ROMA – Il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi prosegue e sembra destinato a non finire mai. Siamo all’anno 32 da quel giorno di giugno, eppure…Due i colpi di scena.
1. Il primo è che la madre di Emanuela Orlandi, signora Maria Pezzano, ha presentato ricorso in Cassazione contro l’archiviazione della nuova rata di indagini, nata nel 2005, archiviazione decisa ai primi dello scorso ottobre dal Giudice per le Indagini Preliminari (GUP) Giovanni Giorgianni su richiesta firmata il 5 giugno dal procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone.
2. Il secondo colpo di scena è che l’avvocato Imposimato è stato cancellato dall’Albo degli avvocati e quindi non è lui ad avere firmato il ricorso in Cassazione, bensì lo avvocato Pietro Sarrocco. I due nel novembre 2012 hanno presentato assieme una denuncia per una faccenda nello sport del rugby.
Colpo di scena n.1. Senza rispetto per i soldi dei contribuenti e per il miglior uso che si potrebbe fare delle risorse giudiziarie, essendo passati ormai 32 anni e 2 sentenze della magistratura senza che la verità fosse accertata, il ricorso di Maria Pezzano accusa Giorgianni di avere violato la legge! Come e perché? Perché reo di avere giudicato la pista internazionale del cosiddetto rapimento Orlandi molto meno importante di quanto la ritiene invece da sempre il suo mentore, cioè l’avvocato Ferdinando Imposimato, legale dal 2002 della signora Pezzano. L’avvocato ne ha fatto il suo cavallo di battaglia da una quindicina di anni e nei libri e nelle interviste dedicate al mistero Orlandi. La cosiddetta pista internazionale è un caleidoscopio a grandi pennellate dai colori vivaci, che punta il dito contro i servizi segreti di mezzo mondo e che vuole Emanuela prima di casa a Parigi, poi in Iraq, poi nell’Europa dell’est, infine in un Paese del Medio Oriente – quale non si sa – ma sempre sposa innamorata di uno dei suoi rapitori e madre felice dei vari figli fatti con lui.
Il tutto senza mai una prova risolutiva o almeno degna di questo nome. E dire che Emanuela, ragazzina cattolica cresciuta in Vaticano, sposa e madre felice dei figli fatti con un suo rapitore terrorista islamico è un vero e proprio smacco per chi, come Imposimato, afferma con convinzione tetragona e in soldoni che
“Emanuela nel 1983 venne rapita come vendetta trasversale contro quel papa Wojtyla che due anni prima aveva subito un grave attentato in piazza S. Pietro da parte di terroristi islamici su input dei servizi segreti degli allora Paesi comunisti”.
Colpo di scena n.2. Non sono noti i motivi per i quali Imposimato è stato depennato dall’Albo professionale, depennamento del quale dà notizia nelle prime righe lo stesso rircorso presentato da Sarrocco. I motivi possono essere i più svariati, inclusa la richiesta del diretto interessato, che dopo una vita di lavoro può anche desiderare chiudere totalmente col passato. Imposimato prima di diventare avvocato è stato a lungo giudice istruttore del tribunale di Roma, un buon giudice istruttore. Candidato del Movimento 5 Stelle alle ultime elezioni per la nomina del presidente della Repubblica, concluse con l’ascesa al Colle di Sergio Mattarella, l’ex magistrato ora anche ex avvocato non ha mai preso un numero significativo di voti.
Di tutte le piste inconsistenti del mistero Orlandi quella internazionale è sicuramente la più inconsistente e la meno verificabile, visto anche che la magistratura italiana dovrebbe indagare in una decina di Paesi, anche non europei, e in vari servizi segreti, molti dei quali ormai non esistono più da un bel pezzo e hanno cambiato non solo nome.
Però è una pista che ha più di un pregio:
– in un’epoca di allarme generale, di paura di attentati islamisti e di clima da guerra ormai in arrivo, la pista internazionale, pista di fatto islamica, arriva come il cacio sui maccheroni: permette infatti di agganciarsi a tali paure e a tale clima. Ci si aggancia alle stragi di Parigi e alla guerra all’Isis esattamente come nel settembre 2005 la trovata della “telefonata anonima” a “Chi l’ha visto?” parlando della tomba di Enrico Renatino De Pedis nella basilica di S. Apollinare permise di agganciarsi al clamoroso successo del romanzo del magistrato Giancarlo De Cataldo intitolato Romanzo criminale e all’omonimo film in arrivo proprio in quei giorni. I magistrati hanno accertato che quella non fu una telefonata, ma ormai nel frattempo “Chi l’ha visto?” si è assicurata dieci anni di buona audience.
– Proprio perché inconsistente, la pista internazionale permette di dire tutto e il contrario di tutto senza poter essere smentita in modo decisivo e definitivo. È un pò come parlare di fantasmi o dischi volanti: nessuno ha mai dimostrato che esistano, ma nessuno può dimostrare, specie ai creduloni, che non esistono. Si tratta quindi della pista ideale per poter continuare a parlare del mistero Orlandi per chissà quanti anni ancora….
– Tutto ciò garantisce la possibilità che compaiano ancora altri “supertestimoni” utili ad alimentare quello che è ormai Il Mito Orlandi e che si possano fare un gran numero di altre puntate televisive e di “inchieste” di riviste specializzate in misteri irrisolti. Insomma, il brand “mistero Orlandi” continuerebbe a rendere e a soddisfare i suoi addict. Che potrebbero anche essere galvanizzati dal cambio del canovaccio: dai caserecci “banda della Magliana” e Marco Fassoni Accetti ai grandi scenari dello “scontro di civiltà”, delle trame Isis e dei “gomblotti” di servizi segreti e schegge islamiche impazzite.
– In vista dell’uscita del film “La verità sta in cielo”, regista Roberto Faenza e protagonista Riccardo Scamarcio, la pista internazionale garantirebbe forse un po’ più di spettatori.
Manca solo che qualche stilista si metta a produrre una linea di abbigliamento “ggiovane” o un profumo dal nome Mistero Orlandi.
Insomma: nonostante tutto e senza nessuna misericordia “the show must go on!”. Alla faccia del Giubileo della Misericordia!