Mistero Orlandi. Un altro “supertestimone” finisce nel fango. Dalle stelle alle stalle. Per la precisione, dagli applausi alla Fiera del Libro di Torino del 2014 al rinvio a giudizio per diffamazione e calunnia.
Questa volta è toccato al mafioso e omicida Vincenzo Calcara diventato collaboratore di giustizia, cioè un cosiddetto pentito. Che nel giugno 2014 ha scritto a papa Francesco una lettera per chiedere di potergli parlare.
“Devo rivelare importantissimi segreti, improrogabili e urgenti. La verità sul caso Orlandi è stata tenuta nascosta per anni perché rivelarla sarebbe stato come aprire una scatola e portare alla luce verità così pesanti da mettere seriamente in crisi un sistema che lega il Vaticano alle altre entità deviate”.
Dopodiché il mafioso pentito senza troppa modestia ci tiene a specificare:
“Il nostro incontro deve e può cambiare il corso di certi eventi”.
Di quali eventi si tratta? E come cambiarne il corso? Vincenzo Calcara nella lettera al Papa spiega che lui gli vuole rivelare tre segreti. Oltre a quello che farà luce sulla scomparsa di Emanuela Orlandi gliene vuole rivelare altri due. Uno di Stato e l’altro di Mafia, con la M maiuscola. Quello di Mafia riguarda l’imprendibile latitante Matteo Messina Denaro, che secondo Calcara “può dormire pure al Vaticano”.
Vincenzo Calcara la sua lettera al Papa l’ha scritta e divulgata in occasione della Fiera del Libro di Torino del giugno 2014.
Nel corso della Fiera venne presentato il libro, scritto da lui e dalla giornalista Simona Mazza, “Dai memoriali di Vincenzo Calcara. Le cinque entità rivelate a Paolo Borsellino”. E Calcara pensò bene di usare la presentazione come megafono per la notizia della sua lettera al Papa.
A dar credito e manforte a Calcara alla Fiera accorse con entusiasmo e imprudenza Pietro Orlandi, immortalato in foto assieme all’omicida ex mafioso. Che a Torino assurse di colpo al rango di triplice “supertestimone”: del mistero Orlandi, dei misteri di Stato e dei misteri di Mafia (con la M maiuscola).
Anziché rivelargli le “cinque entità” Calcara sostiene che lui al magistrato Paolo Borsellino doveva ucciderlo, ma che poi ha cambiato idea. Il magistrato comunque è stato fatto saltare in aria con la sua auto il 12 luglio 1992. Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso, suggestionato dai racconti di Calcara ne è stato anche lo sponsor e il mentore. Tant’è che ha scritto l’introduzione al suo libro e alla Fiera di Torino l’ha voluto presentare lui parlando di “un legame particolare” con Calcara, “l’uomo che avrebbe dovuto uccidere mio fratello, ma che poi ha scelto di passare dalla parte della giustizia”.
Ma da quel giugno 2014 molta acqua è passata sotto i ponti. E la credibilità di Calcara è messa in discussione da tempo. Non solo da varie sentenze nel corso degli anni, ma soprattutto dal fatto che l’anno scorso il magistrato Gabriele Paci pubblico ministero a Caltanissetta nel processo sulle stragi del ’92 lo ha definito “pentito eterodiretto ed inquinatore di pozzi”.
Il giudice dell’udienza preliminare Simona Ragazzi del tribunale di Catania dopo l’udienza preliminare dello scorso 20 dicembre 2021 nel procedimento che vede Calcara imputato «del delitto di calunnia e diffamazione aggravate e continuate, con la recidiva specifica, reiterata, infraquinquennale” ha rinviato a giudizio l’ex mafioso pentito. Fissando l’udienza presso il tribunale di Catania alle ore 9:00 del prossimo 13 ottobre 2022. Parti lese, il magistrato Gabriele Paci e l’avvocato Fabio Alfredo Trizzino, legale dei figli di Paolo Borsellino.