Emanuela Orlandi. Marco Fassoni Accetti smentisce Peronaci ma Pietro Orlandi…

 Emanuela Orlandi. Marco Fassoni Accetti smentisce Peronaci ma Pietro Orlandi...ROMA – “Piatto ricco, mi ci ficco”, dice il proverbio. Ed ecco che, nel mistero Orlandi,dopo avere fatto trovare ai primi di aprile il cosiddetto “flauto di Emanuela”, il fotografo romano Marco Fassoni Accetti getta ora in pista un’intera serie di altre notizie “bomba”, o almeno così afferma il Corriere della Sera.

Il Corriere lo afferma senza se e senza ma, però Fassoni Accetti lo smentisce decisamente. Non è la prima volta che il secondo smentisce il primo, come se fosse, ma certo non lo e’, un gioco delle parti.

Ma ora a sostenere la veridicità di quanto scritto sul Corriere, e quindi a confermare l’arrivo delle “bombe” di Fassoni Accetti, scende in campo Pietro Orlnadi in persona. Come andra a finire? L’aria di fastidio che si respira a palazzo di giustizia non lascerebbe adito a dubbi, ma vediamo come si è svolta questa strana e un po’ surreale tappa di quello che ormai somiglia a un menage a trois.

Stando dunque a quanto scrive Fabrizio Peronaci sul Corriere, che però relega sempre i suoi presunti scoop nelle pagine romane senza più l’onore di quelle nazionali, Fassoni Accetti ha chiesto tramite il suo avvocato Maria Calisse che vengano interrogati una decina di testiomi. Tra questi, due arcivescovi e Musa Serdar Celebi, il capo dell’associazione dei turchi emigrati in Germania, assolto nel processo-ter sulla tentata uccisione di Papa Wojtyla nll’81 da parte del turco Alì Agca.

I due arcivescovi sono Pierluigi Celata, oggi vicecamerlengo pontificio e a suo tempo collaboratore del Segretario di Stato monsignor Agostino Casaroli. Fassoni Accetti avrebbe detto che Celata “fu mio direttore e confessore nel collegio San Giuseppe De Merode”. Di Celebi e Agca invece ha addirittura detto, secondo il Corriere: “Fui io a prenotare due alberghi a nome del signor Agca per i sopralluoghi nonché ad offrire la logistica per l’attentato al signor Celebi, che una volta ospitai presso la mia abitazione”.

Ed ecco la smentita di Fassoni Acceti, pubblicata sul suo blog lo stesso giorno dell’articolo, cioè il 21 novembre:

“Apprendo in data 21 novembre dal Corriere della Sera che io avrei dato mandato al mio legale Maria Calisse di inoltrare richiesta presso la Procura della Repubblica al fine di ottenere degli esami testimoniali, tra cui alcuni confronti con Sua Eminenza il Cardinale Audrys Backis, Mons. Pierluigi Celata ed in ultimo l’uomo politico Musa Serdar Celebi. Tutto ciò non corrisponde al vero. Tra l’altro ho esclusivamente dichiarato in Procura che le azioni della mia parte, all’epoca dei noti fatti, erano tese a favorire la linea politica dei suddetti ecclesiastici, senza che questi ne fossero assolutamente a conoscenza. Per quanto riguarda il signor Celebi, non ho mai dichiarato di averlo ospitato presso la mia abitazione né tantomeno di avergli offerto una presunta logistica nel quadro dell’organizzazione del cosiddetto attentato al Papa”.

Ma a complicare la faccenda, o a renderla più ghiotta per gli amanti dei meandri più misteriosi dei misteri, ecco che poche ore dopo Pietro Orlandi dal suo telefonino scrive su Facebook:

“Confermo che quello che ha scritto Peronaci corrisponde al vero. Accetti mette subito le mani avanti quando vengono tirati in ballo i vertici vaticani”.

Dopodiché senza parere sferra sulla credibilità di Fassoni Accetti una non lieve batosta:

“Celata all’epoca dei fatti era il segretario del card. Casaroli (segretario di Stato) ed era Celata che rispondeva al telefono per poi passare la chiamata dei rapitori a Casaroli. Strano che non riconoscesse nel suo interlocutore la persona di cui era stato il confessore spirituale”.

Il “suo interlocutore” era il cosiddetto Americano, che si spacciava per portavoce dei “rapitori”, vale a dire lo stesso Fassoni Accetti, stando almeno a quanto sostiene oggi. Se l’Americano era davvero lui, possibile che Celata non ne abbia mai riconosciuto la voce?

Quella pubblicata da Fassoni Accetti è una smentita. O no? Sì, no, forse. Dubbi che parrebbero fuori luogo, se non fosse per quanto pubblicato a stretto giro sempre su Facebook dall’autore dell’articolo, cioè da Peronaci:

“La rettifica di Marco F. Accetti non va definita tale in quanto non è stata inviata al mio giornale. E’ un suo pensiero che rispetto, ma con un titolo a mio avviso sbagliato. Se effettivamente di rettifica si fosse trattato, avrei replicato con poche righe per ricordare che il mestiere di un giornalista è dare notizie, senza nessun preventivo consenso o preavviso, ad unico ed esclusivo beneficio dei lettori, e che in questo caso le notizie riportate sono vere. Esiste una istanza difensiva, quei nomi vi sono riportati e gli stessi sono oggi attentamente al vaglio della Procura. Alcuni passaggi dell’articolo, inoltre, derivano da colloqui diretti da me avuti con Marco F. Accetti, nell’ambito di un rapporto da tempo basato sulla reciproca correttezza e sulla consapevolezza della distinzione dei ruoli e del rispetto dei propri ambiti”.

Insomma, le indagini non fanno un passo avanti e si disperdono in piste sempre più surreali per inseguire quelle man mano lanciate da “Chi l’ha visto?” e da “supertestimoni” che non è ben certo siano almeno testimoni. Però lo show continua. Con fuochi d’artificio sempre più pirotecnici guarda caso ogni volta che pare si sia giunti alla fine. Una sorta di gioco delle tre carte. A quanto pare, in Italia non è solo la politica ad essersi ridotta a spettacolo…

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