Emanuela Orlandi, zia Anna, 2 libri, misteri in Vaticano. Parla Roberta Hidalgo

ROMA – Si torna a parlare della scomparsa, 30 anni fa, di Emanuela Orlandi e del mistero che ancora la circonda. Questa volta è la scrittrice Roberta Hidalgo a intervenire, a proposito di un suo libro e di un altro che sta per uscire. Infatti la tesi che Papa Pio XII avesse una figlia è al centro di due libri,  “A Filha do Papa”, cioè “La Figlia del Papa” del portoghese Luis Miguele Rocha, di imminente pubblicazione, e “L’affaire Emanuela Orlandi“, di Roberta Hidalgo, uscito nella primavera del 2012.

Entrambi i libri sono al centro di aspre polemiche, quello della Hidalgo è finito anche davanti a un giudice, causa la richiesta di sequestro, respinta, presentata da Pietro Orlandi, fratello di Emanela: una delle rivelazioni più o meno credibili dello “Affaire Emanuela Orlandi” è che la zia di Emanuela, Anna, fosse figlia del Papa, Pio XII, appunto (e poi anche che Emanuela non fosse figlia del padre anagrafico, ma di un uomo di Chiesa, mons. Paul Marcinkus).

“A filha do Papa” non è ancora uscito, ma ha già fatto il botto: c’è chi ha voluto vedere, dietro la trama, un riferimento più vicino: leggendo in controluce, si può immaginare che Emanuela Orlandi fosse figlia di  Papa Wojtyla, Giovanni Paolo II, teoria inverosimile, da annoverare tra altre sparate ancora più clamorose dell’autore, che è arrivato a sostenere, non più tardi del luglio 2011, di avere incontrato Emanuela, viva e più bella che mai.

La denuncia delle improbabili illazioni dal libro di Rocha ha messo in moto un vortice di attacchi a chi scrive, stranamente in contrasto con la quiete che ha seguito la notizia di Emanuela viva, come se qualsiasi riferimento, anche per negarle, a paternità pontificie faccia scattare attorno alla famiglia Orlandi la contraerea, come anche nel caso del libro della Hidalgo.

Totale indifferenza, invece, al fatto che Emanuela sia viva, come afferma la stessa Hidalgo e anche in modo pesante, sostenendo che Emanuela viva sotto lo stesso tetto del fratello, a ruoli alternati con la moglie di lui. C’è da dire che ogni famiglia e clan familiare hanno le loro peculiari sensibiilità.

Quando arriverà in Italia il libro di Rocha non si sa ancora, forse nel 2014, ma in Portogallo e forse in Brasile dovrebbe arrivare già nel prossimo mese di marzo. Per quanto riguarda il nostro Paese si sa solo che il diritto di pubblicare il romanzo “A Filha do papa”, lo ha acquistato la casa editrice Sperling&Kupfer, come ha reso noto la Agenzia Letteraria di Silvia Meucci.

Nel libro di Rocha ad avere una figlia è papa Pio XII. La fotografa romana Roberta Hidalgo nel suo “L’affaire Emanuela Orlandi”, che non è un romanzo ma il risultato di un’inchiesta, ha sostenuto la stessa tesi, che forse meglio sarebbe definire ipotesi. L’abbiamo perciò intervistata.

Domanda – Lei ha conosciuto lo scrittore portoghese Luis Miguel Rocha?

Risposta – Sì, mi è stato presentato a Roma nell’estate del 2008.

D – Lei gli aveva affidato il manoscritto del suo libro perché lo pubblicasse?

R – Lui ha sempre scritto romanzi di storie vaticane. “La morte del Papa” sul mistero della morte di Papa Luciani, “La pallottola Santa” sull’attentato a Giovanni Paolo II e con gli stessi protagonisti ha scritto il thriller “La Santa Verità” ed è molto interessato alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Luis aveva una casa editrice, la Mill Livros, e si offrì di pubblicare la mia ‘ricerca’. Gli inviai perciò il manoscritto.

D- E cosa è successo?

