Emanuela Orlandi, Marco Fassoni Accetti: la perizia completa

Emanuela Orlandi, Marco Fassoni Accetti: la perizia completa
Emanuela Orlandi, Marco Fassoni Accetti: la perizia completa

ROMA – Marco Fassoni Accetti, il fotografo romano “reo confesso” del “rapimento” di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori e sul cui capo pende l’accusa di calunnia e autocalunnia con l’annesso rinvio a giudizio, è stato sì dichiarato capace di intendere e di volere dal perito e docente universitario Stefano Ferracuti nominato dai magistrati, ma dalle 38 pagine (qui il testo completo) della relazione peritale Accetti in quanto a credibilità ne esce molto ma molto male:

“In psicopatologia classica, personalità come quelle dell’Accetti erano definite “Psicopatici bisognosi di considerazione””.

Non solo il perito fa un ritratto della personalità di Accetti come piuttosto disturbata, ma demolisce anche le “confessioni” rese ai magistrati dimostrandone sia l’inconsistenza sia la costruzione avvenuta solo su particolari resi noti da articoli e libri che si sono occupati del mistero Orlandi e annesso mistero Gregori. Dei fatti non resi pubblici e non figuranti comunque agli atti Accetti non sa cioè nulla:

“Tutte le informazioni fornite dall’Accetti erano tuttavia presenti negli atti dell’istruttoria formale e quindi reperibili da lui fin dal 1997, mentre avrebbe dimostrato di conoscere ben poco e fornito indicazioni poco precise e confuse su particolari che non erano stati oggetto di pubblicazioni. [….] Importante è anche la deposizione del 18 Aprile 2013 in merito all’analisi della telefonata di “Mario” nel caso Orlandi/Gregori, in cui l’Accetti dimostra di conoscere pochi dettagli, e di non conoscere nemmeno la durata o il contenuto della chiamata. Queste informazioni infatti, rispetto ad altre telefonate, non erano state diffuse o pubblicate nel corso degli anni, per cui era estremamente difficile risalire ad esse per persone esterne alla vicenda”.

Accetti nelle sue “confessioni” ha raccontato, come è ben noto, che la scomparsa delle due ragazze doveva essere temporanea e aveva il placet sia delle ragazze che dei rispettivi genitori, ma leggendo la perizia si scopre che la scomparsa doveva durare solo “poche ore”. Resta così inspiegabile perché mai lo stesso Accetti abba insistito a raccontare che Emanuela era stata ospitata per un periodo prima in un residence di Trastevere, per giunta libera di muoversi a piacimento e anche di andare a passeggio, e per un altro periodo in un camper: come si vede, le “poche ore” erano in realtà almeno diversi giorni.

Il perito nota che nel suo disinvolto cambiare le carte in tavola  Accetti della “fazione vaticana” di cui ha raccontato di avere fatto parte ha prima raccontato che era composta da molti prelati anche di Curia, dei quali però non fa mai neppure un nome, poi però ha raccontato che era composta “solo da quattro gatti”. Analogamente, prima dice che ne facevano parte molte donne, poi invece che ne facevano parte poche, solo quelle necessarie ad avvicinare e convincere le due ragazze da “rapire”. Leggendo le 38 pagine della relazione di Ferracuti si scopre anche che se pubblicamente Accetti s’è sgolato a sostenere che la sua “fazione” appoggiava la politica anticomunista dell’allora Papa Wojtyla, ai magistrati invece ha “rivelato” che era contraria.

Ecco un passaggio della perizia dedicata alla personalità di Accetti, indicato come “il signore”:

“Il signore presenta una organizzazione di personalità che, secondo la tassonomia psichiatrica, è inquadrabile in un disturbo narcisistico-istrionico, con un funzionamento sociale e relazionale che, comunque, appare mantenuto. Il signore, sotto il profilo personologico, si caratterizza per aspetti di antagonismo, con un senso esagerato della propria importanza e della considerazione che da ciò deriverebbe e, contemporaneamente una ridotta empatia verso gli altri. Tratti personologici più volte osservati nel corso dei colloqui fanno riferimento ad un discreto grado di labilità emotiva, con emozioni intense e a volte spropositate, a volte aspetti di rabbia e ostilità, manipolatività e aspetti ingannatori (per esempio, si veda la sua effettiva capacità di mantenimento economico), una marcata ricerca di attenzione e un certo grado di eccentricità. In psicopatologia classica, personalità come quelle dell’Accetti erano definite “Psicopatici bisognosi di considerazione”.

