ROMA – Il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi sembra destinato a restare mistero per sempre, almeno sul piano giudiziario. Il giudice per le indagini preliminari (Gip) Giovanni Gi0rgianni ha deciso: ARCHIVIAZIONE E PROSCIOGLIMENTO DI TUTTI I 5 INDAGATI. Compreso il “reo confesso” Marco Fassoni Accetti, la lista era fatta da un sacerdote, mons. Pietro Vergari, che fu rettore della basilica di Sant’Apolinare dove fu sepolto Enrico “Renatino” De Pedis (Banda della Magliamna), Sergio Virtù, Angelo Cassani, Gianfranco Cerboni, Sabrina Minardi.
Il magistrato spiega in 64 pagine il perché della sua decisione, accogliendo praticamente in blocco il contenuto della richiesta di archiviazione firmata il 5 maggio dal procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone.
A meno di nuovi clamorosi colpi di scena, il mistero Orlandi è destinato quindi a restare purtroppo un mistero. Escono di scena quindi sia Accetti che la cosiddetta banda della Magliana, piste che fanno la stessa fine di quella di Ali Agca e dintorni. Speriamo non ci siano in futuro altre “rivelazioni” fasulle, che hanno trasformato in spettacolo quella che è la tragedia della scomparsa di una ragazzina, Emanuela, di neppure 16 anni. Forte la delusione degli Orlandi e in particolare di Pietro.
Giorgianni è stato di parola. La mattina del 30 settembre scorso aveva concluso la lunga camera di consiglio, presenti tutti gli avvocati degli indagati e delle parti civili, dicendo “Mi prendo 15 giorni per decidere”. Non gliene sono serviti molti di più perché le opposizioni alla richiesta di archiviazione erano francamente fin troppo deboli, alcune in modo imbarazzante. L’epilogo era quindi scontato per mancanza di precisione e coerenza nel materiale investigativo raccolto”.
E’ confermato quanto scritto su Blitz il 22 aprile:
dopo ben 32 anni, cala il sipario sul mistero Orlandi: che, come avevamo anticipato più volte, resta senza soluzione assieme al mistero ruota di scorta della scomparsa della giovanissima Mirella Gregori. Il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, ha infatti dovuto prendere atto che ha racimolato solo un pugno di mosche e tante chiacchiere anche l’inchiesta giudiziaria nata nel 2008 con le “rivelazioni” della ex tossicomane ed escortSabrina Minardi e accompagnata negli ultimi due anni dalle “rivelazioni” del fotografo romano Marco Fassoni Accetti. Che ora per il fiume delle sue narrazioni auto accusatorie si avvia a essere spedito davanti ai giudici per il reato di calunnia quanto meno contro se stesso. A ore o al massimo domani il comunicato della Procura.
Nel 1997 c’era già stata un’altra archiviazione decisa dall’allora giudice istruttore Adele Rando, che pure dovette prendere atto che l’inchiesta dopo 14 anni di indagini aveva accumulato molto fumo, ma neanche un po’ di arrosto.
Pignatone in persona ha chiesto l’archiviazione. E siccome il capo della Procura è lui la sua richiesta equivale a una decisione. Decisione concorde con le richieste e le convinzioni del sostituto procuratore Simona Maisto e della sua collega dell’antimafia Roberta Calò. Ma parzialmente in contrasto con quanto avrebbe invece preferito il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Questi avrebbe infatto preferito poter approfondire meglio la figura di Marco Fassoni Accetti, che auto accusatosi del “rapimento concordato” con le due ragazze e realizzato per conto di una “fazione vaticana in lotta contro un’altra fazione” non ha mai fornito nessun nome di suoi complici, ma che si sarebbe dimostrato a conoscenza di particolari, a dir vero di poco conto, noti solo ai magistrati.
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