R- I seguito mi disse che doveva tradurlo in inglese, che l’aveva spedito negli Stati Uniti e che per questo aveva bisogno di tempo. Dopo 4 anni di attesa scelsi di pubblicarlo in Italia con le Edizioni Croce. Luis si è congratulato.

D – E’ rimasta sorpresa quando Rocha al congresso Tabularasa di scrittori del luglio 2011 a Reggio Calabria ebbe a dire che aveva visto Emanuela Orlandi e le aveva anche parlato?

R – In quel convegno a Reggio Calabria disse di aver incontrato e parlato con Emanuela Orlandi solo per una risonanza mediatica. Infatti poco dopo, Pietro Orlandi lo contattò lasciandogli il suo numero di cellulare, voleva parlargli. Luis rispose con un commento sul web: “Il mio intervento a Tabularasa (RC) è stato unico e non ho più nulla da aggiungere”.

D – In particolare, quali sono gli elementi delle sue ricerche dei quali Rocha può essersi impadronito per utilizzarli lui a proprio profitto?

R – Il prossimo mese di marzo Luis pubblicherà in Brasile o in Portogallo “A Filha do Papa”: lo leggerò e trarrò le mie conclusioni.

D – A suo tempo mi pare che il criminologo Francesco Bruno passò prematuramente e a sua insaputa alla stampa notizie sulle ricerche che lei andava conducendo su Emanuela.

R – Nel 2004 il criminologo Francesco Bruno, mio amico, che aveva redatto per me ” Il rapporto Emanuela Orlandi”, credendo di farmi un favore lo consegnò ad una sua amica giornalista. Ma si scatenò la stampa e dovetti rilasciare varie interviste.

D – Perché lei nel suo libro su Emanuela Orlandi dà importanza alla figura della zia Anna?

R – La figura di Anna Orlandi è importante in tutta la vicenda! Si vantava di essere cittadina vaticana fin dalla nascita, raccontava che era nata dentro le Mura Leonine con l’aiuto di una levatrice, che la casa dove vive tutt’ora Maria Pezzano, sua cognata e madre di Emanuela, era di sua esclusiva proprietà e che suo fratello Ercole e la moglie Maria Pezzano non fecero altro che andare a vivere a casa sua. Anna è sempre vissuta in quell’appartamento in Vaticano, era presente quel 22 giugno quando “scomparve” Emanuela, che credo fosse in realtà figlia sua. Eppure mai nessuno l’ha nominata. Nessun articolo di giornale, nessun libro ne ha parlato, semplicemente non esisteva! Ed era là da sempre.

D – Cosa le fa pensare che Anna fosse figlia di papa Pacelli?

R – La somiglianza. I miei studi di anatomia non sono serviti solo a ritrarre molti personaggi in giro per il mondo! Il ritratto non è solo una foto, bisogna studiare ogni minimo particolare. Inoltre la famiglia Orlandi ha sempre goduto di troppi privilegi e tutto quello che hanno raccontato a giornali e televisione contrasta con la verità, nascita di Anna compresa. Inoltre Pio XII non era l’uomo gracile e malato descritto da molti, era un’ottimo cavallerizzo, amava il canottaggio e aveva una palestra nel Sacro Palazzo. Come scrive il mio amico Eric Frattini in “L’entità” era appassionato di intrighi e spionaggio.

Me lo fa pensare la convivenza di quarant’anni con suor Pascalina, conosciuta quando Pacelli era nunzio apostolico in Germania e da allora in poi sempre con lui ovunque venisse trasferito. Odiata dalla Curia vaticana, suor Pascalina è stata cacciata dalla Santa Sede non appena Pio XII esalò l’ultimo respiro. Via anche i loro due amati canarini. E’ morta a Vienna nel 1983 ed sepolta nel cimitero Teutonico in Vaticano. Anna Orlandi somiglia anche a lei.

D – Davvero pensa che quella che nel suo libro è “Mandi”, l’attuale moglie di Pietro Orlandi, possa essere in realtà Emanuela?

