Emanuela Orlandi, ancora sul mito del rapimento dalla banda della Magliana e della tomba da riaprire di Renato De Pedis

La Procura della Repubblica di Roma ha smentito, ma Sky fa finta di niente e continua imperterrita a mandare in onda il trailer per la nuova serie “Romanzo criminale 2” dando per certo e imminente ciò che la Procura ha smentito. D’altra parte, siamo o no la società dello spettacolo? Siamo o no ormai il Bungabungaland? E allora è giusto che si continui a buttare nella spazzatura la realtà e la si sostituisca con i miti. Meglio: con la mitomania.

Venerdì 12 novembre le agenzie giornalistiche e i giornali online sparavano la grande “notizia”, questa volta “definitiva”, cioè la solita grande balla: “I magistrati che indagano sulla banda della Magliana e sul rapimento di Emanuela Orlandi hanno deciso di aprire la tomba del boss Enrico De Pedis nella basilica di S. Apollinare”. E fa niente che sono ormai ben 15 anni che questa storia è stata derubricata a fuffa dal magistrato Andrea De Gasperis. Per rimettere in moto i mitomani e le giornaliste ansiose di strafare è bastato che la rete televisiva Sky mandasse nella mattinata del 12 una troupe al palazzo di Giustizia di Roma per delle riprese utili al lancio, fissato per il giorno successivo (sabato 13), della nuova serie Romanzo criminale 2, basata come è noto su una versione molto fantasiosa di ciò che si usa definire “la banda della Magliana”.

Il servizio si intitola non a caso “La banda della Magliana oggi”. A Sky non vigono i diktat che mi si dice siano stati imposti da Federica Sciarelli che vietano a “Chi l’ha visto?” anche solo di pronunciare il mio nome. Così il servizio di Sky contiene anche la mia faccia e qualche mia parola: poche, più o meno un minuto, tutto ciò che resta di una lunga intervista ripresa proprio davanti alla famosa basilica.

Ma mentre mi piego alle esigenze del montaggio, non posso dirmi felice del fatto che sia stata ricicciata con squilli di tromba e rullo di tamburi la vecchia balla della “riapertura della tomba”, ormai un must come il miracolo del sangue di S. Gennaro a Napoli. Tutti di nuovo in fibrillazione, dunque… Poco importa se i De Pedis, familiari di Enrico detto “Renatino”, vengono messi ancora una volta alla gogna, fino a rischiare magari l’infarto!  Ormai anche il “quarto potere” si adegua al più generale andazzo da suburra, posto che non lo abbia preceduto: che differenza c’è tra la volgarità dell’attuale classe politica “vincente” con annessa crisi di governo e il giornalismo del sensazionalismo mai confermato dai fatti?

E meno male che l’autore di Romanzo criminale, Giancarlo De Cataldo, grazie anche a quanto ho dimostrato nei miei libri, aveva deciso – come mi ha fatto sapere – che nella sua nuova serie televisiva “la povera Emanuela non è che un manifesto sui muri di Roma….”. A trasfrormarla nella solita gazzarra ci hanno pensato i soliti noti.

La gelata viene quando la Procura della Repubblica di Roma la mattina del 13, stufa del circo Barnum, smentisce l’ennesima riedizione dello scoop, nato già vecchio di 10 anni quando nel settembre 2005 un furbacchione lo ha rifilato con la ormai famosa telefonata a “Chi l’ha visto?”.  La Procura dunque smentisce, però, per qualche misteriosa ragione, la smentita viene resa nota dalle agenzie in modo che non sia proprio una smentita… Rileggiamo.

L’agenzia Agi  alle 12 scrive: “La tomba di Enrico De Pedis, il boss della Banda della Magliana, sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare a Roma, sarà riaperta nell’ambito delle indagini sul sequestro e l’omicidio di Emanuela Orlandi, ma ciò non avvera in tempi brevissimi….”.

AdnKronos, ore 14,10: “C’è ancora da aspettare per i ‘segreti’ di Sant’Apollinare. Caso Orlandi, la procura smentisce le voci: “Per ora non si aprirà la tomba di De Pedis””.

Ansa, ore 12,34: “La probabilità della riapertura della tomba di Enrico De Pedis, boss della Magliana ucciso nel 1990, rimane concreta ma il procuratore della Repubblica di Roma Giovanni Ferrara ha spiegato che ”una decisione non è stata ancora presa” “. Ma se la decisione NON è stata presa, secondo la logica e la lingua italiana significa che la “probabilità” di aprire questa benedetta tomba NON è per nulla “concreta”! Ferrara ha detto che la tomba NON verrà aperta, non nel futuro prevedibile. Punto.

