiace entrare in polemica con il giornalista Fabrizio Peronaci, una persona certamente onesta , ma che con questo suo ininterrotto ed inopportuno flusso di articoli rischia di disturbare l’attività degli inquirenti nonché minare la mia stessa attendibilità, generando nei lettori un possibile disorientamento.

“Peronaci ha assistito ad una mia lunga conversazione con Pietro Orlandi e della stessa riporta alcuni stralci, in modo riduttivo e a volte malamente. Io e i miei sodali dell’epoca non abbiamo mai organizzato alcun attentato al Pontefice, ma ne eravamo solo a conoscenza e ne sfruttammo limitatamente alcuni aspetti. Questo dichiarai nelle prime udienze con il Giudice Giancarlo Capaldo e questo risulta negli atti della sua istruttoria.

“Chiedo all’amico Peronaci di considerare la possibilità di astenersi dall’apportare nuovi elementi che in questo momento, non potendo lui approfondirli, non possono che generare confusione, nell’attesa che la procura faccia chiarezza su quanto e si pronunci”.

A fare scattare la reazione di Marco Fassoni Accetti è stato l’ultimo scoop sul Corriere della Sera di sabato 18. A leggere bene l’articolo, le dichiarazioni attribuite a Marco Fassoni Accetti gli fanno fare, usando un linguaggio in voga una volta, un salto di qualità e del tipo non proprio gradito: da comprimario in un mezzo rapimento di una ragazza mezza consenziente, in cui MAF si è reso al più colpevole di reati da tempo coperti dalla santa prescrizione, passa a complice dell’attentato a Papa Giovanni Paolo II e in qiesto caso c’è meno da scherzare.

C’è anche da notare che la direzione del giornale ha un atteggiamento ambiguo verso gli exploit di Fabrizio Peronaci: non li pubblica quasi mai nella edizione nazionale, preferendo collocarli nella cronaca di Roma, lanciandoli dalla prima pagina del fascicolo locale, ma poi, come nel caso del 18 maggio, piazzando l’articolo a pagina 7.

La notizia di sabato 18 non è da poco. Basta il titolo per balzare sulla sedia:

“Alì Agca era presente alle udienze papali”

e nessuno, mi pare, lo aveva mai rivelato prima. Proprio per questo, la contraddittoria collocazione in cronaca romana lascia perplessi.

Il titolo prosegue:

“Così fu scelta Emanuela. Il nostro [di Marco Fassoni Accetti] nucleo dietro l’attentato”.

Alì Agca, scrive, Fabrizio Peronaci,

“nei piani di chi preparò la scellerata azione del terrorista turco, non avrebbe dovuto né uccidere né ferire gravemente Karol Wojtyla. Andò oltre. Doveva essere un gesto eclatante, ma «dimostrativo». Atto comunque a condizionare le scelte del Vaticano «al fine di tutelare il dialogo con l’Est».

Flash-back di Fabrizio Peronaci:

“Macchina indietro di oltre tre decenni”,

al 1981, poco prima dell’attentato al Papa in piazza San Pietro::

“Il «nucleo di controspionaggio» che due anni dopo avrebbe rapito Emanuela Orlandi e Mirella Gregori

vuole trasformare Ali Agca

“in un volto noto alla sicurezza vaticana, tale da potersi avvicinare alla Papamobile senza destare sospetti”.

Qui la storia è un po’ fumosa, perché sostiene Fabrizio Peronaci che

“Agca (accreditato come «studente») viene invitato ad alcune udienze del pontefice”

ma non spiega invitato da chi. Vuole forse dire che il gruppo degli attentatori aveva infiltrato qualcuno tra gli addetti alle udienze del Papa?

L’attentato al Papa e gli eventi successivi fino alla condanna di Ali Agca costituiscono

“una sequenza indelebile nella memoria collettiva e il successivo percorso giudiziario dell’attentatore – che sarebbe nato il rapimento delle due ragazzine”, Emanuela Orlandi e Mirella Gregori.

“Lo scenario delineato dal supertestimone e sedicente «telefonista», da oltre un mese al vaglio della Procura, a questo punto è pressoché completo”.

E qui siamo alla auto celebrazione perché, sostiene Fabrizio Peronaci,

“Marco Fassoni Accetti, negli otto interrogatori fin qui sostenuti (l’ultimo mercoledì scorso) ha confermato le rivelazioni anticipate dal Corriere e ha aggiunto dettagli in più, destinati a riaprire, se arriveranno solidi riscontri, una pagina di storia che si riteneva chiusa: quali «forze occulte» operarono dietro l’attentato” al Papa?”.

“Tornando al nesso tra Agca e le due ragazze sequestrate nell’83 per «favorire» la sua liberazione, il nome di Emanuela Orlandi, spiega Accetti, rispose a una logica precisa: suo papà Ercole, messo della prefettura pontificia, si occupava proprio degli inviti alle udienze papali e quindi poteva essere ricattabile per l’«accesso non controllato» (a sua insaputa) del futuro attentatore. E Mirella? L’«aggancio» sarebbe nato dalla conoscenza con una «talpa» vaticana, mentre l’arma di pressione sarebbero stati i forti debiti contratti dal padre per la ristrutturazione del suo bar vicino la stazione Termini”.

Conclusione:

“Orlandi, Gregori, l’attentato, l’opaca finanza dello Ior… Gialli concatenati, sempre più «a matrioska», ambientati al tempo degli intrighi della guerra fredda e oggi tornati di strettissima attualità”.

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