R – La moglie di Pietro Orlandi all’anagrafe si chiama Patrizia e lui la chiama Mandy, anche se in intervista a Il Messaggero lo ha smentito. Io ho le registrazioni nelle quali lo si sente chiaramente rivolgersi alla moglia chiamandola Mandy. Se fosse veramente Patrizia il suo Dna dovrebbe essere compatibile con quello di sua madre, la suocera di Pietro, e invece no, è compatibile solo con quello di Anna Orlandi. Questo il signor Pietro Orlandi dovrebbe spiegarlo.

D – Ma perché mai dovrebbero avere organizzato una tale strana messinscena?

R – Come ho scritto anche nella mia versione depositata nella Procura della Repubblica di Roma, pare proprio che Emanuela sia figlia di Anna Orlandi e di Paul Casimir Marcinkus, allora presidente dello Ior. Da un tema di Emanuela si evince che viveva un disagio nell’ambito della propria famiglia. Nel 1981 quando venne avviata la pratica d’immigrazione in Vaticano, con richiesta della cittadinanza, che le fu concessa nel marzo del 1983, si susseguirono avvenimenti di grande importanza: l’attentato a Giovanni Paolo II, l’arresto del banchiere Roberto Calvi, “suicidato” dopo il fallimento della sua banca per colpa dello Ior , la scoperta della P2 e a novembre dello stesso anno muore il cavaliere Pietro Orlandi, nonno di Emanuela. La “scomparsa” di Emanuela è stata studiata a tavolino.

D – Ma da chi?

R – Da suo padre Marcinkus. Che aveva bisogno di spostare l’attenzione mediatica dal Banco Ambrosiano, Ior, Calvi, Sindona, ecc., dirottandola su altre piste in grado di colpire l’opinione pubblica. E infatti papa Wojtyla lancia il primo appello pro Emanuela, paventandone per primo il rapimento, il 3 luglio 1983 e immediatamente i mass media spostarono la propria attenzione creando il caos mediatico che coinvolse Ali Agca e i servizi segreti di mezzo mondo.

D – Come stanno attualmente le cose riguardo la querela e la richiesta di Pietro Orlandi di ritiro del suo libro “L’affaire Emanuela Orlandi”?

R – La sentenza del giudice Silvia Albano, che ha respinto le richieste di sequestro e risarcimento, cita l’articolo 21 della Costituzione e conclude con le parole “la domanda pertanto deve essere rigettata”. Ma gli Orlandi si sono appellati. Non sono a conoscenza che la Santa Inquisizione non è più di moda?

D – Nel suo libro Pietro Orlandi figura essere un appassionato di equitazione e un giocatore di polo a cavallo. Ci sono inoltre in circolazione foto di sue figlie impegnate in gare ippiche. Pietro Orlandi però sostiene di non possedere neppure un cavallo.

R – Pietro è un appassionato d’equitazione come tutte le sorelle, le nipoti e i figli che hanno imparato a cavalcare ancor prima di camminare. Tutti impegnati in circoli e gare ippiche.

Per stessa ammissione di Natalina Orlandi sono proprietari di 13 bei cavalli: Hermosa, Pepe, Cleo, Todi, ecc.

D – Nel suo libro lei accenna anche alle loro proprietà immobiliari. Ne può citare qualcuna?

R – Di proprietà immobiliari ogni membro della famiglia Orlandi ne possiede almeno una. Da quello che mi è stato raccontato, Maria Pezzano è ancora proprietaria di una casa a Tenerife. Pietro Orlandi e sua moglie Patrizia hanno ville e terreni a Morolo e Torrita, in quel di Amatrice, Natalina possiede una villa a Poggio Moiano chiamata Ranch Natha, Federica a Borgorose, sempre nel Reatino, e Cristina a Ovindoli, in Abruzzo, famosa per le stazioni sciistiche. Altre proprietà sono a Capo Verde, meta preferita delle loro vacanze al mare. Queste sono le sole di cui mi hanno parlato.

 

 

 

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