ROMA – Caso Emanuela Orlandi, Marco Fassoni Accetti attacca Chi l’ha Visto? Il fotografo, ritenuto testimone chiave nell’inchiesta sulla scomparsa della Orlandi e di Mirella Gregori, ha criticato il servizio della trasmissione Rai mandato in onda il 15 maggio 2013. La trasmissione è andata in onda tra l’altro a poche ore di distanza dall’interrogatorio di Fassoni Accetti in Procura, a Roma
Una troupe di Chi l’ha visto aveva raggiunto la mamma di Josè Garramon in Uruguay. Josè è il bambino di 12 anni trovato morto a Ostia il 20 dicembre 1983. Fassoni Accetti fu condannato per omicidio colposo in questo caso. Alla luce dei nuovi fatti, la mamma di Josè dice agli inviati di Rai 3 che spera venga fatta luce sulla morte del figlio.
E già questo fa arrabbiare Fassoni Accetti, che, in una mail inviatami, scrive: E alla mamma di Josè Garramon, che si chiede da trent’anni cosa sia successo nella pineta al suo figliolo, le brave persone della trasmissione Rai non le raccontano i tanti elementi da me riferiti a loro e al giudice Capaldo, e che potrebbero far luce su quel fatto. Inoltre le infliggono un dolore mostrando una ricostruzione che mostra il ragazzino che corre terrorizzato mentre nessuna perizia ha stabilito che costui corresse, ma solo ch’era stato investito, forse anche attraversando. Nessuna impronta fu riscontrata all’interno del furgone.
E’ utile ricordare la vicenda: Josè Garramon, 12 anni, uscì di casa all’Eur per andare dal barbiere e fu trovato morto a Ostia, a 20 km di distanza. Dopo aver negato in tribunale di essersi accorto del bambino, Fassoni Accetti a distanza di anni ha detto fa che sapeva di averlo ucciso, di averlo toccato per costatarne la morte ma che non poteva farsi trovare. Che fosse lui il colpevole o meno, resta da capire chi abbia portato Josè dall’Eur a Ostia.
Altro punto di Fassoni Accetti contro Chi l’ha visto riguarda quella che lui chiama “manipolazione” di un suo cortometraggio per farlo apparire come un pedofilo: Caro Nicotri, hanno estrapolato una scena di pedofilia da un contesto filmico teso a stigmatizzare qualunque prevaricazione, ossessione e dunque anche la pedofilia. Questo è il mio cortometraggio “Gabinetto”, e la loro è una manipolazione fatta della stessa prevaricazione e violenza. Sono i signori di questa redazione i veri personaggi “inquietanti” del mio film.
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