Interessante anche quanto Ferracuti riporta come detto dai familiari di Accetti in alcune intercettazioni telefoniche del 2013:

“Il padre in una di queste telefonate, parlando del figlio, riferisce: 

“purtroppo Marco, queste uscite sue, sparate, ce le ha da quando è venuto fuori il caso Orlandi…la vicenda della Orlandi lui l’ha colpito (…) e scrive lettere anonime che lui sa tutto della Orlandi (…) i giornalisti non tengono conto che queste qua sono tutte farneticazioni (…)”. Racconta che il figlio è: “un tipo che fin da piccolino non è mai uscito molto, è stato spesso chiuso in casa e, ogni tanto, da di queste elucubrazioni””.

Durante la telefonata il padre aggiunge poi: 

“Lui vuole essere famoso, vuole essere…capito? … Vuole essere importante, famoso, tant’è vero che ha detto ai giornalisti che non rilascia interviste, gliele rilascia tra 10 giorni, hai capito, per farsi pregare! (…) se mi dovesse capitare a parlare con qualche giornalista, la prima cosa che gli dico è che sono degli imbecilli, perché come fanno a non accorgersi che è una persona che ha delle crisi (…) si inventa le cose più strane su questa faccenda dell’Orlandi, sono vent’anni che va avanti, che scrive lettere, quel flauto è un pezzo di ferro che avrà trovato, infatti lui lo ha fatto trovare in questo capannone di Cinecittà dove lui va  sempre a recuperare la roba (…)”.

Che Accetti usasse rifornirsi nei magazzini incustoditi di Cinecittà di molti oggetti da utilizzare per le sue foto artistiche, compreso il flauto spacciato poi per quello della Orlandi, Blitz lo ha già scritto il 12 giugno 2014.

Ferracuti così prosegue:

La sorella di Marco Accetti in un’altra intercettazione, parlando del fratello riferisce:

“è un grave Border (…) mio fratello è una persona molto disturbata, dorme tutto il giorno (…) stiamo parlando di una persona gravemente disturbata (…)”. In un’ultima intercettazione tra la madre e la sorella dell’Accetti, si evince: “A lui piace tutto questo (…) È un circo. Non è possibile che non si siano resi conto che dice cavolate (…) quella ci fa una trasmissione, quella ci fa un’intervista”.

Leggiamo ora cosa dice il perito del comportamento di Accetti durante gli incontri in corso di perizia:

“E’ sempre risultato vigile e orientato nel tempo, nello spazio e con le persone. Inizialmente poco disponibile al colloquio, è apparso spesso diffidente e poco collaborativo, invitando i presenti a studiare meglio la sua storia e le vicende connesse, poiché richiederebbe troppo tempo per lui spiegarle dettagliatamente, manifestando un discreto grado di polemicità e rivendicatività, specialmente in relazione al fatto che dovesse sottoporsi ad indagine peritale, apparendo addirittura capriccioso e irriverente nelle sue richieste. Nel primo colloquio si è pertanto appalesato discretamente polemico, specialmente sul fatto che gli inquirenti che l’hanno finora interrogato finora non abbiano mai studiato a fondo tutte le sue deposizioni e la storia  contemporanea legata ad esse, lamentando un diverso interesse tra differenti procuratori rispetto alle verità che lui sta fornendo.

Nel corso dei successivi colloqui tuttavia ha ridotto il livello di polemicità, dimostrandosi maggiormente collaborativo e aperto al dialogo, anche se ha sempre reiterato sul fatto che lo si voglia far passare per “pazzo” invece di indagare effettivamente su quanto da lui affermato, insistendo spesso sulla veridicità delle sue affermazioni e sul fatto che la Procura, invece, adesso lo vuole far passare per “pazzo”. Ha però sempre mantenuto un fondo dove manifestava il suo risentimento tramite battute sarcastiche, per poi affermare che lui “è fatto così”, evidenziando un lato ambivalente e passivo aggressivo, dimostrandosi sarcastico e sottilmente svalutante, per poi, invece, affermare di essere persona giocosa e allegra, facendo battute e giochi di parole”.

Ferracuti si sofferma anche sulla mimica facciale e sul modo di parlare di Accetti:

“La mimica facciale è mobile e articolata, così come la gestualità, sempre ricca ed espressiva, fino all’enfatico, spesso sovrarappresentata, evidenziandosi manierismi e aspetti palesemente istrionici, con espressioni artificiose e talvolta bizzarre, e l’emotività è spesso risultata iperespressa e drammatizzante, cangiante e non sempre prevedibile, sebbene immediatamente eccitabile sui temi relativi al caso Orlandi.

L’eloquio è fluido, spontaneo, ricco, con un buon lessico, ma ridondante, circostanziale ed estremamente ricco di dettagli poco rilevanti, con una certa tendenza a perdere il filo del discorso. […..] Ad ogni domanda ha risposto, infatti, divulgandosi in racconti estremamente prolissi, decisamente complessi nella narrazione e dal significato incerto, trascurando o perdendo praticamente sempre il nucleo della questione posta. Quando sollecitato a riprendere l’argomento della domanda posta il signore spesso lo eludeva, o affermava perentoriamente che se non si comprende quanto sta esponendo non si può comprendere la risposta alla domanda posta, oppure lamentava che non si era stati attenti a quello che diceva”.