Da quando “Chi l’ha visto?” ha lanciato alla grande il “mistero della tomba di De Pedis” (non esistono parole per definire l’operazione che non mi espongano al rischio di una querela, che peraltro vincerei, ma non si sa mai) sono passati ormai 5 anni. Ripeto: 5 anni! Cinque anni di chiacchiere inconcludenti presentate ogni volta per verità conclusiva. Ho perso il conto dei teschi “di Emanuela Orlandi” prima e “forse di Mirella Gregori” dopo fatti ritrovare un po’ qua e un po’ là, ho perso il conto delle “prigioni” della Orlandi, delle Bmw “del rapitore”, ritrovate anche nel garage di villa Borghese e appartenenti perfino a Flavio Carboni, ho preso il conto dei vari Ciletto, Rufetto, Sergio Virtù, ecc, “rapitori” di turno della Orlandi ovviamente sempre per conto del povero De Pedis, ho perso il conto delle “rivelazioni” del finto tonto Alì Agca e del sicuramente non tonto ex magistrato Ferdinando Imposimato. S’è perso il conto anche dei “supertestimoni”, per non parlare degli identikit dell’ “uomo della Bmw”, prima “molto somiglianti a De Pedis”, poi “identici a Sergio Virtù”, fatto diventare a furor di popolo televisivo “l’autista di De Pedis”, e domani somiglianti a chissà chi. Forse a Gheddafi. O ad Amadinejahd. O a Nasrallah…

Ci sono però delle considerazioni supplementari da fare. La prima è che la macchina del fango da scaricare addosso ai morti presunti boss della “banda della Magliana” ha ripreso a funzionare a pieno ritmo. Però, dato che l’argomento non suscita simpatie né ricchi cachet per comparire in tv, Roberto Saviano se ne starà ben zitto nonostante abbia voluto spiegarci in lungo e in largo su Repubblica come funziona la macchina del fango in altre occasioni, più gratificanti e da cassetta.

Al di là di quel che mi riguarda personalmente, non ritengo giusto affermare che a ritirare a suo tempo il riscatto miliardario per il rilascio del povero Grazioli Lante della Rovere è stato Paolo Frau? Dov’è la sentenza di condanna di Frau per quella lugubre vicenda conclusa con l’uccisione di Grazioli nonostante il riscatto fosse stato pagato? Frau, infatti, come mi ha spiegato anche il magistrato Otello Lupacchini che della “banda della Magliana s’è occupato a fondo, non risulta implicato in nessun modo in quella orribile storia. Però anche Paolo Frau non può più difendersi, perché è morto pure lui…

Dopo avere criticato la Camuso, non posso però far finta di niente di fronte al fatto che qualche mascalzone ha messo in giro in Internet le foto senza veli che la collega Camuso si è fatta legittimamente fare quando altrettanto legittimamente desiderava fare l’attrice. Dobbiamo per questo crocifiggere e calunniare la Camuso? Certo che no! Anzi, da tali mascalzonate andrebbe semmai difesa.

Il 7 ottobre su Repubblica Walter Veltroni, il quale chissà perché non ha mantenuto, tra le altre, neppure la promessa di ritirarsi nella sua Africa, ci ha tenuto a esibirsi con un nuovo sermone, che ha avuto inizio con la protesta contro la tomba del “boss” De Pedis nella basilica e  ha avuto termine con la proposta che la salma venga cacciata a furor di popolo, per Uòlter evidente conditio sine qua non per un riscatto dell’Italia intera dal guano berluscone. Tralasciamo il fatto che De Pedis, certamente non un sant’uomo, certamente non uno che si guadagnava il pane col sudore della fronte, sia stato assolto perfino dall’accusa di essere stato un semplice manovale della “banda della Magliana”. Tralasciamo.

Il 2 novembre Philippe Ridet sul giornale francese Le Monde, da tanti considerato prestigioso, ha scritto la non prestigiosa cazzata che nella basilica di S. Apollinare oltre all’immancabile De Pedis sono sepolti “papi e principi della Chiesa”. Peccato che non sia vero. In S. Apollinare non è sepolto neppure un papa e neppure mezzo cardinale, neppure un loro semplice ed unico osso. Possiamo forse fare come Ridet e scrivere che nella Cattedrale di Notre Dame a Parigi sono sepolti il bandito Giuliano, il Gobbo del Quarticciolo, Jack lo Squartatore? Se anche Le Monde è sceso a ‘sto livello….

Conclusione: non sarebbe più serio, più civile e più professionale evitare di raccattare qualunque frottola e calunnia pur di vendere copie, ingrassare l’audience, firmare articoli o essere rieletto in parlamento?

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