Insomma Accetti, sempre indicato come “il signore”, è abbastanza istrione, come del resto era ormai da tempo chiaro a tutti. Ma almeno lui ci crede alle storie che ha raccontato ai magistrati per accusarsi del doppio “sequestro”? Se lo chiede anche Ferracuti quando fa notare che

“Nel caso del sig. Accetti il problema psichiatrico forense che si pone è dato da un lato dalla gravità del disturbo di personalità e dall’altro dalla consapevolezza o meno della eventuale falsità della sua narrazione”.

Per cercare di chiarire tale “problema psichiatrico” Stefano Ferracuti spiega:

“Certamente l’attuale indagine lascia aperta la domanda se il signore creda o meno alle sue narrazioni. Di fatto il signore ha comunque un discreto livello di attenzione da parte dei media per la sua narrazione, il che può avere anche riverberi positivi per la sua attività artistica il che potrebbe essere un effetto secondario per lui favorevole di tutta questa attività. Si è potuto constatare diverse volte che il signore, a parte affermazioni eclatanti non dimostrabili con i mezzi di questa indagine (tipo: “in una tomba del Verano non vi è seppellita chi si ritiene sia seppellita, ma tanto nessuno vuole davvero indagare” o simili) eludeva sistematicamente la possibilità di organizzare in una maniera diversa da quella che lui proponeva l’organizzazione delle informazioni. Nella anamnesi personale ha manifestato un pari grado di omissività ed elusione, tacendo diversi episodi o elementi che, invece, sono assai rilevanti ai fini della comprensione della sua personalità e questo aspetto manipolatorio è comunque un elemento che consente di affermare che, per quanto a volte il pensiero del signore presenti franchi elementi di eccentricità, di fatto l’insieme dell’attività espressa è sotto il controllo della sua volontà cosciente.

E’ vero, infatti, che le storie raccontate sono risultate di fatto poco credibili, incalzate dalla smania di protagonismo e teatralità, poiché ad un’analisi più attenta, appaiono come semplice frutto di un lavoro di sceneggiatura, sebbene ben strutturato e complesso, ma sostenuto nelle radici più profonde da un miscuglio confuso di pseudologia fantastica, informazioni acquisite negli anni dai media e da un attento studio degli atti, dove però il signore mantiene il controllo volitivo della situazione, sapendo cosa riferire e cosa omettere, programmando frasi ad effetto e gesti corrispondenti, irritandosi molto quando non gradisce la sequenza delle domande, senza mai consentire una soddisfazione conoscitiva tale da appagare la razionalità, lasciando sempre l’altro nella condizione di dover ancora attendere qualcosa da lui che detiene informazioni tali da modificare la storia italiana, ma dove non vuole però fornire elementi chiave per l’effettiva comprensione della storia. Questo comportamento, nel suo insieme, e per la storia di vita deducibile dagli atti e riferita dal signore, come anche per le risultanze psicometriche, è indicativo di un disturbo di personalità drammatizzante, egocentrato, insensibile e attivamente proteso alla ricerca di attenzione. Tale condizione è tassonomicamente inquadrabile in un disturbo di personalità istrionico-narcisista”.

La conclusione del perito è che oggi molto probabilmente Accetti si rende conto che ha raccontato una serie di storie di fantasia, o se si preferisce di balle, ma è probabile che un domani non riesca più neppure a distinguere tra realtà e fantasia:

“Se il signore creda o meno a quello che racconta è argomento già trattato in questa discussione. Ritengo che il signore sia consapevole dei limiti della sua narrazione e cerchi di eludere una esplicitazione di temi tali da produrre contraddizioni insanabili alla logica e alla razionalità. Ciò è di solito ottenuto tramite repentini cambi di umore, affermazioni categoriche e spostando la conversazione su altri aspetti, di solito irrilevanti e marginali. In tal senso la motivazione è psicologica (il bisogno di considerazione), il mantenimento e radicamento della stessa è determinato dalla sua struttura di personalità ma l’esercizio della volontà rispetto alla perseverazione della narrazione rimane una scelta del signore. E’ possibile, tuttavia, che con il tempo e la costanze attenzione dei media, quest’ultimo elemento che funge da notevole rinforzo positivo, il signore arrivi a non discriminare più tra quanto è immaginato e quanto è accaduto”.

CONCLUSIONE – Secondo Ferracuti, Accetti per le accuse di calunnia e autocalunnia può essere imputato e processato:

“In base a queste considerazioni il signore è, allo stato e per quello che è il mio parere, tale da considerarsi pienamente imputabile”.

 

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